Nel fuori casa bisogna lavorare sul valore percepito. La parola a Massimo Lorenzoni, AD BiotoBio

Massimo Lorenzoni BiotoBio

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Nata nel 2017 dalla fusione di Fior di Loto e Baule Volante, cui si aggiunta due anni dopo La Finestra sul Cielo, BiotoBio racchiude in sé tutta l’esperienza di tre aziende pioniere del settore del biologico in Italia. È un’impresa verticale che affianca l’attività di sviluppo e distribuzione di prodotti biologici alla produzione e al confezionamento negli stabilimenti di proprietà, arrivando a presidiare direttamente tutti i processi della filiera e a esserne garante. Pur essendo organizzata come realtà multicanale, ha un focus specifico sul complesso mondo dell’Out of Home, che già oggi rappresenta uno dei canali più importanti in termini di volumi e di crescita. Ecco perché non potevamo non interpellare Massimo Lorenzoni, amministratore delegato di BiotoBio, nella nostra inchiesta sul biologico nel fuori casa.

– Dottor Lorenzoni, come si stanno evolvendo le vendite di alimenti biologici nel canale Horeca? 

Passato il periodo pandemico, critico per tutto il canale Out of Home, la crescita è stata costante e progressiva, come lo è ancora in maniera sostanziale anche per l’anno 2023 superando i volumi espressi nell’anno 2019, vero periodo di confronto. Le previsioni per l’anno prossimo 2024 sono in positivo e quindi prevediamo di raggiungere ulteriori traguardi specializzandoci nei vari sub-canali che compongono il canale di riferimento.

– In base alla vostra esperienza, quali sono le tipologie di attività nel fuori casa più ricettive nei confronti dei prodotti biologici?

La richiesta di prodotti biologici e sostenibili crea nuove opportunità in diversi canali, sia nella ristorazione che nell’hotellerie, nonché nei laboratori di trasformazione, gelaterie, fino ad arrivare al mondo delle mense scolastiche o della ristorazione ospedaliera. L’attenzione a una dieta salutare e sostenibile sotto ogni aspetto è oggi un’aspettativa molto forte che arriva direttamente dai consumatori. C’è particolare attenzione ai prodotti Free From e al vegan, anche in versione proteico, ma in generale il trend è quello delle proteine vegetali.

– In Europa si sta discutendo sull’opportunità di rendere obbligatorio l’uso di alimenti biologici nella refezione pubblica. Qual è la vostra opinione in merito?

Il movimento del biologico ha da sempre promosso la formazione e lo sviluppo dell’agricoltura e della zootecnia sostenibili con particolare attenzione alla salute dell’uomo e dell’ambiente che ci circonda. Pertanto, non possiamo che essere positivi sull’opportunità di rendere obbligatorio l’uso di alimenti biologici, anche se parzialmente, nella refezione pubblica. Parallelamente, recentemente abbiamo visto il concretizzarsi del progetto Farm to Fork che prevede il raggiungimento da parte dei singoli paesi europei, del 25% di agricoltura con metodo biologico entro il 2030. Sono previsti investimenti con fondi europei anche in comunicazione per aumentare i consumi di prodotti biologici. E a tal proposito è da evidenziare come i consumatori siano sempre più attenti al tema del greenwashing e siano alla ricerca di prodotti veramente sostenibili.

– Secondo lei quali misure potrebbero essere prese per incrementare il consumo di alimenti biologici nel fuori casa?

I punti di miglioramento sono tanti, in primis quello della necessità di una maggiore penetrazione, sensibilizzando tutta la filiera che compone l’Out of Home. La distribuzione è ad oggi un ostacolo sostanziale, deve aumentare il percepito di cosa rappresenta il biologico inteso come valore aggiunto che può portare alle singole attività. Sarebbe fondamentale per questo riuscire a migliorare anche la parte di packaging in alcuni canali, presentando non solo il contenuto, ma anche gli incarti sostenibili. Questo è un aspetto di primaria importanza, ad esempio nel canale hotellerie. Solo passando a un aumento considerevole dei consumi sarà possibile questa transizione e verrà riconosciuto il giusto valore al prodotto.

Elena Consonni

Le puntate precedenti dell'inchiesta di GreenPlanet: 
1. Nella ristorazione serve un cambiamento culturale
2. Peruzzo (Polo Ristorazione): “Partire dalla refezione scolastica, per formare le famiglie”
3. Danimarca, un esempio da imitare
4. Chef Mariola: “Biologico, lo chef deve fare la sua parte”
5. Bio a scuola: l’esperienza di Dussmann Service

 

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