Prezzo accessibile e trasparente alla base della strategia della Distribuzione per sostenere i consumi di Bio

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In un 2024 che segna una crescita interessante del consumi biologici, il retailer offre il suo contributo con politiche di vendita rivolte a maggiore trasparenza e accessibilità di prezzo e spingendo anche sulla comunicazione. Senza dimenticare il primo anello della catena, quegli agricoltori a cui, oggi più che mai, per l’aumento delle difficoltà produttive, va riconosciuto il giusto prezzo, garantendo la loro sopravvivenza e, a cascata, dell’intera filiera. È questa la sintesi di fondo emersa dal webinar “La distribuzione e il valore del biologico” organizzato da GreenPlanet, dove sono intervenuti Hervé Martin, responsabile bio Carrefour Italia, Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì e Fabrizio Piva, manager di Coop G. Bellini, responsabile Sviluppo e Sostenibilità, nonché editorialista di GreenPlanet.

La coordinatrice di GreenPlanet, Chiara Brandi, ha aperto i lavori, facendo il punto sui consumi in ripresa dei prodotti bio e chiedendo a Hervé Martin quali strategie metta in campo Carrefour per la promozione del bio. Martin ha risposto sottolineando come il settore bio sia “strategico e importante” per il colosso distributivo. “Sicuramente – ha rilevato il manager – è uno dei pilastri della nostra strategia a livello nazionale, alla base c’è il riconoscimento di tematiche come salute e benessere che sono al centro del nostro programma Act for Food, che promuove qualità e gusto con prezzo accessibile oltre che sicurezza, sostenibilità e giusta remunerazione dei produttori. Abbiamo di recente riproposto il programma Act for Food anche per sviluppare le dinamiche dei prodotti bio ma soprattutto renderli più accessibili ai clienti (50 referenze già disponibili a meno di 1 euro, anche grazie al lavoro svolto sul marchio Carrefour Bio, ndr)”.

Il presidente di NaturaSì, Fabio Brescacin, ha osservato come “La riduzione del gap di prezzo tra convenzionale e biologico a cui si è assistito negli ultimi tempi ha tirato la volata alla ripresa dei consumi a cui si è assistito nel 2024. Una crescita doppia cifra nei nostri punti vendita. Dopo la crisi di consumi seguita al Covid, come catena abbiamo fatto lo sforzo di portare i prodotti bio su prezzi più accessibili. La nostra proposta Sì Essenziali ha rotto una barriera psicologica. Prima il punto vendita bio era considerato una boutique esclusiva; il prezzo più accessibile ha dunque portato a questa interessante ripresa dei consumi che vediamo confermata di settimana in settimana”.

Ma non c’è solo il prezzo più accessibile a spingere i consumatori sui prodotti bio: “C’è anche il riconoscimento della qualità – ha osservato Brescacin –, sento sempre più consumatori che dicono che il prodotto è buono, c’è un consumo spinto non solo da motivi salutistici ma dalla qualità percepita”.

Fabrizio Piva ha puntato il dito sul giusto prezzo da riconoscere ai produttori e su come sia importante la distribuzione di margini lungo tutta la filiera. “La produzione ha fatto molto per essere più efficiente – ha detto inoltre Piva –, ma il processo distributivo è efficiente? Poi c’è il tema investimenti, il distributore ha un ruolo essenziale con la sua marca ma di investimenti ne vedo pochi”.

Hervé Martin ha ricordato come Carrefour abbia intrapreso diverse iniziative sia a sostegno dei consumi biologici, sia sul fronte della giusta remunerazione ai produttori. Sul fronte promozionale, Martin ha ricordato la partecipazione di Carrefour, che dal 2021 ha aderito ad Assobio, alla “Settimana del Biologico”, e l’organizzazione di degustazioni di prodotti bio nei suoi punti vendita in tutta Italia. Per quanto riguarda l’equo prezzo ai produttori, Martin ha detto che l’accordo con Coldiretti (linea di 100 prodotti a marchio Carrefour con il sigillo di qualità Firmato dagli agricoltori italiani di Filiera Agricola Italiana, ndr) va anche nella direzione “di permettere la giusta remunerazione di tutta la filiera, lo garantisce un bollino sul prodotto”.

“Da sempre diciamo che gli agricoltori vanno pagati e devono avere il giusto prezzo – ha detto da parte sua Brescacin –, anche perché se loro mollano non avremo domani da mangiare. NaturaSì ha intrapreso una campagna sul prezzo trasparente pubblicizzando su referenze come pomodori e grano quanto è pagato il prodotto agli agricoltori, in modo che il consumatore cominci ad avere un’idea del prezzo e dei costi”.

“Sono tante le difficoltà che gravano sui produttori bio, come del resto nel convenzionale – ha rimarcato Fabrizio Piva –, il mondo della produzione rischia di essere scoraggiato. La UE dovrebbe porsi obiettivi di incidenza dei consumi bio sul totale, siamo su livelli troppo bassi”.

Con il consumatore bisogna stringere rapporti umani, uscire dalla virtualità, portarli nelle aziende produttrici, come abbiamo fatto noi – è la ricetta di Brescacin per favorire i consumi biologici – Si sta cercando un consumo più culturale e questo va coltivato, oggi le persone cercano un punto di appartenenza, vengono per fiducia, credono in quello che fa l’azienda. Noi come distributori dobbiamo dare sicurezza sociale, etica è business”.

Cristina Latessa

 

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