La difficoltà di far crescere la quota di mercato oltre il 4% attuale è, secondo Massimo Monti, presidente Consorzio Il Biologico, la principale sfida che il comparto deve affrontare. Lo ha affermato in occasione della sua presenza alla Festa del BIO.
“Chi è sul mercato da molto tempo – ha sottolineato Monti – aveva altre speranze e a un certo punto sembrava che effettivamente ci fosse la possibilità che la quota di mercato diventasse più importante. Ma il trend di crescita si è arrestato e ciò non è certo incoraggiante, anche se in certi contesti è bene anche non arretrare. Valuto invece positivamente il fatto che, nonostante il contesto economico generale, il mercato del biologico abbia tenuto, con una lieve crescita rispetto agli anni precedenti”.
Secondo Monti per uscire da questa impasse e incrementare la base di consumatori di biologico serve uno sforzo comune e condiviso. “Quando ci sono da scardinare situazioni così complesse, che hanno risvolti culturali ed economici – ha affermato – servirebbe una cabina di regia volta a creare le condizioni per accelerare il cambiamento. Credo che l’unica via sia l’educazione: cercare di rispiegare, re-insegnare il valore del cibo, non soltanto perché mangiare è una cosa piacevole, bella, conviviale, ma perché effettivamente tutto il nostro sistema, tutto il nostro territorio dipende molto anche da come si fa agricoltura“.
Se questa azione richiede l’intervento delle istituzioni che prendano delle misure concrete a sostegno del biologico, anche le aziende del comparto devono fare la loro parte. “Per quanto ci riguarda – ha spiegato – il nostro obiettivo come Consorzio, per statuto, è in primis quello di promuovere il consumo di alimenti biologici e in generale dei prodotti più attenti alla sostenibilità. Per farlo organizziamo campagne di comunicazione, di promozione. Supportiamo la partecipazione delle aziende alle fiere e sosteniamo progetti che diffondano il valore del biologico”.
Monti non teme, invece, l’importazione di alimenti biologici dall’estero. “Non voglio demonizzare questa pratica – ha sottolineato – anche perché per alcuni prodotti la produzione interna non è sempre sufficiente. Poi io credo molto nello spiccato campanilismo italiano che, soprattutto nell’alimentare, premia la produzione locale”.
Elena Consonni