Economia circolare e Made in Italy: il Biologico come motore di competitività

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“La circolarità può favorire la competitività del Made in Italy. E il Made in Italy bio può essere uno strumento straordinario per rafforzare questa competitività”. Lo afferma a GreenPlanet la presidente di Federbio, Maria Grazia Mammuccini, intervenuta alla settima conferenza nazionale sull’Economia circolare, centrata sul tema “Circolarità per il rilancio del Made in Italy”, svoltasi presso la Biblioteca nazionale a Roma

Come emerge dal Rapporto 2025 sull’economia circolare del Circular Economy Network, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Enea e illustrato in apertura della conferenza da Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, l’Italia mantiene il suo primato per livelli di circolarità, in seconda posizione dopo i Paesi Bassi tra i 27 Paesi UE ma in prima posizione nel confronto con le altre principali economie europee (Germania, Francia e Spagna). E aumenta la produttività delle risorse, con un miglioramento del 20% rispetto al 2019. Allo stesso tempo, però, la dipendenza dalle importazioni di materiali rimane elevata. Nel 2023 è stata pari al 48% del fabbisogno complessivo, valore nettamente superiore a quello dell’UE, che nello stesso anno si è attestato al 22%. Il Rapporto evidenzia inoltre la necessità di accelerare. perché un aumento della circolarità – con una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e un incremento dell’uso di materie prime seconde – può contribuire a rilanciare il Made in Italy e migliorare la competitività delle imprese.

A rendere l’Italia leader nelle performance di circolarità ci sono alcune filiere in primo piano, come il settore biologico, definito dalla presidente di Federbio, un “campione di circolarità”. “Come dimostrano i dati Fibl (Research Institute of Organic Agriculture), le ricadute del biologico in termini di circolarità sono notevolissime. – ha osservato Mammuccini – Due punti su tutti, innanzitutto la fertilità del suolo: i dati indicano il 26% in più di humus, il 90% in più di presenza di lombrichi, l’83% in più di attività biologica del suolo e questo significa che la rigenerazione del suolo e quindi la circolarità dei nutrienti è il fondamento del biologico, Un concetto fondamentale di cui tenere conto, affinché nel futuro della politica agricola comunitaria vengano riconosciuti al bio i crediti di carbonio. L’evidenza scientifica ci dice che la fertilità del suolo bio aiuta contro il cambiamento climatico catturando carbonio e quindi è un elemento fondamentale che deve essere riconosciuto. Il secondo punto è che il bio presenta il 50% in meno di consumi energetici e questo è un altro elemento fondamentale che deve portare a sostenere il settore dal punto di vista delle politiche pubbliche, dando per esempio la priorità negli appalti pubblici alle mense bio, ma anche sul piano della fiscalità, portando al minimo l’Iva sui prodotti in modo da aiutare i consumi interni. Insomma, il biologico può dare un contributo fondamentale alla circolarità e alla rigenerazione del suolo, è un punto su cui dobbiamo lavorare anche per il rafforzamento delle politiche del futuro”.

Abbiamo chiesto a Maria Grazia Mammuccini in che modo le filiere sostenibili e circolari possono servire al rilancio del Biologico Made in Italy. Questa la risposta: “In diversi modi, per quanto riguarda il biologico, la sensibilità in questa direzione è sempre più forte e, fornendo ai consumatori l’informazione corretta sui plus del biologico, si può favorire il consumo e dare una spinta alla competitività. Ma l’altro punto della competitività del Made in Italy circolare, come io considero il bio, è che si può raggiungere una diminuzione dei costi di produzioni – vedi la circolarità a livello mangimistico o sull’ uso del compost – e al tempo stesso ci sono altri aspetti che possono favorire anche la diversificazione, per esempio le energie rinnovabili, assicurando vantaggi competitivi alle aziende”.

Cristina Latessa

Notizie da GreenPlanet

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