Il futuro della zootecnia italiana non può che essere bio

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La transizione ecologica passa anche dell’allevamento. Quello intensivo è causa di ingenti emissioni di gas serra che hanno contribuito a rendere l’agricoltura il terzo settore più inquinante, dopo energia e processi industriali. Ma l’alternativa non può certo essere la carne sintetica che cancella il ruolo degli agricoltori e delle comunità locali nella produzione del cibo e che potrebbe portare al definitivo abbandono d’intere aree del nostro Paese. L’unico modello di allevamento che rispetta il benessere degli animali, l’ambiente e la biodiversità è il biologico e biodinamico fondato sul rapporto tra allevamento animale e produzione vegetale per mantenere e incrementare la fertilità del suolo.

Durante il seminario “Zootecnia italiana. Perché il futuro non può che essere biologico”(evento realizzato nell’ambito della campagna Being Organic in Eu, promossa da FederBio in collaborazione con Naturland e cofinanziata dall’Unione europea ai sensi del Reg. EU n.1144/2014) sono stati approfonditi i motivi che fanno del biologico, basato sul legame animale-natura e perfetto esempio di economia circolare, la scelta migliore per rispondere a una domanda di consumo che guarda sempre di più alla sostenibilità.

Sui temi del seminario sono intervenuti Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, che ha illustrato i benefici economici, sociali e ambientali legati al modello di allevamento biologico, e Marcello Volanti, medico veterinario, il quale ha fatto un punto sugli standard e sull’etologia dell’allevamento biologico, sottolineando come i processi di trasformazione non siano riproducibili in laboratorio. Raffaella Ponzio di Slow Food Italia si è concentrata sulla posizione contraria ai cibi sintetici, privi di quelle radici territoriali che rappresentano l’eccellenza dell’agroalimentare italiano e sono la base indispensabile per un cibo buono, pulito e giusto. Eduardo Cuoco, Direttore IFOAM OE, ha presentato strategie e sfide per lo sviluppo della zootecnia biologica in Europa, mentre Felice Adinolfi, dell’Università di Bologna, parlando di cibo e futuro, ha svelato le false promesse degli alimenti coltivati in laboratorio. Ha chiuso l’incontro Marco Paravicini, vicepresidente FederBio, analizzando la zootecnia dell’azienda biodinamica, un vero modello di economia circolare.

Tra allevamenti intensivi e la carne ottenuta attraverso processi di laboratorio, la vera alternativa è il modello biologico, paradigma di riferimento per l’intera zootecnia italiana, che risponde alla crescente sensibilità dei cittadini per il benessere degli animali e il rispetto dell’ambiente – ha commentato Mammuccini – La carne sintetica è decisamente in contrasto con la tradizione e la cultura agroalimentare del nostro Paese. Affidare ai laboratori la produzione di alimenti non è la risposta giusta alle esigenze alimentari attuali e future. La zootecnia biologica, grazie a pratiche sostenibili, contribuisce invece a preservare la biodiversità e a mitigare i cambiamenti climatici. Riteniamo dunque fondamentale sostenere lo sviluppo del settore in quanto, attualmente, gli allevamenti bio non riescono a rispondere alla crescente domanda di carne biologica. Potrebbe essere una straordinaria occasione per l’allevamento biologico di porsi come modello per l’intera zootecnia italiana e per una strategia finalizzata anche alla valorizzazione delle aree interne”.

Fonte: Ufficio Stampa FederBio 

 

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