Toscana, una start-up nel settore agricolo e vitivinicolo dove le nuove generazioni mirano al bio

Tenuta Emma

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Il fulcro dell’azienda risiede nell’unità familiare, con zii e nipoti che si sono uniti per avviare una start-up nel settore agricolo e vitivinicolo. Terra, sudore e una miriade di progetti sono stati investiti in questa impresa. Matteo Chini, un giovane di 28 anni appena laureato in viticoltura ed enologia, rappresenta il motore pulsante della società agricola Tenuta Emma, trovando fertile terreno nelle campagne di Montespertoli su cui basare il suo progetto.

In collaborazione con sua sorella Giulia, 31 anni, e gli zii Maurizio e Cecilia Michelacci, il giovane imprenditore ha scelto l’Empolese Valdelsa come luogo in cui far prendere forma e sostanza alla loro impresa: un vigneto improntato sul biologico. Da Signa, i quattro soci hanno puntato tutto su un terreno tra la tenuta di Paterno e quella di Coribinaia, sul versante di Montespertoli rivolto verso Empoli. Dieci ettari di terra, di cui quattro destinati al vigneto Chianti Docg e sei ad uso colturale. È partita da zero: dopo mesi di duro lavoro, il team di esperti del settore agricolo, assistito dal dottor Gianfranco Nigi della Fattoria di Maiano, è pronto per iniziare questa nuova avventura imprenditoriale.

Maurizio e Cecilia Michelacci raccontano: “Fin da piccoli siamo cresciuti in un ambiente contadino a Ginestra, zona Carcheri. La nostra famiglia gestiva terreni in affitto, producendo olio e vino. Abbiamo sempre avuto l’idea di avviare un’attività simile tutta nostra”. Ora è il momento della nuova generazione, con i nipoti pronti a svolgere un ruolo fondamentale.

Questa attività innovativa prevede anche un impianto orticolo sperimentale e la riqualificazione dei vigneti esistenti in un territorio naturalmente adatto alla produzione di vino Chianti Docg. “Il nostro obiettivo alla Tenuta Emma è produrre vino e ortaggi di alta qualità. Gradualmente, miriamo a una produzione biologica; i nostri attuali vigneti hanno oltre 20 anni, ma stiamo considerando di sostituirli con vitigni adatti non solo al Chianti. Vogliamo sperimentare con varietà che rispondano a esigenze di mercato attualmente non soddisfatte, come le bollicine o i rosati veneti non ancora sviluppati in Toscana. Il nostro obiettivo è conquistare anche la clientela internazionale entro 5 anni”.

Fonte: La Nazione

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