Giornata mondiale del Suolo: senza suolo non c’è cibo

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Il 5 dicembre è la data in cui in tutto il mondo, su iniziativa delle Nazioni Unite e della FAO, viene celebrato il suolo, con lo scopo di aumentare la consapevolezza sulla sua importanza per la vita umana. Per avere un’idea di come il suolo sia fondamentale per la sopravvivenza basterebbe sapere che senza di esso non avremmo cibo, dal suolo proviene infatti il 95% degli alimenti di cui ci nutriamo. Proprio per questo l’edizione 2022 ha avuto come slogan “Soils, where food begins”.

La rigenerazione del suolo non ha effetti solo sulla produttività alimentare, ma anche sulla tutela degli ecosistemi e sul contrasto ai cambiamenti climatici, considerati che proprio il suolo è il più grande serbatoio di carbonio dopo gli oceani.
Gli ultimi dati indicano che in dieci anni il suolo ha assorbito il 54% delle emissioni di CO2 di origine antropica.

Inoltre, per soddisfare la domanda alimentare globale nel 2050 servirebbe aumentare la produzione agricola del 60%: il punto però è che ad oggi il 33% dei suoli è degradato. L’unica soluzione è una gestione sostenibile del suolo, che permetterebbe di ottenere fino al 58% in più di cibo.

“L’agricoltura biologica non è più un’opzione, ma una necessità”, ha commentato Giuseppe Romano, presidente di AIAB. “Producendo con il metodo biologico, si evita la desertificazione e il degrado dei suoli e si contrastano i cambiamenti climatici di cui la produzione industriale e convenzionale è una delle principali cause”.

Ma le conseguenze di questo degrado vanno ben oltre. Senza le giuste quantità di calcio, ferro, sodio, zinco, manganese e degli altri elementi presenti nei suoli fertili, la qualità dei cibi si impoverisce drammaticamente. La Global Soil Partnership della FAO stima che sono oltre 2 miliardi le persone che soffrono specificamente di una carenza grave di micronutrienti. “Un suolo povero di nutrienti – ribadisce l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura – è incapace di produrre un cibo sano, con tutti gli ingredienti principali per la salute delle persone”.

A minacciare la fertilità e la ricchezza dei suoli agricoli, anche la presenza di sostanze chimiche di sintesi, in parte provenienti dalla stessa agricoltura intensiva.

Secondo il “Global Assessment on soil pollution” (FAO e UNEP, 2021) “l’analisi dei suoli agricoli in Europa ha dimostrato che l’80% contiene residui di pesticidi, con il 58% che presenta una mistura di varie sostanze”. I pesticidi più comunemente rilevati sono il glifosato con i suoi sottoprodotti, il DDT e i suoi residui, e i fungicidi.

Si tratta di dati perfettamente in linea con le rilevazioni della “Compagnia del Suolo” (campagna di informazione realizzata da Cambia la Terra, il progetto di FederBio con Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food e WWF), eseguite su 12 campi convenzionali comparandoli con altrettanti vicini terreni biologici con le stesse colture, in un monitoraggio a carattere dimostrativo su un totale di 24 aziende agricole. Nei campi convenzionali sono state ritrovate ben 20 sostanze chimiche di sintesi tra insetticidi, erbicidi e fungicidi, mentre per quanto riguarda i campi biologici, le sostanze di sintesi rilevate sono tre, tra cui un insetticida contro le zanzare probabilmente proveniente dalle abitazioni vicine e in uno stesso campo DDT e DDE.

E in questo frangente anche il CIC (Consorzio Italiano Compostatori) ha ribadito l’appello a valorizzare all’interno del piano strategico della nuova PAC nazionale il reintegro della sostanza organica nel suolo mediante l’uso di compost derivato dal riciclo dei rifiuti organici e dei fanghi di depurazione e ad adottare un sistema di Carbon Credits anche per chi restituisce sostanza organica nel suolo, rendendolo più sano. Un suolo sano, è infatti strettamente collegato con una produzione di cibo ricco di nutrienti, mentre in assenza di questi requisiti, il rischio è quello di un futuro con scarsi raccolti e cicliche carestie.

Secondo poi il dott. Marcello Pagliai dell’Accademia dei Georgofili “la giornata ha evidenziato gli aspetti innovativi del nuovo Regolamento europeo sui fertilizzanti, in vigore dal luglio 2022, enfatizzando l’importanza dell’uso di concimi organici e soprattutto l’introduzione di biostimolanti”.

Proprio al fine di tutelare questa risorsa così fragile e per diffondere sempre più la cultura del suolo, il CREA con il suo centro di ricerca Agricoltura e Ambiente, ha inaugurato ieri presso l’azienda sperimentale di Fagna (Firenze), la prima pedoteca in Italia, fra le poche esistenti al mondo, in cui sono raccolti migliaia e migliaia di campioni di suolo, totalmente differenti fra loro, fisicamente, chimicamente e anche geograficamente. Si tratta – ha sottolineato il CREA – di un patrimonio di conoscenze e di dati relativi al suolo, una risorsa ancora misconosciuta e inesplorata, attraverso cui passano la sicurezza alimentare, la tutela degli ecosistemi e il contrasto al cambiamento climatico.

La Redazione

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