Chiristian Pohl, le sue mele bio ascoltano Bach

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Tra i 130 coltivatori bio della Val Venosta che hanno aderito al Progetto BioGraphy (che permette al consumatore di una confezione di mele Bio Val Venosta di risalire non solo a chi le ha prodotte ma al suo volto, alla sua storia, al campo che le ha prodotte) GreenPlanet ne ha scelto uno per capire come il biologico è vissuto in questa che è una delle più belle vallate alpine.

E abbiamo scoperto un personaggio vero, piuttosto straordinario, che fa finalmente uscire il biologico da un’arida dimensione statistica, economica o commerciale per farne scoprire la radice, la filosofia.

Chrtistian Pohl è nato, abita e lavora in un angolo magico della Val Venosta. ll suo maso si chiama Pohlhof e si trova a Tarsch (Tarres in italiano), su un cono detritico del Monte Tramontana, in territorio di Laces.

In passato il Pohlhof conteneva un allevamento e aveva una produzione di albicocche, le famose albicocche venostane, oggi vi si coltivano esclusivamente mele biologiche. Christian lavora con la moglie Annelies e con uno dei quattro figli, il terzogenito Tobias.

Sui campi del maso dei Pohl maturano le mele Golden Delicious, Pinova, Red Delicious e Gala, alle quali in un prossimo futuro si aggiungeranno altre varietà rosse. Christian è stato il primo agricoltore di Tarres a convertire la produzione al biologico, a partire dal 1997.

Ha frequentato la scuola professionale per la frutticoltura di Laimburg. Le sostanze sintetiche non gli sono mai piaciute mentre non ha mai disdegnato la presenza di erbacce nei suoi campi.

“Dobbiamo trattare bene i nostri terreni – dice – per rispetto delle generazioni future”. I suoi frutteti sono però molto particolari, disseminati di sculture da lui realizzate in materiali naturali e di recupero, molte delle quali assolutamente suggestive. Una sorta di antenna provvede “a una migliore ricezione del bene dall’alto” e sul suo "albero ancestrale" ha collocato una corona. Definisce le sue mele “raggi di luna piena” perché traggono energia extra dal fatto di essere raccolte nelle notti di luna piena oppure “figlie della musica” perché cresciute ascoltando Bach, Mozart e valzer viennesi. E’ un personaggio assolutamente singolare, autentico, ospitale: un testimonial della nuova agricoltura che recupera un rapporto armonico con la natura per il bene di tutti.

Lo abbiamo intervistato:

– Come e quando è incominciata la sua storia con il biologico?

‘La mia famiglia viene dall’agricoltura anche se mio padre era il rappresentante di Tarsch nel Comune di Laces e quindi era chiamato anche a vari incarichi. Nel maso si allevava bestiame e si producevano albicocche come in tanti altri masi della vallata. Tarsh ha circa 500 abitanti. Quand’ero bambino c’era povertà. C’era gente che andava in Germania a piedi a lavorare. Poi è partita l’economia delle mele. Io frequentavo l’istituto di Laimburg ma lavoravo in campagna già a 15-16 anni. Mi piaceva fare l’agricoltore perché mi piace la natura, mi piacciono le piante, gli alberi, anzi dicono che io abbia un rapporto speciale con la natura e hanno ragione. Al biologico mi sono avvicinato un po’ tardi, grazie a mio figlio Martin che avevo mandato a imparare a lavorare in un altro maso. Lì facevano già biologico. Altri dunque sono partiti prima di me in Val Venosta, pochi comunque. Ho capito subito che quella era la mia strada perché è un’agricoltura che rispetta la natura, che vive dei ritmi della natura che è la dimensione più vicina alla mia visione della vita. Non è stato facile comunque. Fare biologico negli Anni Novanta era andare contro corrente. Eravamo 25-30 al massimo in Val Venosta, ora siamo più di 130 e abbiamo una grande organizzazione che ci sorregge’.

– Parliamo all’aperto, tra strane sculture che ricordano i totem degli indiani d’America, è mattina e fa abbastanza freddo. Siamo a circa 800 metri, a 1400 c’è la neve. La proprietà è divisa in una decina di appezzamenti, tutti sono pieni di mele e di sculture. Chiediamo. Dicono cose piuttosto straordinarie di lei e delle sue mele, ce le può raccontare?

‘E’ vero che per un’ora al mattino e un’ora alla sera le mie mele bio ascoltano musica. Sono sicuro che fa bene agli alberi e a loro. E’ vero anche che, almeno quando si può, facciamo la raccolta nelle notti di luna piena. Il perché è che credo che così facendo sia tutto più naturale e che la luna piena dia energia in un momento in cui il frutto viene staccato dalla sua pianta-madre. La scultura è una mia passione, recupero vecchi legni, vecchi pezzi di ferro e dò loro un significato, un significato di armonia con la natura in cui questi pezzi sono collocati, ma anche un significato di collegamento tra il naturale in cui sono immersi e il soprannaturale a cui spesso si rivolgono. In ognuno dei miei dieci appezzamenti o particelle, per esempio, c’è un’antenna che capta il cielo. Lavoro anche sulle pietre, gli scrivo sopra messaggi. Sarà considerato bizzarro ma le mie mele ed io ci troviamo bene così’.

– Ci facciamo tradurre cosa c’è scritto su una grande pietra davanti a noi, circondata da rose e chiediamo cosa pensa la signora Annelise di un marito così.

‘Senza il supporto di mia moglie non farei quello che faccio e la nostra azienda non potrebbe andare avanti. Lei mi sostiene e devo dire che Tobias, il mio terzo figlio, mi dà una mano. Una volta si vergognava quando gli amici gli chiedevano cosa fosse quella musica che arrivava dai campi, ora non più. La frase che abbiamo davanti dice: devi trovare qualcosa che ti piace e non sarà più un lavoro’.

Gustiamo una mela in un bins, è l’ultimo raccolto: è una Pinova, ottima. Prendiamo informazioni al grande magazzino di Bio Val Venosta, in fondovalle: Christian non solo è un ottimo produttore ma si è prestato, su richiesta, a fare da testimonial di Bio Val Venosta nelle promozioni presso i punti vendita, in diverse parti d’Italia. E’ sempre stato un successone. Tutti gli fanno domande. Le mele bio hanno trovato in lui paladino davvero speciale. (a.f.) 

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