Il Monitor Ortofrutta di Agroter, realizzato da un pool di giovani ricercatori coordinati dal professor Roberto Della Casa, si è fatto promotore di un Osservatorio Salute&Benessere per lanciare quella che è stata chiamata la ‘guerra per le quote di zuccheri’.
In altre parole: perché non sostituire almeno parzialmente l’eccessiva quota quotidiana di prodotti raffinati ricchi di zuccheri aggiunti, con l’ortofrutta? La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità si è lanciata in questa direzione e ha proposto il dimezzamento quotidiano del consumo di zucchero aggiunto.
Ecco le domande che l’Osservatorio si è posto e le risposte che ha dato.
Prima domanda: perché l’ortofrutta si deve confrontare con gli alimenti che forniscono zuccheri e non con altri alimenti?
Perché sono i prodotti in concorrenza diretta per volumi, per occasioni di consumo e per valori nutrizionali. La frutta entra in competizione con snack, dolciumi, cereali per la prima colazione, prodotti da forno, biscotti e gelati negli stessi momenti: prima colazione, spuntini fuori pasto e chiusura dei pasti. La verdura entra in competizione con pasta, riso, pane e prodotti da forno come grissini, cracker e snack salati nelle occasioni di consumo dei piatti principali, contorni e snack salati. Infine, spremute e centrifugati entrano in competizione con succhi e bibite zuccherate.
Seconda domanda: perché ‘sostituire’ e non ‘integrare’?
Perché è anacronistico anche solo immaginare che in un Paese sviluppato come l’Italia i cittadini aumentino il quantitativo di cibo consumato; più realistico invece è pensare di sostituire alimenti meno sani con alimenti più sani, a parità di quantità giornaliere consumate. Scatenando cioè una vera e propria competizione per ‘le quote di pancia’.
I dati sui consumi elaborati da Agroter evidenziano come un italiano consumi mediamente 303 grammi di frutta e verdura al giorno. Solo quindici anni fa (anno 2000) la quota era di 361 grammi. Se si pensa che l’ideale consumo di ortofrutta per una corretta alimentazione dovrebbe essere oltre i 500 grammi, è chiaro che stiamo andando nella direzione sbagliata.
Ma se questo trend decrescente è noto, meno lo sono i costi in termini di spesa socio-sanitaria che sarebbe possibile ridurre per le sole malattie cardiovascolari, quelle prese in considerazione nello studio, patologie dove si è dimostrato in modo consistente sul piano epidemiologico l’effetto preventivo dell’ortofrutta. Se il calo dei consumi negli ultimi 15 anni non fosse accaduto si sarebbero potuti risparmiare ben 3,4 miliardi di euro oltre a prevenire 52 mila potenziali decessi da patologie cardiovascolari.
Sempre secondo i dati elaborati da Agroter e rimanendo in tema di contenimento della spesa sanitaria, invertire il trend decrescente e ritornare ai consumi di 15 anni fa (361 grammi di ortofrutta/giorno pro-capite), porterebbe, nei prossimi 8 anni, a risparmi collegati alle spesa sanitaria per le sole patologie cardiovascolari quantificabili in 3,3 miliardi di euro, mentre se si raggiungesse il traguardo più ambizioso, quello dei 503 grammi (+200g) sempre nello stesso lasso di tempo, si potrebbe cumulare un risparmio di ben 8,9 miliardi di euro. In sintesi, queste elaborazioni fanno emergere come, con un incremento di 200 grammi di consumo procapite di ortofrutta al giorno, si potrebbe ridurre la spesa sanitaria annuale a nove zeri solo per le cardiopatie e, contemporaneamente, salvare le vite di decine di migliaia di italiani.
Peccato che la realtà vada in tutt’altra direzione. Non solo per l’andamento dei consumi ma anche per ciò che il consumatore percepisce. Secondo i risultati del Monitor Ortofrutta 2014 di Agroter, su un campione di 2.000 intervistati rappresentativo della popolazione italiana, netto è lo scostamento fra il percepito e la realtà in tema di consumi di ortofrutta: solo il 9% ritiene di aver contribuito al calo dei consumi che si è registrato nel 2013 ed è purtroppo proseguito nel 2014, mentre il 21% addirittura parla di un aumento dei consumi.
E’ evidente che o gli italiani hanno una percezione errata di ciò che fanno o stanno barando per fare bella figura, dimostrandosi almeno a parole sensibili al coro di sollecitazioni che invitano ad un maggior consumo di frutta e verdura. Per la stragrande maggioranza, invece, che si bea di una costanza di consumo, la realtà è una strisciante riduzione non percepita. Altri dati vanno in questa direzione, evidenziati nella stessa analisi.
La realtà ha visto nel corso del periodo preso in esame una diminuzione dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli, secondo il 64% degli intervistati invece si è registrato un incremento dei prezzi dell’ortofrutta. Non solo: i dati Istat evidenziano come il 45% della popolazione italiana risulti avere dei problemi con il peso (11% obesi, 31% sovrappeso, 3% sottopeso) mentre secondo l’analisi del Monitor l’87% degli intervistati afferma ‘candidamente’ di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata.