Bio in cifre 2022: i consumi non tengono il passo della produzione, ma restano buone le prospettive

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Andamento vivace per il biologico italiano: nel 2022 la superficie bio ha superato i 2,3 milioni di ettari, evidenziando una crescita del 7,5%. Dal 2010 l’estensione delle coltivazioni biologiche sono più che raddoppiate, arrivando a rappresentare quasi il 19% della superficie utilizzabile, puntando da vicino la soglia del 25% indicata dalla Strategia Farm to Fork come traguardo al 2030. E sono già sei le regioni che hanno superato questo target: Toscana, Marche, Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia. Aumento significativo (+7,7%) anche per il numero di operatori biologici che nel 2022 hanno toccato quota 92.799 (+ 8,9% rispetto al 2021).

Se i numeri sorridono nelle superfici e aziende votate al bio, sono invece mesti nei consumi: la spesa domestica, seppur in ripresa su un deludente 2021, cresce a valore solo dello 0,5% (3,66 mld), un ritmo inferiore all’agroalimentare complessivo (+6,4%) e all’inflazione (9,1%). Le prospettive per il bio in Italia sono comunque buone, dopo il sentiment negativo degli operatori nel 2022, nel primo trimestre di quest’anno si inverte la tendenza e si registra un moderato ottimismo. Tutto questo emerge dal rapporto “Bio in cifre 2022” realizzato da ISMEA e Ciheam Bari e presentato al convegno “Appuntamento con il Bio” svoltosi a L’Aquila nelle sale del Consiglio della Regione Abruzzo, alla presenza del sottosegretario per l’agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D’Eramo, che da aquilano convito dell’importanza di rilanciare le aree svantaggiate e montane ha sottolineato la scelta “non casuale” di svolgere nel capoluogo abruzzese l’illustrazione dell’annuale report sul bio. Peraltro l’Abruzzo si dimostra tra le regioni più dinamiche nello sviluppo del biologico: nel 2022 ha visto aumentare la propria superficie certificata bio a 61.332 ha, con un’incidenza più che raddoppiata negli ultimi 12 anni e ormai prossima al 15%.

Sull’importanza del biologico per l’agricoltura italiana si è soffermato in videocollegamento anche il ministro dell’agricoltura, sovranità alimentare e foreste Francesco Lollobrigida. “Nel tempo – ha detto Lollobrigida – abbiamo verificato in Italia un’attenzione crescente per il comparto del biologico. Dobbiamo continuare a sostenerlo sia in termini economici sia in termini culturali, valorizzando il legame tra il territorio, cibo e salute, attraverso un modello che dia attenzione al lavoro e che persegua sempre l’elemento della qualità. Quella stessa qualità che è messa in discussione da sistemi di etichettatura ideologici e non informativi”. “Si pensi – ha aggiunto il ministro – che per il Nutriscore un prodotto biologico viene valutato allo stesso modo di un altro iper processato. Il nostro compito quindi è quello di incentivare da una parte questo comparto e dall’altra proteggerci da meccanismi fuorvianti“.

L’illustrazione dei dati principali del Rapporto “Bio in cifre” è stata curata da Fabio Del Bravo, responsabile della Direzione Servizi per lo Sviluppo rurale di ISMEA, ed è intervenuto anche il neo commissario straordinario ISMEA, Livio Proietti.“L’agricoltura biologica si conferma un settore vitale e dinamico – ha detto Proietti -, nonché protagonista dell’attuale programmazione della PAC, che pone la nostra nazione ai primissimi posti in Europa per estensione delle superfici e numero di operatori coinvolti”.

Tra gli interventi anche quello di Pietro Gasparri, dirigente dell’Ufficio “Agricoltura biologica” del MASAF, che ha esposto gli interventi del Piano d’azione nazionale per il biologico e annunciato che il piano istituzionale di comunicazione sul bio, che partirà in autunno, non rimarrà isolato e sono in cantiere altre iniziative. Sul rapporto “Bio in cifre” sono state chiamate a fornire le loro riflessioni anche le associazioni di settore, in due tavole rotonde a cui sono sono intervenuti Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, Nicoletta Maffini, presidente AssoBio, Giuseppe Romano, presidente Aiab, Francesco Torriani, coordinatore settore biologico Alleanza Cooperative agroalimentari italiane, Giuseppe De Noia, presidente Cia-Anabio, Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti-Bio, Erminio Pensa, presidente di Giovani Confagricoltura Aquila, Angelo Candita, presidente regionale Confederazione italiana Liberi agricoltori, Alessandro Bucciarelli, presidente Verde Abruzzo Onlus.

In particolare gli addetti ai lavori si sono concentrati sul nodo consumiMaria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, ha osservato che “È necessario un impegno ancora maggiore nello sviluppo di campagne di sensibilizzazione che, oltre a rivolgersi ai cittadini, coinvolgano anche nuovi comparti come, per esempio, l’Ho.Re.Ca, che può rappresentare a tutti gli effetti un ambasciatore del biologico”.

Per il coordinatore del settore Biologico di Alleanza Cooperative agroalimentari, Francesco Torriani, “I dati sui consumi dei prodotti biologici del 2022, che vedono scendere l’incidenza delle vendite bio sulla spesa agroalimentare complessiva dal 3,9% al 3,6%, rendono ancora più impellente la richiesta avanzata dalla cooperazione di promuovere e incentivare la crescita delle produzioni biologiche sul territorio, sostenendo contestualmente anche la domanda. Un obiettivo duplice, che può essere conseguito solo puntando sull’aggregazione, poiché in un contesto caratterizzato da una riduzione del potere di acquisto delle famiglie, sono solo le filiere efficienti quelle in grado di mettere sul mercato prodotti di qualità a prezzi competitivi”.

Giuseppe Romano, presidente nazionale di AIAB, ha sottolineato che ci sono regioni (soprattutto al Nord) rimaste indietro sulla SAU biologica e di aver quindi chiesto,” in modo unitario alle altre organizzazioni del bio, un tavolo di regia nazionale sul biologico con le regioni per avere una ricaduta uniforme su tutto il territorio nazionale del Piano D’Azione del Bio e dai fondi della Pac”.

In Abruzzo – ha continuato Romano – una delle regioni più virtuose per gli investimenti nel biologico, AIAB sta collaborando con il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga per la nascita del bio-distretto, connubio tra agricoltura biologica e montagna, che sarà anche un’occasione occupazionale soprattutto se saremo in grado di mettere a sistema tutti i fondi a disposizione, sia quelli dell’agricoltura ma anche quelli del PNRR, per consentire lo sviluppo di economie locali, servizi e welfare che possano consentire ai giovani di rimanere in queste aree e di valorizzarle con la loro capacità imprenditoriale.”

Per Nicoletta Maffini, neopresidente di Assobio, “Sicuramente il bio va comunicato meglio, va evidenziato che è la soluzione migliore per la salute del pianeta, anche le aziende devono puntare su questo”.

Giuseppe De Noia, presidente Cia-Anabio, ha osservato che i Distretti bio forse sono troppi e con troppi distretti si rischia di disperdere le risorse.

Servirebbe una mappatura delle aree bio per capire dove si può fare e dove no”, ha sottolineato Erminio Pensa, presidente dei Giovani Confagricoltura Aquila.

Ancora un pensiero ai consumi da parte di Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti Bio: “Se vogliamo costruire strategie sui consumi – ha detto – non possiamo parlare solo di risorse ma lavorare sui contesti per implementare la produttività e stare al meglio sul mercato”.

Cristina Latessa

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