Il biologico non poteva non avere un suo rappresentante tra i Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2021, iniziativa promossa dalla rivista di settore Corriere Ortofrutticolo in partnership con Fruitimprese, CSO Italy, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, Italmercati e Confagricoltura.
Un suo intervento nell’aspra polemica che ha coinvolto il mondo delle produzioni biodinamiche (vedi news), ha aiutato i promotori nell’individuarlo in Paolo Pari, il direttore di lungo corso di Almaverde Bio, una vita all’interno del Gruppo Apofruit, tutta indirizzata a sviluppare, con impegno e coerenza, il biologico dentro le produzioni ortofrutticole e, con Almaverde Bio, nelle produzioni agroalimentari in genere.
L’ultima frontiera di questo impegno è stato l’ingresso di Apofruit nel biodinamico, con la certificazione Verdèa, una scelta che ha smosso le acque tra i produttori di ortofrutta che guardano al bio.
In quell’intervento, pubblicato in anteprima da Greenplanet, Pari ha espresso con chiarezza il suo punto di vista: “Il biologico possiede una visione agronomica non produttivistica o meglio produttivistica sì ma nel rispetto di ritmi e regole dettate da un equilibrio naturale da salvaguardare il più possibile. Il biodinamico è una segmentazione della produzione biologica che mette al centro dell’attività una visione olistica della produzione in cui il terreno e la sua fertilità sono il cuore della produzione”.
Quello di Pari è un biologico che conta sulla scienza, aperto ai suoi sviluppi e che poggia su premesse rigorose: “Con il cibo non si scherza né si può considerare come un semplice prodotto industriale. Il cibo ha un tale legame con l’ambiente, la natura e l’uomo che va trattato con doveroso rigore. Il biologico e il biodinamico possiedono questo rigore. Si dice infatti produrre meno ma produrre meglio perché indubbiamente la quantità prodotta con questi metodi è inferiore a quella convenzionale, per ora. Dico per ora perché nella produzione convenzionale di frutta, per esempio, stiamo assistendo ad una progressiva difficoltà a realizzare le rese produttive attese. È evidente che la produzione non è direttamente proporzionale ai mezzi tecnici immessi. Ad un certo punto l’ambiente crea un freno. Il terreno perde di fertilità, ci sono attacchi sempre più pesanti di patogeni che riducono la produzione, ci sono i cambiamenti climatici e qui la ricerca scientifica deve dare risposte e trovare adeguate soluzioni”.
L’impegno di Paolo Pari nel biologico nasce da premesse tutt’altro che superficiali. Già negli anni dell’Università e poi nell’esperienza vissuta subito dopo la laurea come ricercatore in strutture regionali, Pari viene fortemente influenzato dalla nuova sensibilità verso difese alternative all’uso di fitofarmaci e diserbanti, sensibilità che ha avuto a Bologna interpreti importanti come l’assessore regionale Giorgio Ceredi e il professor Giorgio Celli, e che nasceva dalla consapevolezza della stretta relazione – dimostrata dagli studi dell’Istituto Oncologico Romagnolo IOR di Forlì – tra l’utilizzo massiccio di tali sostanze nei frutteti e alcune gravi malattie insorgenti nelle popolazioni rurali delle aree maggiormente utilizzate per la frutticoltura.
La redazione