Federbio: “Il sistema di certificazione manca di efficacia e trasparenza. Serve un sistema unico”

Paolo Carnemolla

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Il sistema di certificazione dei prodotti biologici gestito da organismi privati accreditati impone costi e adempimenti burocratici che rappresentano un ostacolo per le piccole aziende agricole che vogliono convertirsi al biologico. Sebbene sia stata introdotta la certificazione di gruppo, il sistema, oggi, manca di efficacia, trasparenza e uniformità, e assegna sempre più responsabilità agli operatori nella gestione delle irregolarità. È da questa constatazione su un tema cruciale per l’intero settore che parte il secondo webinar organizzato da FederBio per i soci produttori in vista dell’assemblea che si terrà all’inizio di luglio.

Il sistema di controllo è essenziale per un mercato che sta vivendo una crescente domanda da parte dei consumatori. La fiducia dei cittadini richiede la certezza che i prodotti biologici siano autentici e al sicuro da frodi; appare dunque indispensabile disporre di un sistema di controllo affidabile al 100% per tutelare l’intera filiera del bio. Il sistema unico di certificazione proposto da FederBio, senza conflitti di interesse tra operatori e organismi di certificazione, garantirebbe invece una collaborazione efficace e coordinata tra lo Stato, gli enti di accreditamento e gli organismi di certificazione delegati, condividendo standard operativi, interpretativi e tariffari omogenei.

Per il segretario generale di FederBio, Paolo Carnemolla, l’adozione di un sistema unico di certificazione è centrale. Oggi i problemi non sono solo legati alla crescente burocratizzazione, ma anche all’evoluzione stessa del biologico, in costante trasformazione, vista la varietà dell’offerta, e più complicato da codificare rispetto al passato. Per arrivare a questo obiettivo, bisogna partire da un sistema di comunicazione efficace tra gli operatori del sistema.

La recente legge sul bio (L.23/2022) ha assegnato al governo la responsabilità di riformare il sistema di certificazione, segnando un punto di svolta cruciale per il settore. Da marzo FederBio sta aggiornando la propria posizione al riguardo e il webinar che si è svolto online il 4 maggio rappresenta un momento importante di confronto tra i produttori associati per discutere le migliori proposte in campo. Tra le varie proposte ci sono la previsione di una durata temporale massima nella relazione contrattuale fra operatore e organismo di certificazione, per mantenere l’imparzialità degli operatori; l’integrazione tra le competenze dell’Arma dei Carabinieri e del Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero, per garantire una migliore vigilanza e repressione delle truffe nel settore biologico, coinvolgendo anche le Regioni.

Altro punto fondamentale è la tracciabilità. La gestione di un sistema di tracciabilità e validazione delle transazioni deve essere efficiente e tempestiva, senza rallentare le attività delle imprese sul mercato, anche in filiere complesse. In questo caso, la tecnologia gioca un ruolo fondamentale, come ha ricordato Daniele Fichera, coordinatore del Comitato Tecnico e Normativo di FederBio. In agricoltura si è passati dall’utilizzo dei software negli anni Novanta, alle smart-farming nell’ambito dell’agricoltura 4.0. La registrazione cartacea dei dati può essere sostituita da registri informatizzati collegati a piattaforme che gestiscono informazioni sulla certificazione degli operatori e dei prodotti. Come nel caso della FederBio Integrity Platform, che permette di tracciare i prodotti lungo la filiera, garantendo un controllo immediato e verifiche in tempo reale.

L’integrazione dei dati con database pubblici e la connessione tra le diverse piattaforme consentirebbero di effettuare controlli sulle transazioni, verificando se i prodotti sono conformi agli standard di certificazione. L’utilizzo di intelligenza artificiale, come l’analisi delle immagini satellitari, può fornire ulteriori strumenti di verifica e monitoraggio.

Ecco perché un sistema unico di certificazione, caratterizzato da digitalizzazione, automazione dei processi, semplificazione e trasparenza, permetterebbe una gestione più efficiente e accurata delle informazioni agricole, facilitando il controllo da parte degli enti preposti, consentendo a ognuno di adempiere ai propri doveri senza perdere tempo in pratiche burocratiche troppo complesse.

Fonte: Cambia la Terra

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