“Il disegno di legge approvato in Senato qualche settimana fa è un dato di fatto oltre che un passaggio importantissimo per il nostro comparto e per il nostro Paese. Dopo tanti anni finalmente siamo ad un passo dall’approvazione della norma, che coincide con un momento davvero strategico per il biologico, al centro del dibattito per lo sviluppo e la crescita futura anche a livello europeo per gli obiettivi del Green Deal. L’approvazione definitiva della legge n.988 ci porrebbe in una posizione privilegiata per la redazione del Piano Strategico Nazionale da definire in base alla nuova PAC”, con queste parole Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, apre soddisfatta l’intervista rilasciata a GreenPlanet. “Detto questo – continua tuttavia Mammuccini – è evidente che l’attacco in atto è finalizzato a bloccare l’iter di approvazione”.
– Si riferisce alla questione del biodinamico?
“Esatto. Fin dal regolamento del 1991, il metodo biodinamico è stato considerato parte del biologico e come tale deve essere certificato, dunque la legge italiana non introduce niente di nuovo se non un aspetto già convalidato in UE da trent’anni. In questi giorni ne sono state dette tante. Una tra tutte, che la legge stanzierebbe fondi ad hoc per il biodinamico. Non è così, ma dato che, come dicevo, il biodinamico è in primis biologico ha diritto a certi finanziamenti proprio perché certificato bio”.
– E cosa risponde a chi accusa tale metodo di essere una pratica esoterica?
“Si tratta di un’altra infondatezza poiché la legge riguarda le pratiche agronomiche della biodinamica e i preparati biodinamici, descritti come pratiche esoteriche, sono in realtà mezzi tecnici iscritti nell’elenco dei prodotti ammessi per il biologico dai Regolamenti UE e regolarmente autorizzati al commercio dai decreti ministeriali in vigore nel nostro Paese”. A chi disegna la biodinamica come “stregoneria” lo inviterei a far visita alle tante realtà di aziende biodinamiche del nostro Paese per toccare da vicino e di persona di cosa si tratta. Sono aziende innovative che lavorano con grande motivazione, impegnando spesso giovani e meritano di essere rispettate per questo .”
– C’è anche chi ha tacciato Demeter di essere certificatore monopolista…
“In un recente report del CREA si contano ben 4.500 aziende italiane dichiarate biodinamiche, di queste solo 500 erano certificate Demeter”.
– Qual è dunque il vostro auspicio?
“Ovviamente, l’auspicio è che si arrivi al più presto all’approvazione definitiva alla Camera affinché il lungo lavoro fatto dai Parlamentari non venga gettato al vento e, soprattutto, possa aprirsi un nuovo corso per il biologico italiano. Da parte di FederBio e delle associazioni del biologico, verrà presentato presto un appello, finalizzato a concludere celermente l’iter legislativo”.
– Come si spiega tali attacchi al biodinamico?
“ In realtà si tratta di un attacco strumentale per cercare di far saltare tutta la legge sull’agricoltura biologica magari pensando così di continuare a favorire un modello basato sulla chimica di sintesi, con l’utilizzo di prodotti ad alto impatto sull’ambiente e sulla biodiversità. È evidente invece la necessità di cambiare l’attuale modello agricolo verso l’agroecologia, come indicato dall’Europa con la strategia “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030 che puntano a triplicare le superfici europee coltivate a biologico e a ridurre del 50% i pesticidi di sintesi chimica da qui al 2030. Ormai anche molte aziende produttrici di mezzi tecnici stanno puntando sul biocontrollo. È però altrettanto evidente il fatto che ci sia qualcuno a cui tali cambiamenti non stanno bene”.
– Come commenta il fallimento dei negoziati del Trilogo per approvare la riforma della PAC?
“L’Europa della presidente Ursula von der Leyen ha mostrato, e continua a mostrare, un approccio all’avanguardia che pone al centro il rispetto per l’ambiente. Il Green Deal e gli obiettivi della F2F e della Biodiversity Strategy ne sono l’esempio. Proprio per questo servirebbe una PAC coerente. Anche in questo caso la posizione della Commissione UE continua ad essere più avanzata rispetto a quella del Consiglio dei Ministri UE. Purtroppo ormai abbiamo grandi timori sui risultati in termini di risorse da destinare a determinati strumenti ‘green’ ma continuiamo a sperare che si trovi, entro giugno, un punto di incontro il più possibile avanzato”.
– A proposito di Europa, negli ultimi tempi fa discutere la decisione di sottrarre le cosiddette new breeding techniques alla normativa sugli OGM
“Non si tratta di essere pro o contro alle nuove tecniche di manipolazione genetica; noi pensiamo che l’agricoltura sostenibile, ed il biologico e biodinamico in primo luogo, si basino su un approccio agroecologico in grado di dare vita a sistemi resilienti e pertanto impostato su un equilibrio ampio in termini di qualità e fertilità del suolo, di biodiversità e di tecniche di coltivazione. Agire su una singola pianta non innesca certi virtuosismi dell’ecosistema anzi, al contrario, può dar vita a nuove forme di resistenza a certe fitopatie o malattie. La normativa attuale consente l’uso di tecniche genomiche assimilandole agli OGM ed è a questo che noi vorremmo ci si attenesse. Differenziare le filiere in nome della trasparenza, permettendo al consumatore di essere informato su ciò che acquista e al produttore di scegliere cosa produrre, è per noi l’unico principio a cui ci si dovrebbe attenere. Non i tratta di mettersi contro la scienza, come qualcuno vuol fare apparire, ma, in coerenza con il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, chiediamo che vengano rispettate regole trasparenti e la netta separazione delle filiere per consentire al bio di continuare a produrre nel rispetto dei propri principi di riferimento; un valore che potrebbe venire meno dando via libera agli OGM di nuova generazione superando le normative attualmente in vigore a livello europeo”.
Chiara Brandi