Leader per percentuali di terreni agricoli utilizzati, coltivatori ed export. Ma con una crescita di consumi più lenta rispetto ad altri Paesi UE, come Francia e Germania. È l’Italia del biologico, che mai come in questo momento ha bisogno di supporto per sfruttare tutte le sue potenzialità.
Il biologico in Europa
Mai come ora è evidente la necessità di una grande stagione di rigenerazione culturale, specialmente in Italia, che è da sempre leader in Europa per l’export bio (vale 2,9 miliardi, pari al 6% delle esportazioni alimentari italiane e con una crescita dell’11% rispetto all’anno precedente). Inoltre l’incidenza dei campi a produzione biologica sul totale dei terreni agricoli utilizzati è del 15,8%, contro una media europea del 7,8%. L’Italia conserva inoltre il primato di coltivatori biologici (oltre 70 mila) e di imprese di trasformazione (più di 10 mila).
Un mercato interno in crescita ma ancora da incoraggiare
Negli ultimi 12 mesi il mercato interno biologico è valso circa 4,6 miliardi di euro. La crescita c’è (+5%), ma la spesa pro capite non è elevata: appena 70 euro (secondo i dati Fibl & IFOAM, 2021), contro i 188 euro della Francia e i 180 euro della Germania. Questo rende evidente la necessità di investire in formazione, informazione e comunicazione, a partire dalle scuole dell’obbligo fino all’università, per far conoscere l’importanza di un’alimentazione positiva per la salute dell’ambiente e delle persone.
I transalpini, in particolare, oltre a duplicare la superficie dedicata al biologico, hanno raddoppiato anche i consumi, cha da 6,7 miliardi di euro nel 2015 sono passati a 13,7 miliardi di euro. In Italia, invece, la crescita non è stata così perentoria, nonostante i passi avanti: secondo l’Osservatorio SANA, le famiglie che hanno acquistato almeno un prodotto bio erano il 69% nel 2015 e sono diventate l’89% nel 2020. Proprio per fare il punto sullo stato dell’arte dei consumi, il 9 settembre, nel contesto fieristico di SANA, si terrà la terza edizione di Rivoluzione Bio, “Il futuro riparte dal Bio”, a cura di Nomisma, un’iniziativa promossa da Assobio insieme a BolognaFiere e Federbio. Per stimolare la discussione sul mercato del bio in Italia ed in Europa, parteciperanno la Federazione internazionale per l’agricoltura biologica (IFOAM), il Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica (SINAB), l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA).
Il contesto attuale stimola il cambiamento
Sembra questo il momento migliore per cercare di mettere in movimento una rivoluzione culturale che coinvolga tutti: istituzioni, stakeholder e consumatori. Il 20 maggio scorso è stata approvata in Senato la legge sull’agricoltura biologica, che adesso attende il passaggio alla Camera. Il disegno di legge, denominato “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”, è un incentivo a muoversi verso l’istituzione di un marchio “Made in Italy Bio” e la validazione dei distretti biologici, realtà che cercano di valorizzare lo sviluppo del territorio partendo proprio dalla filiera bio. Anche l’Europa, con il Green Deal, la politica del “Farm to Fork” e le iniziative a sostegno della biodiversità, ha richiesto la riduzione del 50% dei pesticidi e degli antibiotici entro il 2030 e l’aumento delle superfici ad agricoltura biologica fino a tre volte quelle attuali (25%). Verrebbe da dire: se non ora, quando.
Le misure per promuovere il bio
A porre l’accento sul cambiamento ci sono tutte le associazioni di settore. AssoBio, che rappresenta 105 aziende (che costituiscono oltre il 60% del fatturato bio italiano), propone di inserire i costi per la certificazione biologica tra le spese che possono usufruire del credito d’imposta. L’agevolazione garantirebbe la riduzione del prezzo finale, invogliando più consumatori ad avvicinarsi a un mercato che spinge sostenibilità, salute e sicurezza alimentare. Altre proposte vanno in questa direzione: la riduzione dell’IVA sui prodotti biologici, l’introduzione di incentivi per le famiglie che consumano bio, la realizzazione di corsi sui temi della sostenibilità ambientale per i dipendenti delle aziende, l’eliminazione del meccanismo del massimo ribasso nelle gare d’appalto per la ristorazione collettiva e l’intesa raggiunta lo scorso giugno in conferenza Stato-Regioni che prevede il rinnovo del fondo per la riduzione dei costi per le famiglie nelle mense che usano prodotti biologici.
Ricerca e incentivi
Per garantire la trasparenza e l’affidabilità nei confronti dei consumatori, AssoBio ha proposto al ministero delle Politiche Agricole di adottare un’unica piattaforma di tracciabilità dal campo alla tavola, di migliorare la sostenibilità alimentare investendo nella ricerca con lo scopo di verificare scientificamente gli effetti positivi, non solo sul territorio per tutelare la biodiversità, ma anche quelli benefici sull’organismo umano derivanti dall’alimentazione biologica. Per questo si richiedono sostegni economici per le neo-mamme (fino a quando i figli non compiano tre anni) che decidono di acquistare prodotti biologici. Sono quindi molte le idee che attendono valutazioni e risposte, nella consapevolezza che l’agricoltura biologica possa essere un tassello chiave in un mondo che ha deciso di cambiare.
Fonte: Corriere della Sera – Assobio