Sono passati quasi 5 anni dalla mega truffa nel settore del biologico, scoperta dalla Guardia di Finanza nel ragusano nel 2017, e ancora non si è giunti alla conclusione del processo che dovrà stabilire le responsabilità per i gravi fatti accaduti.
A tutela del mondo del biologico e dei consumatori AIAB, nel processo contro le aziende imputate per aver spacciato come biologico frutta e verdura prodotti con metodi convenzionali e quindi con utilizzo di pesticidi, si è costituita parte civile ed è stata riconosciuta parte lesa.
I reati contestati alle aziende coinvolte sono il reato di associazione a delinquere per frode in commercio, falso e truffe aggravate per il conseguimento di contributi e finanziamenti pubblici erogati da AGEA a danno di acquirenti e consumatori di prodotti biologici.
Tuttavia i continui rinvii e i tempi abnormi della giustizia mettono a serio rischio l’esito di questo processo che viene continuamente rimandato con il rischio che cada in prescrizione. Un’eventualità che avrebbe conseguenze gravissime per tutto il settore, ma anche per tutti i soggetti istituzionali che tutelano la produzione biologica: Mipaaf, Regione Sicilia, Agea, Organismi di controllo, nonché per le migliaia di imprenditori onesti e i tanti consumatori.
“I reati commessi sono gravi e ledono inevitabilmente il buon nome e la credibilità di tutti gli operatori del settore ma, allo stesso tempo, il fatto che una truffa di tali proporzioni sia stata scoperta – ha dichiarato Giuseppe Romano, presidente di AIAB – significa che il sistema di controllo ha funzionato e funziona e che i cittadini possono fidarsi“.
Il settore del biologico è un’eccellenza e rappresenta un caposaldo nella direzione della sostenibilità ambientale e nella tutela della salute dei consumatori. Per questo chiediamo con determinazione – ha concluso Romano – che a settembre non si presentino ulteriori impedimenti e che si possa procedere in maniera spedita per arrivare alla condanna di chi ha ingannato la fiducia dei consumatori e ha provocato un grave danno di immagine ai tanti operatori del biologico”.
Fonte: Ufficio stampa AIAB