Agricoltori da cinque generazioni. La forte impronta matriarcale sarda è evidente in questa azienda tra la campagna e il mare, a pochi chilometri da Oristano e dallo stagno di Cabras, dove le donne oltre a gestire la famiglia si occupano degli aspetti amministrativi ed economici. In realtà Antonella e Anna Orrù partecipano attivamente anche alle varie fasi di lavoro negli 8 ettari di uliveti, di cui 2 e mezzo secolari. Assieme ai fratelli Francesco e Giovanni hanno preso in mano una storia antica, iniziata nel 1857 e cresciuta integrando il sapere di una conoscenza tramandata con esigenze di sostenibilità ambientale e di salute e il piacere dell’accoglienza. Dai campi alla tavola dell’agriturismo Il Giglio il leitmotiv è “biologico”. Dal 2010.
“Quando con Anna abbiamo preso in mano le redini dell’azienda agricola e dell’agriturismo – racconta Antonella – come prima cosa abbiamo optato per il bio perché la nostra famiglia ha pagato pesanti conseguenze per l’uso indiscriminato della chimica in passato. Negli anni ‘60-‘70 c’era molta ignoranza, la spinta era finalizzata a produzioni maggiori, quando ancora non si conoscevano le conseguenze che i fertilizzanti convenzionali avrebbero avuto sulla salute e sul suolo. Nostro padre e nostro zio li abbiamo persi per questo”.
L’olio extravergine è sempre stato un protagonista della loro storia e le attuali titolari dell’azienda ricordano con tenerezza quando, da bambine, facevano il gioco della pulizia delle olive appena raccolte che venivano fatte scorrere su un graticcio di canne da cui scivolavano le foglie. Ricordi di festa impressi nella memoria, immagini della frangitura ai tempi della nonna con le molazze trainate dall’asino (chiamato in sardo “su molenti” perché trainava le mole). Superato l’asino, il metodo tradizionale ha resistito fino agli anni ’90 quando la famiglia Orrù ha scelto di molire le proprie olive in un frantoio moderno a ciclo continuo.
Una novità andrà ad aggiungersi, alla fine di marzo, all’unico extravergine fino ad ora prodotto, il TresLizos, un monovarietale di Semidana che richiama il nome del padre (Giglio) e tre generazioni: “quella dei genitori, la nostra e quella di nostra nipote Eleonora – spiega Antonella. – La novità di quest’anno è Donna Marisa, una DOP creata con tre varietà sarde: Tonda di Cagliari, Semidana e Nera di Villacidro. Abbiamo voluto dedicarla a nostra madre che è sempre stata legata alla pianta dell’ulivo, sia perché anche lei veniva da una tradizione di oliveti secolari, sia perché ha gestito con noi l’azienda fino all’anno scorso quando ci ha lasciato”.
La qualità prodotta da un frantoio moderno e il metodo di coltivazione biologico “sono scelte – spiega Antonella – fatte per preservare la nostra salute, quella dei consumatori e dei nostri ospiti perché nell’agriturismo utilizziamo tutto ciò che coltiviamo e alleviamo (c’è anche l’azienda zootecnica, ndr), scelte dettate anche dalla preoccupazione per ciò che avremmo lasciato ai nostri figli e nipoti”.
Così, già da molti anni, al ristorante dell’agriturismo, si può gustare un menù realizzato coi prodotti biologici dell’azienda (dai cereali alle leguminose, dalle verdure ai frutti), piatti arricchiti dagli extravergini rigorosamente sardi e sapientemente abbinati ai piatti. Gli abbinamenti, al contrario di quanto accade nella stragrande maggioranza dei ristoranti, vengono descritti nel menù. “Ad esempio – spiega Antonella – ora stiamo proponendo i ravioli di carciofi e ricotta con la salsa di noci e il nostro TresLizos che col suo fruttato medio ben si abbina a questa pietanza. Utilizziamo anche oli di altri produttori perché ci sembra giusto che i nostri ospiti conoscano le cultivar sarde: è il caso di un extravergine di Bosana stiamo utilizzando su una zuppa di fregula con carciofi”.
La produzione media di circa 2mila litri è destinata principalmente a ristoranti, oleoteche e privati.
Prezzo: 10€ bottiglia da 0,25 l., 18€ bottiglia da 0,50 l.
Info: https://m.facebook.com/ilGiglioAgriturismo
Daniela Utili