In Italia, confrontando il periodo gennaio-maggio del 2021 e del 2022, emerge che le vendite di bio sono diminuite dell’1,9%. Mentre nel solo mese di maggio si registra una perdita dello 0,5% sullo stesso mese dell’anno precedente. Un dato in netta controtendenza con il totale delle vendite di generi alimentari che, per contro sono crescite del 2,3 e dell’1,3% negli stessi periodi presi in considerazione.
“Abbiamo un mercato in stagflazione – ha detto Raffaele Zanoli, professore ordinario presso il dipartimento di Scienze agraria dell’Università Politecnica delle Marche (nella foto), durante un incontro organizzato da FIBL al Biofach di Norimberga (vedi news) sulla proiezione dei dati di settore in UE – ossia che vede la concomitanza di due fenomeni, la stagnazione e l’inflazione. In queste condizioni non sappiamo cosa potrà accadere nella seconda parte dell’anno. Se ci sarà una crescita potrebbe essere dovuta al maggior prezzo del prodotto biologico ma, per contro, questa categoria sta crescendo molto negli hard discount. Contemporaneamente è vero che cresce l’export, ma la quota di export bio dentro la corsa ai mercati esteri rimane sempre stabile. Solo per i cereali bio, tra tutte le categorie merceologiche, registriamo un aumento dell’import”.
Tra le conseguenze del Green Deal europeo in Italia, c’è il percorso di conversione al bio di tanti piccoli produttori che, da soli, fanno fatica reggere l’onda d’urto di un mercato che, a valle, è costituto da macro aggregati e a monte è appesantito dalla volata di tutti i costi.
I prodotti biologici che tengono di più sul mercato italiano in questo periodo sono le torte di riso (+13,5%) e la frutta (+3,6%). Mentre quelli che tra il 2020 e il 2021 hanno registrato peggiori performance c’è l’0lio d’oliva (-4,2%) e le uova (-7,2%).
Le conclusioni dello studio condotto da Zanoli, insieme al collega Francesco Zolfanelli: “La crescita delle superfici bio è rallentata rispetto agli ultimi anni e, poiché la tappa del 2030 è dietro l’angolo, l’obiettivo del 25% delle superfici bio è ancora molto ambizioso. Per alcune coltivazioni, il mercato italiano, inoltre, è ancora molto dipendente dalle importazioni. Sarebbe auspicabile una maggiore collaborazione tra agricoltura e industria lungo la catena di fornitura bio per evitare improvvise riduzioni o mancanze di volumi”.
La struttura della distribuzione dei prodotti bio, assegna ai supermercati il 55% dello share, ma lo scenario distributivo sta rapidamente cambiando con la corsa in avanti dei retailer.
Nella foto di apertura da sx: Susanne Padel (moderatrice), Raffaele Zanoli, Lee Holdstock (Soil Association Certification), Helga Willer (FIBL), Laurence Foret Hohn (Agence Bio), Hans-Christoph Behr (Agrarmarkt Informations-Gesellschaft mbH – AMI)
Mariangela Latella
maralate@gmail.com