Stati Generali del Biologico, ecco da dove passerà la ‘Rivoluzione Bio’

RIVOLUZIONE BIO 1

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La seconda edizione degli Stati Generali del Bio – promossi da FederBio, Assobio e BolognaFiere – si è tenuta durante la prima giornata del Sana Restart. L’occasione si è rivelata un’importante momento di confronto, approfondimento e condivisione di idee e progetti strategici tra rappresentanti delle organizzazioni del mondo agricolo, delle associazioni, dei principali attori del comparto e delle Istituzioni.

La tavola rotonda inaugurale “Dalla Rivoluzione verde alla rivoluzione Bio: il biologico tra presente e futuro” si è aperta con un video messaggio di Janusz Wojciechowski, commissario europeo all’Agricoltura e allo Sviluppo Rurale, che  ha evidenziato come il trend di crescita dell’agricoltura biologica (+70% negli ultimi 10 anni) sottolinei il cambiamento in atto. Secondo Wojciechowski, cambiano i modi di produrre, di distribuire e di consumare e solo così si può pensare di centrare un obiettivo sfidante come quello di arrivare entro il 2030 al traguardo del 25% delle superfici coltivate a biologico.

Il bio rappresenta una grande opportunità per il futuro del pianeta ma anche per la ripresa economica: in Italia nell’ultimo anno ha segnato una crescita della domanda del 7% per un mercato che ha raggiunto i 4,3 miliardi di euro (incluso il food service) e un export che, nel 2019, ha superato la quota di 2,4 miliardi di euro (dati Nomisma). Numeri interessanti, alla luce dei quali è necessità condivisa realizzare proposte innovative fondate sulla sostenibilità per sostenerne l’ulteriore sviluppo. “Un dovere avvallato dallo stesso consumatore, sempre più consapevole del suo ruolo e dell’importanza delle proprie scelte d’acquisto”, come sottolinea Silvia Zucconi di Nomisma.

In tal senso, secondo FederBio, sarebbe importante riservare una quota del Recovery Fund per sostenere un piano per la conversione al biologico, a partire dalle aree interne e dalle aree naturali protette del territorio nazionale. “Quello che emerge dai dati – ha dichiarato la presidente Maria Grazia Mammuccini – è che la domanda di prodotti bio da parte dei cittadini cresce più delle superfici coltivate ad agricoltura biologica. Per tale ragione occorre utilizzare subito gli stanziamenti previsti in Finanziaria per promuovere filiere di “Made in Italy Bio” basate su un approccio etico e totale trasparenza grazie alle moderne tecnologie digitali e che siano in grado di riconoscere il ‘giusto prezzo’ per tutti i soggetti della filiera a partire dagli agricoltori”.

Di giusto prezzo ha parlato anche il presidente di Assobio Roberto Zannoni, mettendo sul tavolo proposte concrete: “Per realizzare gli obiettivi del Green Deal  è imprescindibile l’impegno delle Istituzioni, che attraverso incentivi agli agricoltori biologici, campagne di informazione rivolte ai consumatori e iniezioni di fiducia al mercato possono accelerare la svolta che l’Europa sta chiedendo. Un ottimo incentivo già deriva dall’acquisto di prodotti biologici da parte di tutte le mense pubbliche, ma potrebbe essere opportuna anche la riduzione dell’IVA su alcuni prodotti biologici, così come l’imposizione di penalizzazioni fiscale per l’agricoltura convenzionale. Sarebbe inoltre auspicabile un credito di imposta sui costi di certificazione per ridurre i prezzi al consumo nonché l’individuazione di una piattaforma di tracciabilità del prodotto, validata da MIpaaf, per sostenere i consumi puntando su trasparenza e omogeneità”.
Zannoni, poi, ricordando che il premio Nobel per la chimica è andato alle ricercatrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna per i loro studi sul genome editing, ha sottolineato l’importanza del binomio bio-innovazione e della scienza applicata al bio quale migliore opzione “non solo per garantire beni pubblici come la tutela ambientale, ma anche per assicurare un reddito adeguato ai produttori”.

A proposito di genome editing ha dichiarato Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori italiani: “L’auspicio di Cia è che si possa al più presto intervenire sulla obsoleta legislazione comunitaria, dopo il primo passo della Commissione UE che ha inserito le nuove biotecnologie nella strategia From Farm to Fork per realizzare gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal. Il genome editing – ha spiegato Scanavino – non presuppone inserimento di Dna estraneo mediante geni provenienti da altre specie. Si opera, infatti, internamente al Dna della pianta, che rimane immutato e assicura la continuità delle caratteristiche dei nostri prodotti, garantendo anche l’aumento delle rese, insieme alla riduzione dell’impatto dei prodotti chimici e al risparmio di risorse idriche. Le nuove biotecnologie arrivano a perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità, oltre ad avere il vantaggio di essere poco costose e di potersi facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori. L’agricoltura del futuro, in particolare bio, non può fare a meno del miglioramento genetico, né di un nuovo approccio più inclusivo di tutte le componenti del sistema, passando così dal concetto di filiera a quello di sistema. In quest’ottica – ha concluso Scanavino – i finanziamenti potrebbero essere destinati a quanti coloro garantiscono una redistribuzione equa dei benefici all’interno del sistema e a vantaggio dell’intero sistema stesso”.

Alla tavola rotonda sono intervenuti tra gli altri Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere, che ha ufficialmente dato il via alla manifestazione, il presidente IFOAM EU Jan Plagge, che ha sostenuto la necessità di elaborare un piano di intervento declinabile regione per regione per agire su tutta la filiera e sensibilizzare il consumatore finale, il vice presidente Giunta Esecutiva Confederale Confagricoltura Matteo Lasagna, le delegata nazionale Giovani Impresa Coldiretti Veronica Barbati, l’assessore all’agricoltura dell’Emilia‐Romagna Alessio Mammi, la ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova (vedi news) e il Primo Vice-Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento UE Paolo De Castro.

Chiara Brandi

 

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