Fermare un pericolo che si sta profilando all’orizzonte, vale a dire l’immissione in commercio di prodotti alimentari di origine sintetica, a partire dalla carne: questo l’obiettivo della petizione firmata dalla presidente di FederBio in occasione del “XX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione”, organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti.
Dopo la prima autorizzazione al consumo da parte della Food and Drug Administration (FDA) di un prodotto a base di carne sintetica, il pericolo è che in tempi rapidi si potrebbe aprire la strada alle prime richieste di autorizzazione per la commercializzazione anche in Europa.
“Tutto ciò, non solo è in contrasto con la cultura alimentare del nostro Paese, ma una deriva tecnologica di questa portata è proprio il contrario di quello che serve per il futuro”. Per FederBio occorre puntare sul consumo di carne biologica, proveniente da allevamenti sostenibili, rispettosi della biodiversità, attenti alla valorizzazione delle risorse naturali e in grado di generare solidi legami all’interno dei territori e delle comunità in cui sono insediati.
Gli ingenti investimenti nella Ricerca & Sviluppo dedicata alla produzione di alimenti sintetici, tra i quali la carne, sono un chiaro indicatore di come questo mercato stia capitalizzando l’interesse delle multinazionali e delle aziende Hi-Tech che vedono in questo segmento un’area per generare nuovi e consistenti profitti.
Commentando la firma dell’appello di Coldiretti, Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, ha sottolineato: “Sottoscriviamo con convinzione l’iniziativa di Coldiretti perché crediamo che sia fondamentale porre subito un freno alla deriva del cibo sintetico. La necessità di conversione degli allevamenti intensivi deve puntare sulla valorizzazione di quelle realtà locali che operano con metodo biologico ed estensivo, basato su un approccio agroecologico, che prevede animali al pascolo che favoriscono la fertilità del suolo. Peraltro, crediamo che sia totalmente insensato che la produzione di cibo sia consentita a multinazionali attive in settori che nulla hanno a che fare con questo comparto strategico, concentrando sempre di più la produzione di cibo in mano a pochi. L’agroecologia che sta alla base delle produzioni biologiche, insieme all’ambiente, alla biodiversità e alla salute, mette al centro la dimensione sociale nella quale sono gli agricoltori e le comunità locali i protagonisti della produzione di cibo”.
Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio e membro dell’Ufficio di Presidenza di FederBio, ha commentato: “Qualità e tradizione non sono aspetti che si possono ricreare in laboratorio, ma sono il frutto di una storia che contraddistingue la produzione agroalimentare italiana da secoli. Crediamo sia profondamente sbagliato rescindere il legame che esiste tra i nostri territori e la produzione alimentare, affidando alla chimica la produzione di cibo che, in particolare nel nostro Paese, è invece sinonimo di cultura. Siamo lieti che FederBio, insieme a numerosi altri portatori d’interesse, abbia aderito al nostro appello affinché il cibo ‘in provetta’ sia tenuto lontano dalle tavole degli italiani”.
Fonte: Ufficio Stampa FederBio