Zanoni (Assobio): bene il settore ma c’è tanto da fare per non perdere il passo

Roberto Zanoni Assobio

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Riportiamo l’intervista di Lorenzo Frassoldati, direttore del Corriere Ortofrutticolo , al presidente di AssoBio Roberto Zanoni, per fare il punto sul settore dopo SANA, il salone internazionale del Biologico.

– Soddisfatti?
“Da un lato siamo molto contenti per i numeri e i trend. I consumi crescono ovunque nel mondo seppur con percentuali diverse. In Italia l’export va molto bene con una crescita dell’11%, un valore di quasi 3 miliardi di euro, il 6% di tutto l’export agroalimentare del Paese. Siamo primi in Europa e secondi al mondo, ma in procinto di diventare primi assieme agli Stati Uniti. Anche l’export di vino bio è in forte crescita, abbiamo raddoppiato i valori e siamo primi al mondo come vigneto bio”

– Fin qui tutto bene…
“Certamente. L’Osservatorio SANA dimostra una volta di più che il biologico sta crescendo in Italia come in tutto il mondo. Ma mentre siamo i primi in Europa per numero di coltivatori biologici (oltre 70mila) e di imprese di trasformazione (oltre 10mila), la spesa pro capite cresce lentamente: appena 70 euro contro i 188 euro in Francia, 180 euro in Germania, 300 euro in Svizzera e Danimarca (dati Fibl & Ifoam, 2021). La crescita dei consumi interni c’è (+5%) ma è troppo timida, bisogna fare di più per stare al passo coi nostri competitor”

– I terreni coltivati a bio comunque crescono…
“E anche questo è un fatto positivo + 5% delle superfici, e l’intera SAU nazionale biologica ha raggiunto il 16,6% contro una media europea dell’8-9%. Ma assieme ai terreni, alle produzioni, serve agire sui consumi interni che vanno rilanciati. Serve un accordo pubblico-privato: comunicazione, formazione e ricerca universitaria, istruzione scolastica: sono queste le linee su cui il governo italiano dovrebbe investire per innescare un processo virtuoso nello sviluppo di un’economia agricola biologica anche in Italia. Una svolta culturale necessaria, per sostenere produttori e distributori impegnati a fornire ogni giorno beni sostenibili a tutti i livelli della filiera, dal prodotto all’imballaggio”.

– C’è una legge sull’agricoltura biologica in dirittura d’arrivo…
“Dovrebbe arrivare in porto alla Camera entro ottobre (vedi news), speriamo sia la volta buona dopo tanti ritardi. Ci attendiamo un grosso aiuto da questa riforma : più attenzione al territorio, il decollo dei bio-distretti, creare una piattaforma sulla tracciabilità validata dal Ministero per seguire i prodotti dal campo alla tavola, anche quelli importati, per dare le massime garanzie ai consumatori”.

– Altre vostre richieste?
“Chiediamo da tempo il recupero a credito di imposta delle spese per la certificazione, riduzione dell’IVA sulla frutta e verdura biologica e incentivi per le famiglie che consumano bio: questi gli strumenti che impatterebbero positivamente sui consumi e su un mercato che spinge sostenibilità, salute e sicurezza alimentare. Il recupero dei costi della certificazione sarebbe particolarmente importante: spesso il prezzo finale dei prodotti è appesantito da queste spese che a volte vengono pagate tre volte, dal produttore, dal trasformatore e dal distributore. Una assurdità”

– Biologico e made in Italy…
“Contribuiamo a promuovere nel mondo il made in Italy con un export importante, come abbiamo visto. Siamo un fattore continuo di benessere a tavola per gli italiani e di crescita per il Made in Italy agroalimentare, da sostenere con adeguate campagne di formazione e comunicazione, accompagnando il segnale proveniente dal pubblico e le politiche di indirizzo dell’Unione europea: il biologico italiano continua a piacere, sia nel mercato interno italiano che all’estero”.

Fonte: QN

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