Festa del Bio: spingere sulla transizione ecologica, attraverso le donne

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Un pubblico attento e curioso ha animato sabato 9 marzo la Festa del BIO a Milano, che ha aperto i battenti con una conferenza inaugurale tutta al femminile, a testimoniare il ruolo cruciale che le donne giocano in questa filiera.

La conferenza ha aperto con una riflessione su un tema di attualità: la protesta dei trattori. “Gli agricoltori hanno tutti i motivi per protestare – ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – perché dopo la pandemia tutti i mezzi tecnici usati in agricoltura sono aumentati e la crisi climatica ha ridotto la produzione. Di contro sono diminuiti i prezzi sul mercato di molti prodotti. E’ normale che gli agricoltori non ce la facciano più. Quello su cui non siamo d’accordo è nell’attribuire la responsabilità di ciò al Green Deal, ma al modello intensivo che non è sostenibile né sul piano ambientale, né su quello economico-sociale. Il biologico è uno strumento per cambiare modo di produrre, la ricerca in ambito di agricoltura biologica sta generando informazioni utili a tutto il settore agricolo per sostituire la chimica di sintesi. Non chiediamo di tornare al passato, ma di spingere sulla transizione ecologica, per il bene dell’agricoltura e dei cittadini. Le donne al vertice dell’agricoltura bio avranno un ruolo determinate in questo”.

Tutto questo in un momento che non è semplice. “Il mercato non è in fase di crescita – ha spiegato  Nicoletta Maffini, presidente di AssoBio – anzi, c’è una contrazione dei volumi. Il Bio pesa in Italia solo per il 3%, ci piacerebbe arrivasse al 10%. Dobbiamo unirci, tra operatori e con le istituzioni per diffondere la cultura del biologico. Le giovani generazioni sono molto attente al cambiamento climatico, ma nutrono una certa diffidenza nei confronti del biologico, questo significa che non siamo ancora stati abbastanza bravi nel dare le giuste garanzie. È in questa direzione che si deve lavorare, noi come AssoBio intendiamo farlo”.

Lo ha confermato Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio, che spesso ha modo di confrontarsi con i colleghi che operano nel convenzionale all’interno della sua associazione. “Oggi tanti paradigmi stanno venendo meno – ha affermato – si sono messe in luce le criticità legate alla monocultura e alla forte dipendenza del sistema agricolo da parte di Paesi terzi che producono i mezzi tecnici. Questa vulnerabilità può essere invertita e curata con un nuovo approccio. L’agricoltura biologica e biodinamica stanno dando delle risposte anche agli agricoltori che portano avanti un sistema di agricoltura convenzionale, ma che guardano con curiosità alle esperienze agro-ecologiche. Due problemi di fondo: non siamo ancora in grado di dare alternative accessibili alla chimica di sintesi in termini di costo e disponibilità di prodotto e la mancanza di un riconoscimento per lo sforzo aggiuntivo dei produttori che coltivano secondo questi schemi. Ma sono fiduciosa: l’agricoltura sta attraversando un momento di cambio generazione e di genere e questo ci dà molta speranza verso una nuova sensibilità e consapevolezza che ci potrà permette di arrivare a una agroecologia universale”.

Elena Consonni

Nella foto, da sx: Renata Alleva, Specialista in scienza dell’alimentazione,  Barbara Nappini, Presidente di Slow Food,  Fiorella Belpoggi, Direttrice Scientifica Emerita Istituto Ramazzini e Membro del Comitato Scientifico di ISDE Italia, Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, Maria Letizia Gardoni, Presidente di Coldiretti, Patrizio Roversi. In collegamento Nicoletta Maffini, Presidente di AssoBio.

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