Il mestiere del buyer: tante sfide da affrontare ma in fondo resta un addetto commerciale

?

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

Tra le figure professionali del settore ortofrutta, biologica compresa, la più ambita è forse quella di buyer, fra le poche a potersi fregiare della dizione inglese anche nel parlato comune: “buyer”, sostantivo del verbo “to buy” cioè: comprare. Dire “compratore” o “addetto commerciale”, evidentemente, suonerebbe riduttivo.

Ma allora, cosa significa essere un buyer, figura su cui ripetutamente ci si interroga e a cui molti aspirano, al punto di diventare una categoria a sé, con tanto di deontologia e regole di ingaggio peculiari?

In un settore come quello ortofrutticolo, con margini di profitto risicati ed elevatissima incertezza, dove molto spesso l’offerta è superiore alla domanda, giocoforza la posizione del compratore della GDO è particolarmente ambita.

Il buyer: colui il quale, nella mitologia di settore, inizia la giornata lavorativa decidendo i destini commerciali dei tanti fornitori che, pur di vendere, accettano qualsiasi condizione… Perché il tuo concorrente – si sa – ha offerto a minor prezzo merce più bella della tua…

Ecco, forse, da dove nasce l’aspirazione alla posizione di buyer, soprattutto per chi, nel settore, ci entra con altre mansioni: è un’illusione quella che la vita del buyer sia tutto sommato più semplice della propria.

In realtà non servono ricette speciali o competenze eccezionali differenti da quelle che valgono per tutti i buoni “commerciali” del settore; perché il buyer è, a tutti gli effetti, un addetto commerciale: deve essere aggiornato sulle tendenze di mercato e sulle quotazioni dei prodotti e fare le corrette previsioni; deve mantenersi in linea con i prezzi dei competitors e capire quali assortimenti e referenze sono più attrattive per la propria fascia di clienti, ovvero i consumatori finali. Deve rendere conto alla direzione commerciale delle scelte operate nell’individuare i fornitori e quando il controllo qualità dei CE.DI respinge la merce, deve renderne conto all’intera filiera.

Non per ultimo – e questo vale soprattutto per le insegne di maggiori dimensioni – trovare i volumi di merce necessari e garantiti da tutte le certificazioni, diventa una sfida dall’esito sempre meno scontato: le criticità di settore riducono il numero degli attori e concentrano la produzione nelle mani di grossi gruppi che hanno una forza contrattuale maggiore rispetto ai piccoli produttori.

La vera sfida del buyer, quindi, non è più “strappare” il prezzo migliore, ma garantire le quantità, la qualità e il rispetto dei valori di equità sociale e ambientale per le referenze sotto la sua responsabilità. Cosa non da poco.

Il buyer, come anello della catena di fornitura, fa parte di un sistema volto a creare valore per i consumatori e a tal fine i produttori sono i migliori alleati di cui dispone: questo, primariamente, deve avere bene in mente ogni aspirante buyer.

Cosimo Papa, ex buyer

Notizie da GreenPlanet

news correlate

Il Bio così diventa meno italiano

Il pallido intervento di John Elkann alle Camere di qualche giorno fa, ci ha tristemente ricordato in che situazione versa l’economia produttiva del nostro Paese.

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ