Etica contro estetica nel Bio. Fiorentini: “Il cambiamento deve arrivare dalle aziende prima che dal mercato”

Simona Fiorentini

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Dalla produzione in campo all’allevamento di polli fino a quello di bestiame per la produzione di latte, l’inchiesta di Greenplanet, volta ad approfondire il dualismo tra etica ed estetica nel biologico, ha via via interpellato tanti protagonisti della filiera produttiva. Passiamo ora al segmento del cosiddetto grocery e lo facciamo chiamando in causa la rappresentante di uno dei maggiori player della categoria, Simona Fiorentini, Marketing ed Export Manager della storica realtà torinese Fiorentini.

Innanzitutto la manager ne fa una questione di target di riferimento. In base al consumatore a cui ci rivolge – sostiene – bisogna affrontare il problema tenendo presenti fattori e variabili differenti. Nonostante tutto, e al di là del bello e del buono, la proposta deve essere in primis salutare. “Secondo un’indagine di AlixPartners presentata recentemente al Food Summit di Parma per il Gruppo Food – spiega Fiorentini -, le aspettative dei consumatori verso i prodotti alimentari sono diverse in base alle loro età: la GenerazioneZ chiede prodotti da filiere più sostenibili; i Millennials cercano prodotti con ingredienti naturali e biologici; la GenerazioneX bada più a un ridotto apporto calorico. Noi abbiamo oltre 300 referenze a nostro marchio, con cui cerchiamo di soddisfare tutte queste esigenze, ma il minimo comune denominatore è sicuramente proporre prodotti gustosi e rispettosi della salute”.

Un obiettivo raggiungibile attraverso la selezione di materie prime di qualità e ricette molto semplici; ma c’è di più. “Il bio per noi rappresenta circa il 70% del totale della produzione e, come emerso dalla ricerca Alix Partners, la richiesta da parte di una certa categoria di consumatori c’è. Tuttavia, oltre a quello che il mercato chiede, dobbiamo pensare che le aziende possono e devono avere un ruolo proattivo importante sulle abitudini e, su valori come la sostenibilità delle produzioni agricole o la scelta di processi produttivi più attenti a prodotti finali in linea con le direttive mondiali per la tutela della salute”.

Fiorentini, dunque, supera in un certo senso perfino il pensiero di Gerhard Eberhöfer, responsabile VIP per il biologico, secondo cui la responsabilità dell’inconciliabilità tra etica ed estetica in tema di ortofrutta bio è soprattutto della GDO, che fa una selezione sulla base dell’estetica, tanto che, una mela di ottima qualità, biologica e senz’altro coltivata in modo etico, risulta di seconda categoria a causa di alcune piccole imperfezioni (vedi news). A questo proposito infatti la manager asserisce: “Siamo noi aziende a dover essere convinte per prime, facendoci magari promotrici di questi valori, ancor prima che la richiesta possa arrivare dal mercato”. 

“Come azienda cerchiamo di farlo e lo abbiamo sempre fatto”, conclude Simona Fiorentini. “È un po’ nel nostro DNA fin dalla prima generazione, quando il mio bisnonno andava alla ricerca di prodotti nuovi, gustosi e leggeri. E questa spinta alla ricerca e all’innovazione continua tutt’oggi a guidarci: proprio in queste settimane stiamo lavorando con un nostro fornitore allo sviluppo di alcuni nuovi prodotti da filiera”.

Chiara Brandi

Per approfondire l'inchiesta:
1. Il bio al bivio tra etica ed estetica. Intervista a Carnemolla
2. Etica VS estetica nel bio. Cosa ne pensano i grandi player 
3. Etica ed estetica, due valori inconciliabili nel bio
4. Possono convivere etica ed estetica nel bio? Facciamo il punto
5. Etica contro estetica. Stessa diatriba anche nella zootecnia bio?

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