Allarme FederBio: la GDO premia le aziende grandi, i piccoli sono al collasso 

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Se continua così, tra le vittime del Coronavirus rischia di esserci anche il settore agribio italiano. L’allarme è stato lanciato da Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

“I problemi principali in questa emergenza sono legati al moltiplicarsi delle difficoltà di vendita da parte degli agricoltori. Il decreto Cura Italia non ha vietato i mercati rionali, sbocco principale dei produttori bio, ma molti sindaci sono intervenuti vietando i mercati all’aperto. E così le aziende, soprattutto quelle che producono il prodotto fresco che hanno come canale principale questo mercato, stanno rischiando (almeno in alcune zone; a Bologna, per esempio, mentre scriviamo i mercati rionali sono stati riaperti, ndr) di buttare via il raccolto”, dichiara Mammuccini.

Il settore soffre come altri, forse più di altri. “Le aziende bio che lavorano con la ristorazione pubblica, come mense aziendali e scolastiche, sono ferme: è tutto chiuso e non hanno sbocco nemmeno nei mercati che assorbano il prodotto – sottolinea la presidente -. Per non parlare dei produttori in zone collinari di qualità, quelli che rifornivano i ristoranti con prodotti di qualità come formaggi e salumi: anche qui, la ristorazione è chiusa e tutto si è fermato”.

Altri problemi riguardano chi lavora per l’agriturismo, per le fattorie didattiche. “Semplicemente non lavorano, come chi ha a che fare col vino”, commenta Mammuccini. Una parziale consolazione arriva dalla grande domanda di prodotto agroalimentare, anche biologico, che viene smaltita dalla GDO, il cui trend delle vendite a valore da gennaio al 22 marzo 2020 è aumentato del 10,9% rispetto allo stesso periodo del 2019: nel periodo pre-covid, ossia dal primo gennaio 2020 al 16 febbraio faceva +4,1%, performando comunque meglio rispetto a quanto registrato nella coda 2019; nel periodo post-covid, ossia dal 17 febbraio al 22 marzo 2020 è schizzato a +20,1%. 

“Ma il mercato della GDO valorizza solo le aziende più grandi: chi lavora sulla qualità, i distretti di filiera corta, sono in difficoltà”, spiega Mammuccini. Sul cosa fare la presidente è decisa: “Scriviamo all’ANCI, l’Associazione nazionale dei Comuni, per riaprire i mercatini rionali. Ma stiamo anche raccogliendo le principali criticità per provvedimenti strutturali da prendere, in modo da poterne parlare al governo. Questa è una crisi economica senza precedenti che necessita di interventi mirati per singole specificità, almeno nel nostro caso. C’è bisogno subito di manodopera per le aziende ortofrutticole che non riescono a raccogliere il prodotto”.

L’altro capitolo, ugualmente importante per il futuro del settore, è quello della legge sul biologico, ferma in Parlamento dal 2018. “Abbiamo bisogno di investimenti per ricerca, innovazione e formazione, in modo da rafforzare le produzioni bio e innovare un settore che può essere traino anche per il resto dell’agricoltura. E abbiamo bisogno di interventi strategici per fare sistema”, sottolinea Mammuccini.

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