Si chiama “Biologico A+++” e già dal nome si intuisce che dietro c’è un filosofia di sostenibilità spinta che va ben oltre i protocolli produttivi da seguire per ottenere il marchio bio. È il progetto finanziato con la Misura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2022 i cui risultati di metà percorso sono stati presentati nel corso di “Mediterraria Expo Bio & Excellences” che si è tenuta di recente a Catania.
Il progetto porta un titolo per la verità più complesso, ovvero “Sistema pilota di gestione dell’azienda agricola biologica a bassa entropia, mediante l’interpretazione del fattore ambientale, il prevalente ricorso ai preparati naturali e l’ausilio delle tecniche dell’agricoltura di precisione” che dà l’idea di come la scelta di coltivare in biologico, soprattutto se adottata da molti anni, in realtà, porta con sé nuove consapevolezze e nuove sensibilità che inducono ad adottare scelte produttive e aziendali capaci di migliorare l’impatto dell’attività agricola sull’intero ecosistema.
“Suolo, acqua, flora e fauna spontanee sono elementi importantissimi dell’ecosistema agricolo che noi agricoltori abbiamo il dovere di rispettare se vogliamo continuare a produrre nei prossimi anni” dice Lillo (all’anagrafe Calogero) Alaimo Di Loro(nella foto in apertura), presidente del Consorzio Isola Bio Sicilia che è il capofila del progetto in cui sono coinvolte altre sette aziende agricole dell’agrigentino e un pastificio delle basse Madonie in provincia di Palermo. La parte scientifica è affidata al CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria. La durata del progetto è di 36 mesi. A seguito degli stop imposti dalla pandemia, la scadenza è stata rinviata a ottobre 2025 (avrebbe dovuto chiudersi a ottobre di quest’anno).
L’approccio alla ricerca delle innovazioni e del successivo trasferimento presso le aziende partecipanti al progetto (e in futuro anche ad altre realtà produttive) è di tipo multidisciplinare. Ben 16 le azioni tutte finalizzate al raggiungimento di un unico e ambizioso obiettivo: trasferire, applicare e diffondere nella realtà siciliana le innovazioni messe a disposizione dalla ricerca scientifica internazionale con riferimento ai diversi protocolli per la gestione sostenibile dell’azienda biologica e multifunzionale a bassa entropia.
Tra gli obiettivi specifici c’è la valorizzazione della biodiversità naturale e coltivata attraverso pratiche innovative per la valutazione degli ecosistemi ecologici aziendali. “Stiamo testando l’efficacia di alcuni prodotti naturali e di numerosi preparati autoprodotti come i macerati di aglio, ortica e peperoncino. Tra gli obiettivi del progetto c’è, infatti, anche quello di non utilizzare prodotti e preparati di provenienza esogena rispetto al settore primario, benché autorizzati dai protocolli dell’agricoltura biologica”, spiega Margherita Amenta del CREA, responsabile scientifico del progetto.
“Ma prima – puntualizza il presidente del Consorzio Isola Bio Sicilia, che è a sua volta titolare di un’azienda agricola – ci siamo dedicati al monitoraggio ambientale e alla valutazione della biodiversità botanica ed entomologica. Sulla base di questo studio sono poi stati scelti i pochi interventi da effettuare. E ci siamo anche resi conto che dopo molti anni di conduzione in biologico, la natura ha fatto il suo corso: l’aumento della biodiversità ha migliorato la resistenza e la resilienza delle colture, nei nostri campi ci sono già gli antagonisti dei parassiti della piante coltivate”. Per monitorare la situazione dell’andamento degli sfarfallamenti degli insetti (utili e dannosi), delle variabili microclimatiche e ambientali insieme allo stato fenologico delle colture si stanno provando stazioni termo-metereologiche integrate corredate da trappole ferormoniche elettroniche a controllo remoto.
Insomma i processi naturali vanno sempre nel verso giusto e, nel caso degli ecosistemi agricoli, è sufficiente assecondarli ed eventualmente sostenerli. Da qui la scelta di introdurre macchine operatrici di precisione e innovative per il controllo delle infestanti. “Seminatrice su sodo, striglie, multifresa, diserbo meccanico e a vapore – afferma Lillo Alaimo Di Loro – potranno ottimizzare le operazioni e standardizzare il modello di produzione a basso impatto”.
Il progetto prevede anche due azioni inerenti il processo di trasformazione: la prima riguarda la produzione di marmellate funzionali da agrumi siciliani, mentre la seconda il processo di produzione della pasta biologica secca di grani antichi siciliani. “Presso una delle aziende aderenti al progetto – spiega Nicolina Timpanaro del CREA – sono state prodotte alcune marmellate di agrumi “funzionali” sviluppate grazie all’aggiunta di un coadiuvante naturale, un prebiotico che fa bene alla salute e rende più digeribili le pectine naturalmente presenti nel prodotto”. Per il segmento pasta, il progetto prevede numerose verifiche sia sul processo di molitura che su quello successivo della pastificazione. Su cinque grani antichi siciliani (tra cui i noti Perciasacchi, Russello, Bidí e Senatore Cappelli) alla Vallolmo che si trova nelle basse Madonie in provincia di Palermo, il ricercatore del CREA Alfio Spina sta conducendo prove di molitura in due fasi – prima a pietra e successivamente a rulli – e diverse combinazioni di semole. La finalità ultima è l’ottenimento di una pasta di elevata qualità organolettica e digeribilità, capace di mantenersi “al dente” dopo la cottura e di lasciare limpida l’acqua di cottura per l’assenza di amido.
Altre azioni riguarderanno la valorizzazione delle biomasse di scarto, sistemi innovativi per la fitodepurazione e il compostaggio aziendale, tecniche avanzate per la commercializzazione diretta delle produzioni e lo sviluppo dei circuiti di turismo rurale grazie ai quali far conoscere ai consumatori le tecniche adottate dagli agricoltori che hanno scelto di produrre in equilibrio con la natura.
Infine si sta anche studiando come comunicare – magari attraverso l’etichetta – quanta sostenibilità aziendale ed economica globale sta alla base dei prodotti immessi in commercio. Non è ancora stabilito, ma non è escluso che certi prodotti, a seguito dell’adesione al circuito di certificazione volontaria, possano mostrare un simbolo A+++. Un simbolo già ben noto ai consumatori che sanno come scegliere elettrodomestici a basso consumo e alta efficienza.
Angela Sciortino