Il 5 giugno scorso, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, le Unioni regionali dei medici indipendenti francesi (URPS) hanno lanciato l’allarme: la popolazione è sempre più contaminata dal cadmio, metallo pesante classificato cancerogeno dall’IARC. La principale fonte di contaminazione è l’uso di fertilizzanti fosfatici, soprattutto quelli importati dal Marocco, che presentano concentrazioni elevate di cadmio (fino a 100 mg/kg).
La Francia importa il 90% dei suoi fertilizzanti da questa regione e mantiene un limite di 90 mg/kg, superiore agli standard europei (60 mg/kg) e alle raccomandazioni dell’ANSES (20 mg/kg). Questo porta all’accumulo progressivo del metallo nei suoli e, conseguentemente, nelle colture alimentari.
L’esposizione media della popolazione è quasi raddoppiata in dieci anni. I bambini risultano particolarmente vulnerabili: secondo l’ANSES, fino al 36% dei minori sotto i tre anni supera la dose giornaliera tollerabile. Gli alimenti più coinvolti sono pane, patate, verdure a foglia, prodotti da forno, cereali per la colazione, crostacei e cioccolato.
Il cadmio è una sostanza tossica persistente, con un’emivita fino a 38 anni nei reni, ed è associato a numerose patologie: tumori renali e pancreatici, danni epatici e renali, disturbi endocrini e fragilità ossea.
L’agricoltura biologica, che vieta l’uso di fertilizzanti fosfatici industriali, rappresenta una barriera efficace contro questa contaminazione. Una meta-analisi di 343 studi (Baranski et al., 2014) ha rilevato che i prodotti bio contengono in media il 48% in meno di cadmio rispetto a quelli convenzionali.
Nel contesto della legge EGalim, che impone almeno il 20% di alimenti biologici nella ristorazione collettiva, l’utilizzo del bio rappresenta uno strumento concreto per ridurre l’esposizione alimentare, soprattutto tra i bambini.
La Redazione