Federbio e Assobio concordano: “Il marchio del biologico italiano può rilanciare il settore”

Mammuccini+Maffini

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Cresce l’attesa per lo sbarco del marchio del biologico italiano, in attesa della messa a punto del Regolamento d’uso e della approvazione in Conferenza Stato-Regioni. GreenPlanet, in un giro di opinione sul significato ed efficacia del nuovo marchio iniziato con l’intervista al presidente di AIAB, Giuseppe Romano, da parte sua dubbioso sull’effettiva efficacia del logo (vedi news), prosegue nella raccolta di commenti, riportando le osservazioni della presidente di Federbio, Maria Grazia Mammuccini, e della presidente di Assobio, Nicoletta Maffini, che invece concordano nel definire il nuovo marchio una opportunità per il settore e perciò da sostenere e promuovere.

“Noi partiamo dall’analisi che ci ha presentato Nomisma in occasione dell’ultima “Rivoluzione Bio” – osserva Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio – Alla domanda “Cosa cerca un cittadino italiano insieme al marchio biologico?”, la maggior parte delle risposte è stata “L’origine della materia prima locale e comunque italiana”. Quindi è certo che unire origine della materia prima e sostenibilità assicura maggiore forza al rapporto di fiducia con i cittadini, ma la stessa cosa risulta anche dalle analisi di mercato fatte da Nomisma per quanto riguarda l’export. Alla domanda “Cosa chiedete insieme al marchio bio?”, la risposta più frequente è stata proprio quella riguardante l’origine italiana della materia prima, il Made in Italy bio”. “Quindi – prosegue Mammuccini – il logo biologico italiano è una strada che va provata, perché può essere veramente un’opportunità in più, soprattutto nel fatto che non si aggiunge un altro marchio con un’altra procedura, ma viene messo quando il prodotto rispetta quanto già previsto dal Regolamento europeo, cioè quando il 95% della materia prima è italiana e si può mettere Agricoltura Italia. In questo caso, senza procedure, senza costi aggiuntivi, si può aggiungere il marchio del Made in Italy bio”.

“Sicuramente – conclude la presidente Federbio –  è un’opportunità da tentare, anche per dar forza ai nostri agricoltori, soprattutto in un momento di crisi in cui si rischia di perdere tante piccole e medie aziende. Inoltre, è importante fare squadra tra le istituzioni, il Ministero, le Regioni e le associazioni, a livello nazionale e territoriale, per diffondere il più possibile il marchio”.

Anche secondo la presidente di Assobio, Nicoletta Maffini, il marchio del biologico italiano rappresenta un’opportunità per il settore. “Lo scorso 23 settembre, in occasione della presentazione dei dati Ismea, è stato mostrato dal ministero dell’agricoltura il marchio tanto atteso del biologico italiano – osserva Maffini – Si parlava da tempo di questo progetto e senz’altro riteniamo possa essere una buona opportunità per valorizzare l’agricoltura e le aziende di trasformazione e distribuzione italiane”.

Sarebbe forse stato utile un confronto più approfondito e un coinvolgimento maggiore dei soggetti attivi di questo settore – conclude Maffini – e ci auguriamo che possano esserci le risorse da parte del Ministero per promuoverlo, affinché il consumatore lo riconosca e soprattutto ne riconosca l’importante messaggio che rappresenta!”.

Cristina Latessa

Notizie da GreenPlanet

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