All’inizio di luglio la Commissione europea ha presentato una proposta di “deregolamentazione” delle piante prodotte con nuove tecnologie genomiche (NGT) come Crispr/Cas9. Il Parlamento dovrebbe votare la proposta questo mese (vedi news). Se venisse approvata, le piante NGT non saranno più considerate ingegneria genetica nell’UE, a determinate condizioni. Il nuovo Regolamento dell’UE sull’ingegneria genetica valuterebbe le proprietà del prodotto, non il processo con cui è stato creato. Ma così sarebbe in contrasto con un principio fondamentale della politica ambientale dell’UE, quello di precauzione, in base al quale tutti i possibili rischi di una tecnologia devono essere valutati in anticipo. Mentre in Europa si dibatte, la Cina si sta preparando a entrare nel mondo dell’ingegneria genetica vegetale, infatti sta investendo molto per ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di soia e mais.
Il Ministero dell’Agricoltura cinese ha recentemente aggiornato le linee guida per l’approvazione di raccolti geneticamente editati con la tecnica CRISPR. Il nuovo Regolamento è destinato a semplificare le procedure necessarie a ottenere un certificato di biosicurezza per le piante il cui genoma sia stato ritoccato con le forbici molecolari CRISPR/Cas9, accorciando nettamente i tempi per la loro commercializzazione.