Il bio ha rese più alte del convenzionale? Ecco lo studio di Areté commissionato da CCPB

Webinar-CCPB

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Il biologico riesce ad avere rese migliori rispetto all’agricoltura convenzionale? In determinate condizioni sì, lo dimostra uno studio commissionato dall’ente di certificazione CCPB e realizzato dal centro studi Areté srl, che ha analizzato e confrontato le rese medie di numerose culture in una serie di 11 paesi extra-europei.

I risultati completi saranno presentati nel webinar “Rese produttive bio vs convenzionale: il caso dei paesi extra UE”. Appuntamento domani – giovedì 8 aprile, dalle ore 10.30 alle 12.00 -, la partecipazione è gratuita, previa registrazione su www.ccpb.it, il webinar si svolgerà in inglese.

Il confronto tra bio e convenzionale che emerge dalla ricerca smentisce il luogo comune sull’inferiorità delle rese dell’agricoltura biologica. “Un’agricoltura biologica intensiva può essere più efficiente di un’agricoltura convenzionale estensiva e le rese migliorano – ha commentato Fabrizio Piva, amministratore delegato CCPB – .Ciò può essere uno spunto per dimostrare come il biologico possa contribuire a sfamare il mondo in modo consapevole e responsabile”.

Risultati più significativi
All’interno di uno studio complesso, i risultati più significativi per il bio si registrano nel raccolto 2013 del grano tenero in Russia, che registra una resa del 14% migliore rispetto all’analogo convenzionale; sempre il grano tenero coltivato in Kazakistan (anni 2010 e 2018) rende in media del 91% in più; le albicocche della Tunisia tra 2006 e 2018 posso offrire prestazioni fino al 27% più performanti del convenzionale.

Le condizioni in cui il bio rende meglio sono principalmente dovute a una generale attenzione verso il processo produttivo. Il che significa che le aziende che investono in ricerca, sviluppo, innovazione e sposano una filosofia sostenibile ottengono risultati che sono premiati dal mercato: il bio non solo è un settore in crescita in tutto il mondo, ma riesce a remunerare meglio i produttori agricoli.

Lo studio costituisce non solo un motivo di riflessione strategica per tutti gli attori, istituzionali e privati, del settore, ma anche uno strumento di lavoro. La produttività agricola è infatti uno dei parametri che gli organismi di certificazione valutano durante i controlli alle aziende, per capire se effettivamente il metodo impiegato è bio oppure no.

Metodologia della ricerca
Per svolgere lo studio CCPB si è rivolto ad Areté srl di Bologna, una società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica specializzata nei settori dell’agricoltura, del food e dei mercati connessi.

Sono state prese in esame le variabilità delle rese per diverse selezioni di colture (18 in totale, tra cui cereali, frutta, ortaggi) in una serie di Paesi (Marocco, Algeria, Tunisia, Turchia, Libano, Russia, Moldavia, Ucraina, Kazakistan, China, Filippine), tenendo conto di come variano in un arco di tempo (tra 2006 e 2019), tra diverse Regioni, tra tipologie di aziende agricole, tra agricoltura convenzionale e biologica. Le fonti utilizzate sono database pubblici e privati, interviste con esperti e operatori del settore, tool statistici descrittivi.

Fonte: Ufficio stampa CCPB

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