Surgelati Bio, una nicchia nella nicchia ma in grande crescita

Bio surgelati

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Il Bio surgelati  è ancora una categoria di nicchia nel mercato italiano che non arriva a fatturare 350 milioni di euro l’anno. Ma ha un trend di crescita costante e, dopo il primo lancio in Esselunga due anni fa, da quest’anno le referenze frozen Bio si trovano anche in altre insegne come Carrefour, ad esempio, o in Coop con il marchio Vivi Verde e, udite udite, nell’e-commerce più avanzato.

I due anni pandemici, per i principali player del settore Bio, sono stati anni di studio e valutazione di questa categoria che sta iniziando a decollare e di cui, ancora oggi se ne stanno sondando le potenzialità sia attraverso nuove ricettazioni, come sta facendo Alce Nero, sia iniziando ad ipotizzare strategie di export extra UE, per alcune aziende già in atto, rese possibili dalla lunga shelf life di questi prodotti che arriva a circa un anno. Tuttavia, attualmente, è una categoria di prodotto così piccola che ancora non rientra nel report annuale dell’Istituto italiano alimenti surgelati. Questo report, pubblicato a ridosso dell’estate, registra una tendenza alla crescita degli alimenti surgelati che, tra il 2019 e il 2020 è stata del 5,5% arrivando ad una movimentazione di volumi, nel suo complesso, di oltre 800mila tonnellate dì prodotto.

“Se la categoria agroalimentare bio italiana, in generale, rappresenta circa il 4% del totale, in termini di fatturato dell’agroalimentare – spiega Massimo Monti, amministratore delegato di Alce Nero (nella foto) – , il bio surgelato è ancora una nicchia di questa nicchia, rappresentando un ‘di cui’, per un altro 3-4%. Alce Nero tuttavia ha già iniziato a lavorare per rendere fattive le sue potenzialità e stiamo già testando l’export in destinazioni quali Medio Oriente e Giappone”.
Il mercato è disegnato sulla falsariga di qualsiasi altra categoria merceologica agroalimentare (con variazioni delle percentuali in base ai tipi di prodotto), quindi in buona sostanza dominato dalla Private Label che, anche qui, la fa da padrone, per lo meno sulle referenze basiche e monoprodotto di vegetali.

“Nel settore frozen e frozen bio – precisa Monti -, la PL ha una grandissima presenza, ancora di più che nella categoria degli alimenti secchi, cosiddetti Ambient. I brand specializzati nel Bio come il nostro, peraltro, devono confrontarsi per i prodotti basici surgelati come piselli, spinaci, cime di rapa, carciofi o minestroni con i colossi della GDO e le multinazionali del settore, quali Findus, per citarne una. Per questo, come produttori di prodotti Bio Premium, stiamo puntando a differenziarci sui banchi frigo dei surgelati oltre che per la qualità del prodotto anche attraverso referenze più complesse, come ad esempio piatti ricettati che però si distinguono per il ridotto numero di ingredienti e l’assenza di conservanti o altri additivi”.
A questo proposito Alce Nero ha lanciato di recente le prime due referenze di una linea che non ha ancora un nome ma che segue il trend dei piatti pronti proteici a base vegetale (vedi news).

Nonostante la crescita dei negozi specializzati per la distribuzione dei soli surgelati, che in tempo di Covid sono aumentati esponenzialmente per rispondere alla richiesta di prodotti pronti e con una lunga scadenza, il canale principale per le referenze Bio, che inizia a decollare adesso, è quello della GDO (sia esso retail generale che specializzato sul Bio).

Ma il settore si sta velocemente ritagliando un proprio spazio anche nel canale di e-commerce, come ci rivela Giovanni Panzeri, responsabile dell’ufficio commerciale di Gorillas Italia (nella foto a sinistra).
Il nuovissimo operatore delle vendite online che sta rivoluzionando questo canale distributivo con consegne in 10 minuti dall’ordine ed una logistica tutta propria, sta infatti iniziando a lavorare per approfondire l’assortimento anche con queste categorie di prodotto.

“Abbiamo inserito nel nostro assortimento le prime referenze di bio surgelato ma siamo ancora in fase di costruzione dell’offerta per cui non ho numeri definitivi – dice Panzeri che è reduce da una lunga esperienza in Carrefour e che, con Gorillas, sta lavorando per la distribuzione super veloce su 15 città e nuove aperture di attività in altre città entro l’anno prossimo -. Di certo la categoria Bio, in generale, è raddoppiata rispetto a prima del Covid. Per il frozen Bio i numeri sono comunque ancora bassi rispetto a quelli del grocery tradizionale legato, ad esempio, alle uova, al latte o alle gallette. Uno dei vantaggi del frozen è la possibilità di stoccaggio, data dalla sua lunga shelf life rispetto al prodotto fresco, un anno circa”.
Per questa caratteristica, è una categoria merceologica che ben si presta all’export extra UE dal momento che regge bene i lunghi transit time, ben refrigerati, via nave, persino verso le destinazioni più lontane come il Far East.
Garantendo circa quattro mesi di operatività in stoccaggio (su un totale di 12 mesi di shelf life), dà la possibilità ai produttori, soprattutto di verdure, di programmare al meglio le vendite, fermi restando i tempi di raccolta del prodotto in ogni campagna che devono garantire conferimenti quasi quotidianamente.

Nella logica della sostenibilità, alcune grandi aziende come Orogel, più che sul bio, stanno costruendo un assortimento sostenibile che va oltre la certificazione ‘Organic’ e che punta a quella ‘residuo zero’. Ma la categoria è ancora in fase di progettazione.

Come pure è in fase di progettazione la linea di smoothies surgelati a base di piccoli frutti Bio che Mazzoni sta sviluppando per il canale food service con il brand Almaverde Bio. 
“Se in alcuni Paesi come la Francia – afferma Nicola Borgatti, direttore della divisione surgelati del gruppo Mazzoni (nella foto a fianco) – la categoria frozen Bio e molto avanti e sugli scaffali di Carrefour d’Oltralpe, con cui pure lavoriamo, si trovano già referenze più avanzate come ad esempio la prugna mirabella, le fragole francesi o il mango; in Italia si viaggia più lentamente e sul fronte frutticolo, sono ancora i piccoli frutti Bio quelli con cui si lavora e che noi vendiamo sia a Carrefour Italia che alla PL”.

La caratteristica dell’assortimento italiano di Mazzoni sul frozen Bio (lamponi, piccoli frutti, mora selvatica e mirtillo selvatico) è che, ispirandosi al prodotto benchmark francese, è caratterizzato da un QR code che rimanda a una serie di ricettazioni con cui si possono realizzare, in pochi minuti in cucina e con l’aiuto del microonde, delle confetture ultra fresche (con shelf life di una settimana) oppure degli arricchitori da yogurt homemade.

“Il valore aggiunto creato dalla frozen bio – ci dice Borgatti – è dato dalla possibilità di surgelare la frutta al giusto punto di maturazione, garantendo così, qualità organolettiche eccellenti. L’intera nostra filiera della fragola Bio è dedicata al settore frozen e viene venduta esclusivamente in Francia”.
Il gruppo con quartier generale a Ferrara ha già iniziato le prime attività di export extra UE verso Paesi quali Malta, Giordania e Taiwan.

Mariangela Latella 

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