“È una realtà che alcuni Paesi del Mediterraneo e dell’Est Europa facciano sentire più forte la concorrenza all’Italia nel mercato per il biologico, ma occorre fare dei distinguo: noi, ad esempio, che ci occupiamo di ortofrutta, osserviamo che quest’anno il prodotto è tanto e i prezzi sono del 10% più bassi. Ma senza dubbio, se si vuole aumentare la superficie di terreni coltivati con metodo biologico, è ora di fare una comunicazione incisiva per informare le persone sui benefici del biologico”, avverte Andrea Bertoldi, direttore generale di Brio.
Quindi, sebbene Bertoldi, riferisca nel caso specifico di Brio, di una condizione in controtendenza – come del resto quella registrata da Val Venosta Bio su cui ha ragionato con GreenPlanet Gerhard Eberhöfer (vedi news) – resta una realtà che “le mele polacche siano sempre più presenti anche sul mercato dell’Europa occidentale”, fa sapere l’AD di Brio. Motivo per cui, anche solo facendo riferimento a questo tipo di prodotto, è evidente che si debba lavorare molto sulla domanda, incrementandola.
Tuttavia, ciò che si sta verificando è, in generale, una contrazione dei consumi: “La congiuntura dovuta alla guerra e alla paura di un ulteriore aumento dei prezzi, hanno prodotto senz’altro un calo dei consumi, una mancanza di fiducia nei consumatori”, aggiunge il direttore generale di Brio.
Anche Bertoldi, in qualche modo, fa sua la provocazione di Massimo Monti di Alce Nero che si chiede perché la politica non abbia mai messo in campo incentivi per i consumi alimentari, ma sempre e solo destinati ad altri scopi (vedi news).
“Credo che sia arrivato il momento che qualcuno nel biologico ci metta la faccia – scandisce Bertoldi – ma fino ad ora la politica non si è esposta su questo tema”. L’iter lungo e travagliato per la stesura e l’approvazione della legge sul biologico, lo dimostra chiaramente.
ISMEA, l’Istituto di servizi per il mercato agroalimentare, ha pianificato una gara per realizzare una corposa campagna di comunicazione, destinata soprattutto ai consumatori, sul biologico.
“Penso che sia davvero arrivato il momento di investire un buon pacchetto di risorse finalizzate alla realizzazione di una campagna seria; occorre che le persone ricevano informazioni corrette che facciano chiarezza rispetto a cosa è un prodotto biologico, soprattutto in un momento come questo in cui si parla di sostenibilità”, fa sapere Bertoldi. Che aggiunge: “È tempo di chiarire bene che il biologico deve seguire un regolamento e che sono necessarie autorizzazioni per produrre in modo biologico ed essere certificati: le persone hanno bisogno di capire e di sapere e, quindi, ancor prima di fare promozione, occorre fare informazione”.
Il direttore generale di Brio riflette anche su ciò che, ad esempio, in altri Paesi: “In Francia esiste da molto tempo Le primptemps BIO. Si tratta di un’iniziativa nazionale, che quest’anno verrà riproposta addirittura per la 24esima edizione, il cui obiettivo è quello di divulgare e far conoscere l’agricoltura biologica: “In quelle giornate anche i supermercati praticano dei prezzi particolari e promozionali, vengono fatti comunicati istituzionali”, racconta Bertoldi.
In questo momento, oltretutto, in Francia i consumi del bio sono calati più che in Italia, ma si partiva, come per la Germania, da altri numeri, molto più alti, “almeno il triplo pro-capite”.
Altro aspetto su cui il direttore generale di Brio si sofferma è quello del marchio: “Non c’è molto rispetto, ad oggi, e anche Alce Nero fatica a promuoverlo. Il punto è che se nei supermercati il biologico fosse posizionato in un modo diverso da come accade ora, quando è spesso relegato ad angoli non sufficientemente visibili, anche le aziende a marchio del bio più forti, senz’altro investirebbero di più in promozione e comunicazione”.
Chiara Affronte
Per approfondire l’inchiesta, leggi le puntate precedenti: 1. Cosa ha lasciato il Biofach al settore? Parola a Monti, AD di Alce Nero 2. Come interpreta lo scenario attuale del bio Eberhöfer di VIP Val Venosta