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“A livello nazionale è indispensabile promuovere una catena incentivante per aumentare i consumi biologici”.
È quanto ha dichiarato il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni, intervenendo al convegno inaugurale di  B/Open, promosso da Veronafiere (vedi news), dedicato al tema “PNRR, filiera agroalimentare sostenibile e biologico: politiche e strategie di sviluppo”.

“Raggiungere entro il 2030 il 25% di superficie SAU a coltivazione biologica – ha proseguito – è un obiettivo prioritario contenuto nella nuova PAC ma a questo, bisogna aggiungere investimenti in comunicazione che sostengano la filiera biologica e il consumo responsabile. Muovendoci su questo doppio binario – ha continuato – da un lato si attiveranno i consumi dei prodotti bio e dall’altro i produttori e gli agricoltori saranno incentivanti ad investire risorse in coltivazione green, creando un volano di sviluppo sostenibile fra domanda e offerta. Questa catena di raccordo – ha concluso Battistoni – farà aumentare naturalmente la superficie SAU italiana e ci permetterà di proseguire celermente verso gli obiettivi del Green Deal europeo”.

“Proprio perché il biologico è uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità – ribadisce dallo stesso palco il presidente della CIA – Agricoltori Italiani Dino Scannavino –  il settore deve diventare protagonista del piano nazionale di ripresa e resilienza, accompagnato da risorse e progetti specifici e sostenuto da innovazione e ricerca. Prima di tutto, però, occorre approvare finalmente la legge sul biologico, dopo anni di attese e sollecitazioni, che ha avuto l’ok dal Senato ma ora è di nuovo ferma alla Camera per il via libera definitivo”.

Della stessa opinione il presidente della Copagri Franco Verrascina, che ha sottolineato come “Il paradigma dell’agricoltura biologica incarna i più recenti orientamenti comunitari in materia di sostenibilità. Per tale ragione – ha aggiunto – dal lato della produzione, diventa fondamentale approfittare delle grandi possibilità offerte dal PNRR, puntando su interventi strutturali che vadano a privilegiare la realizzazione di accordi di filiera e l’aggregazione attraverso le OP, nella logica di accordi interprofessionali con la GDO e con i mercati all’ingrosso. Parallelamente – ha concluso – bisognerà continuare a investire sulla ricerca, con il fine ultimo di promuovere l’economia circolare, ridurre l’impatto ambientale e contrastare il climate change”.

“L’agricoltura europea è oggi al centro di tre grandi sfide: ambientale, salutistica ed economica, ma questo non deve essere visto come un problema o come una sorta di intralcio alle imprese perché rischia di farci perdere competitività, bensì come il nostro fine, la nostra mission. Noi produttori cooperatori facciamo agricoltura per migliorare l’ambiente, per produrre cibo sano e per dare lavoro”. Ha infine sintetizzato lo scenario Francesco Torriani, coordinatore del settore Biologico di Alleanza Cooperative Agroalimentari. “Non dobbiamo dimenticare – ha aggiunto – che fino ad oggi, tutta la politica agricola europea alla base delle misure agroambientali è stata svincolata dagli aspetti legati al mercato e fin quando il biologico è stato una nicchia ciò poteva andar bene, ora no. Ecco perché il nostro Paese dovrà porre grande attenzione all’Asse 1 del Piano d’azione europeo per l’agricoltura biologica – ha concluso – ovvero alle azioni in grado di far aumentare la domanda di prodotti biologici: bene quindi le campagne di educazione alimentare e di cambiamento degli stili di vita, ma anche ad altre iniziative con finalità commerciali che sostengano appunto il consumo di prodotti biologici sia nei consumi domestici che collettivi”.

La Redazione

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