Il balletto degli accordi sull’interprofessione bio

Piva

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Durante l’ultima edizione di SANA, a Bologna, abbiamo assistito alla plastica rappresentazione degli accordi, realizzati ed in corso di definizione, fra le varie organizzazioni che a vario titolo rappresentano, o affermano di rappresentare, il biologico. Oggetto principale di tali accordi sembra essere la gestione dell’interprofessione, o meglio della sua “tolda di comando” da cui decidere la gestione dei fondi economici ad essa connessi e le regole “erga omnes” che l’interprofessione prevede. Nonostante ciò, qui non ci interessa tanto il gossip legato a tali accordi o accordicchi ma, piuttosto, se l’interprofessione emergente dagli artt. 14, 15, 16 e 17 della Legge 9 Marzo 2022 n. 23 può funzionare e migliorare efficacia e funzionalità di un settore che nell’ultimo biennio soffre da un lato le contingenze esterne, come tutti i settori, e dall’altro sembra aver smarrito la capacità di “bucare il video”.

Già a fine dello scorso febbraio eravamo intervenuti sull’interprofessione mettendo in evidenza alcune debolezze della Legge 23 e, soprattutto, avvertendo quali scelte evitare. In questa riflessione vorremmo approfondire alcuni rischi che derivano dalla cattiva formulazione con cui la Legge stessa ha  trattato il tema dell’interprofessione. 

 

All’art. 14, in cui vengono dettagliati i requisiti che deve avere un’organizzazione interprofessionale e gli obiettivi che la stessa si deve porre, emerge abbastanza chiaramente che tale organizzazione ha, o dovrebbe avere, come scopo principale quello di redigere contratti-tipo. Per questo e per altri scopi elencati nella Legge può costituire fondi ed imporre regole e contributi finanziari obbligatori per tutte le imprese aderenti e, per un periodo limitato, anche ad imprese non aderenti, previa decisione del Ministero (MASAF). All’art. 15, però, la stessa Legge prevede che le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative sul piano nazionale possono stipulare, in nome e per conto delle loro imprese, accordi-quadro aventi ad oggetto la disciplina dei contratti di cessione di prodotti biologici. 

 

La Legge però non stabilisce una gerarchia funzionale fra accordi-quadro e contratti-tipo così come le organizzazioni di cui all’art. 15 figurano fra quelle che possono costituire le organizzazioni interprofessionali di cui all’art. 14. Non solo, la situazione si complica ulteriormente quando all’art 16 la Legge prevede le intese di filiera la cui stipula è opera di un istituendo Tavolo di Filiera bio. Intese proposte nell’ambito delle organizzazioni interprofessionali e pubblicate in Gazzetta Ufficiale a cura del Ministero e previo parere dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. A questo proposito la Legge afferma solo che tali intese dovrebbero agevolare la definizione degli accordi quadro ma anche in questo caso non è chiaro come intese, accordi-quadro e contratti-tipo si “relazionino” fra loro e come i vari attori possano fra loro interloquire in un quadro istituzionale chiaro e definito con l’obiettivo di migliorare i vantaggi  di ogni soggetto che operi in questa filiera.

L’art. 17, infine, richiama i requisiti, le modalità di riconoscimento e le finalità che devono avere le OP (Organizzazioni dei Produttori) biologiche quali soggetti detentori ed aggregatori della produzione. Le OP dovrebbero avere un ruolo importante nell’ambito della produzione ma spesso, almeno nei settori convenzionali, si sono limitate ad emettere fatture senza assumere la responsabilità della commercializzazione e quindi della vera “concentrazione” dell’offerta. Anche in questo caso la mancanza di chiarezza porta a ritenere che la rappresentanza “politica” delle organizzazioni a vocazione generale e nazionali soffochino il ruolo delle OP che hanno responsabilità sul prodotto, ovvero il primo “oggetto” di interesse di  un’organizzazione interprofessionale.

 

Un dubbio: ma l’attuale organizzazione dell’interprofessione dedicata ai comparti del convenzionale non poteva essere allargata al biologico con specifici comitati di prodotto in cui far sedere i rappresentanti della produzione (e si sottolinea produzione!) biologica?
Fabrizio Piva

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