Crolla il prezzo del grano bio italiano

Porto grano

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Con il risultato che  made in Italy è crollato. “Appare evidente come in prossimità delle trebbiature, e quindi dell’immissione sul mercato del nuovo prodotto, si siano attivate le manovre speculative dei commercianti del grano attraverso la ripresa massiccia delle importazioni dall’estero”, denuncia Michele Ferrandino, presidente di CIA Capitanata in Puglia, lamentando la grave situazione che si sta verificando al porto di Manfredonia, dove negli ultimi giorni sono state scaricate decine di tonnellate di grano dalle navi provenienti dall’estero per essere poi distribuito in tutta Italia.

Il problema, sostiene l’associazione, riguarda tutta la Puglia, ed è messo in evidenza dal listino delle quotazioni cerealicole di Altamura, Bari e Foggia, le tre principali piazze. Rispetto ai valori del 17 febbraio 2021, per esempio, a Foggia il grano duro ha perso complessivamente 10 euro alla tonnellata di valore. Non va meglio a Bari, dove nelle ultime settimane il cereale di punta dell’agricoltura pugliese ha perso 8 euro sui minimi e 10 sui massimi rispetto alla miglior quotazione raggiunta la scorsa estate, attestandosi alla quota attuale di 288-291 euro per tonnellata. Stessa quotazione anche ad Altamura: “Anche in questo caso – ha dichiarato Felice Ardito, presidente di CIA Levante – siamo ben al di sotto dei 300 euro per tonnellata, un livello che sarebbe comunque basso”.

Per la CIA, ancora una volta il problema sta nello squilibrio tra il prezzo accordato ai produttori, che non sempre è in grado di garantire il giusto reddito, e i profitti crescenti degli anelli successivi delle filiere, dai commercianti alle industrie di trasformazione, passando per la GDO. “In questi giorni – ricorda Raffaele Carrabba, presidente di CIA Puglia – avevamo già messo in evidenza il meccanismo perverso che porta le nostre ciliegie a essere vendute fino a 16 euro al chilo nei supermercati del Nord, mentre ai produttori quelle stesse ciliegie sono pagate anche 10 volte di meno. Ora puntiamo l’attenzione sul grano”.

Per quanto riguarda quello duro biologico, negli ultimi due anni le importazioni sono aumentate del 30%. La Puglia produce più del 25% del grano duro italiano: nel 2020 complessivamente le province pugliesi arrivarono a produrre 9,5 milioni di quintali di questo cereale. “Per limitare la tentazione di manovre speculative – sostiene Raffaele Carrabba – bisognerebbe valutare la possibilità di sospendere temporaneamente le importazioni in determinati periodi dell’anno. Il mercato è libero e globalizzato, ma occorre tuttavia tutelare il futuro di una filiera strategica che troppo spesso è penalizzata dalle massicce importazioni dall’estero, con grano duro straniero che, per una serie di ragioni molto concrete, presenta diverse incognite dal punto di vista della qualità e della salubrità”.

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