Trappeto di Caprafico, un olio di carattere nato ai piedi della Maiella

Gli artigiani dell'extravergine

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Terreno calcareo, pietre bianche, un paesaggio quasi lunare a 500 metri di altitudine e ai piedi della Maiella. Ed è proprio il caso di dire che “si resta di sasso” sull’altopiano di Caprafico, comune di Casoli (CH), dove Tommaso Masciantonio ha saputo interpretare questo territorio valorizzando al massimo le potenzialità delle varietà autoctone, Intosso in primis. Dalle piante di olivo derivano oli di carattere. Complici l’altitudine, l’asprezza del luogo e le escursioni termiche. Tremila alberi secolari, duemila più recenti e ora anche un migliaio in affitto fanno, con frantoio e vigneti, il Trappeto di Caprafico, azienda agricola biologica che affonda le proprie radici nel XIX secolo.

Il progetto dell’ultima generazione dei Masciantonio è a tutto tondo. Non solo oli extravergine e vini dalle varietà tipiche del territorio e di altissima qualità. Della proprietà aziendale, infatti, sono stati ristrutturati anche gli antichi edifici.

“Avevamo fabbricati in pietra della fine del 1800 – spiega Tommaso, fresco del premio per il miglior extravergine fruttato medio che gli verrà consegnato domenica prossima al Sol D’Oro a Verona –. Abbiamo cercato di unire questi edifici storici all’ambiente che ci circonda e alle nostre cultivar per dimostrare quanto siamo legati al territorio. Insomma un lavoro a 360°”.

Dall’antico Casino Masciantonio (originariamente una masseria in pietra) sono state ricavate un’abitazione, dove Tommaso vive con la sua famiglia, e due dimore per l’ospitalità.

– Un recupero che fa parte di un progetto più ampio…

Facciamo accoglienza, organizziamo eventi, degustazioni e visite guidate in azienda, da piccoli gruppi a 40 persone. L’intenzione è di potenziare queste attività, c’era già una grande richiesta prima del Covid. Stiamo pensando di fare un investimento per una sala degustazione un po’ più grande, con annesso punto vendita che c’è già, ma vogliamo dedicare una struttura specifica proprio a questo, magari un angolo cottura per fare non solo un aperitivo ma anche qualche piatto a cui abbinare l’olio giusto e far capire che non c’è un olio che vada bene su tutto.

– A proposito di olio, sei riuscito a portare una varietà minore, l’Intosso, a una notorietà pari a quelle maggiori e più conosciute. 

Sì, per me è un orgoglio. È la principale varietà di questo piccolo areale molto ben definito che ci ha permesso di entrare nei canoni del Presidio Slow Food. L’azienda si sviluppa su due altopiani di natura completamente calcarea (Caprafico e Laroma, ndr) dove troviamo principalmente questa cultivar strettamente casolana. È a duplice attitudine ed era stata un po’ abbandonata negli anni ’60 a favore dell’utilizzo da tavola: il nostro progetto è stato quello di valorizzarla anche in olio. Con il nuovo impianto di estrazione che abbiamo inserito nel 2008, mi sono accorto che l’olio da Intosso si differenziava dagli altri per la sua intensità e complessità olfattiva. È una varietà diventata famosa, come l’Itrana, l’Ascolana, la Nocellara del Belice… ma in realtà come diffusione ha un areale che copre 400 ettari, nulla rispetto alle altre. Oltre ai monocultivar di Intosso e Crognale, produciamo un Dop Bio (Intosso e Gentile di Chieti) e un blend con Gentile in prevalenza.

– Hai mai pensato di fare altro nella vita? 

Sono nato in una famiglia che già produceva olio. All’inizio mi hanno un po’ trascinato, ho un percorso di studi inerenti a questa attività, ho fatto Agraria. Pian piano mi sono sempre più appassionato al mondo dell’estrazione dell’olio e a creare questo nettare, nel tempo ho cominciato a metterci del mio e abbiamo stravolto l’azienda. Non solo a livello estrattivo col nuovo impianto a ciclo continuo ma, come dicevo, anche nella ristrutturazione dell’azienda e la cura della filiera dal campo al confezionamento.

– Perché la scelta biologica?

È stata una scelta abbastanza facile circa 20 anni fa, perché in realtà da noi l’olivicoltura non incontra problematiche parassitarie. Non dico che facciamo agricoltura biologica passiva, ma non abbiamo mai avuto bisogno dell’ausilio di prodotti chimici soprattutto per salvaguardarci dagli attacchi di mosca. La cosa non ci riguardava e non ci tocca, a meno che il clima non continui a cambiare. Ci aiuta il fatto di stare più in alto in quota e ai piedi della Maiella, su questi due altopiani che non hanno barriere e sono molto ventilati e dove la mosca non ama arrivare. Speriamo che i cambiamenti climatici non siano tali da modificare questa situazione. Un po’ siamo preoccupati, l’olivo non ama i passaggi repentini da caldo a freddo e viceversa. Un clima ballerino potrebbe essere fortemente penalizzante.

 

– L’azienda e il frantoio sono certificati biologici. Come mai un solo olio su quattro, la Dop Bio di Intosso e Gentile di Chieti, ha in etichetta la fogliolina verde?

In realtà non ho molta richiesta, la nostra clientela non pretende questa certificazione, anzi…abbiamo più problemi a vendere il bio. Quindi ci fermiamo alla produzione, poi andiamo a certificare quanto potenzialmente possiamo vendere perché, purtroppo, certificare ha dei costi e quello maggiore è sul prodotto finale.

La produzione media annua di extravergine Trappeto di Caprafico si aggira attorno ai 25-30mila litri. I canali distributivi sono diversi, in Italia e all’estero: dal privato sia attraverso la vendita e-commerce, sia direttamente in azienda o ordini via mail; negozi specializzati, la ristorazione medio-alta con qualche stellato, molto ricettiva la pizzeria gourmet.

Daniela Utili

 

Prezzo di rivendita in negozio, bottiglie da 50 cl: 

DOP Bio 26€

Extra Blend 16€

Intosso 24€

Crognale 24€

Info:

https://trappetodicaprafico.com/ 

info@trappetodicaprafico.com 

https://www.facebook.com/profile.php?id=100063561262002 

https://instagram.com/tommasomasciantonio?igshid=YmMyMTA2M2Y= 

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