Si è tenuta settimana scorsa a BolognaFiere Slow Wine Fair, il primo incontro internazionale della Slow Wine Coalition, che riunisce realtà firmatarie del manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto. La Slow Wine Fair ha, quindi, riunito per la prima volta centinaia di produttori e operatori della filiera del vino provenienti dall’Italia e dall’estero.
In quei giorni abbiamo fatto visita a diversi stand e intervistato tre delle aziende partecipanti, la cui produzione è interamente biologica. Abbiamo chiesto a queste aziende che cosa rappresenti per loro il biologico e che opportunità abbia costituito questa fiera.
AZIENDA ANTONELLI SAN MARCO
La prima è l’Azienda Antonelli San Marco, costituita da 175 ettari in un corpus unico al centro della zona Docg di Montefalco. Da oltre 130 anni la famiglia Antonelli coltiva i vigneti di San Marco. L’azienda vinifica solo uve di propria produzione, da agricoltura biologica e offre anche ospitalità enoturistica nell’antico Casale Satriano, che comprende 6 appartamenti dotati di piscina, circondati da vigneti e da un panorama unico, a un passo dai più bei borghi medievali umbri.
La vinificazione e la successiva svinatura avvengono per gravità, al fine di preservare la ricchezza polifenolica dei vini. La raccolta avviene in modo esclusivamente manuale. Dalla vite alla bottiglia viene eseguito un percorso di ricerca e miglioramento continuo, secondo lo stile dell’azienda, volto alla tipicità e all’equilibrio, alla bevibilità e all’eleganza, più che alla potenza, con estrazioni delicate e un uso moderato del legno. I vini prodotti con questo stile, in particolar modo il Sagrantino, non sono vini immediati; si giovano di prolungati affinamenti in bottiglia, hanno interessanti evoluzioni nel lungo periodo.
Le varietà coltivate sono esclusivamente tipiche della zona. Quelle a bacca rossa sono soprattutto Sagrantino e Sangiovese, e infine Montepulciano, mentre quelle a bacca bianca, il Grechetto e il Trebbiano Spoletino. Sagrantino deriva dal latino sacer: “vino sacro” destinato al consumo durante le feste della tradizione cristiana.
“Il Montefalco Rosso 2019 rappresenta attualmente un terzo della produzione totale”, precisano.
Per quanto riguarda i canali di vendita, “il 40% della produzione va in GDO, il resto enoteche e ristoranti”.
In che modo si è inserito il biologico nell’operatività di questa azienda? “L’idea del biologico nasce nel 2009, ma già allora l’agricoltura era molto naturale”, ci spiegano.”Con la vendemmia 2012, la produzione dei nostri vigneti ha superato i 3 anni di conversione ed è ufficialmente certificata bio“.
Perché interamente bio? “La scelta di essere bio è motivata dalla volontà di perseguire l’obiettivo della qualità totale, intesa non solo come salubrità del prodotto e rispetto dell’ambiente, ma anche come valorizzazione della espressività territoriale della nostra produzione”.
Per l’Azienda Antonelli San Marco, lavorare in biologico significa dedicare attenzione al benessere dell’intero agrosistema, pensare al vigneto come ad un ecosistema vitale in cui tutti gli elementi che lo compongono sono in equilibrio tra loro. Si tratta di un equilibrio raggiungibile “stimolando la vitalità del terreno e migliorandone la qualità, favorendo l’autoregolazione delle singole piante e riducendo gli apporti esterni”.
Date queste premesse, “Slow Wine Fair, per un’azienda come la nostra, rappresenta un’ottima vetrina”.
MANNUCCI DROANDI
La zona del Chianti: ecco l’origine della seconda azienda intervistata. Parliamo dell’azienda Mannucci Droandi di Montevarchi (AR), biologica dal 2000. Un’azienda che trae origine dalle tradizioni agricole e vinicole di due famiglie, i Mannucci, piccoli proprietari terrieri in Valdarno e i Droandi, prima agricoltori in Carmignano e poi a San Giustino Valdarno.
Mannucci Droandi è gestita dalla Società Agricola Nuova Agricoltura SRL, con amministratore unico Maria Grazia Mammuccini, anche Presidente FederBio, a sua volta proveniente da un’antica famiglia di agricoltori. Il responsabile dei vigneti e della cantina è Roberto Giulio Droandi.
Le uve vengono vinificate in azienda. Per quanto riguarda i vitigni, domina il Sangiovese, sia nei vecchi, che nei nuovi impianti. “Coerentemente con la scelta di salvaguardare la biodiversità, da tempo l’azienda collabora con l’Unità di Ricerca per la Viticoltura di Arezzo, grazie alla realizzazione di un vigneto sperimentale nel quale sono stati piantati vecchi vitigni un tempo diffusi nella zona ed ora a rischio di estinzione. Alcuni dei vitigni più interessanti, come Foglia Tonda, Barsaglina, o Pugnitello sono stati riprodotti e piantati in quantità nei nostri vigneti, per arricchire e caratterizzare gli uvaggi e, vinificati in purezza, per restituirci la possibilità di provare sensazioni ormai dimenticate”, spiega Maria Grazia Mammuccini.
Si attesta sulle 70.000/80.000 bottiglie la produzione annua di questa azienda. “Per un’azienda piccola è essenziale fare qualità”, così Mammuccini racconta il requisito fondamentale per una piccola azienda che voglia affermarsi nel mercato. E aggiunge: “Oggi i vini più interessanti li trovi nelle medie piccole aziende”.
Il 60% della produzione viene distribuito all’estero, tramite export verso USA, UK, Parigi, Belgio, Giappone, Singapore. Circa il 20% viene distribuito in ristoranti ed enoteche tra Arezzo, Siena e Firenze o in mercati contadini. L’azienda organizza anche degustazioni in cantina, con la possibilità di acquisto direttamente in cantina.
Maria Grazia Mammuccini ha le idee chiare su che cosa Slow Wine Fair possa rappresentare: “è il luogo giusto dove stare, per questi vini di vignaioli”. Nello specifico, Slow Wine Fair “offre un’occasione per cercare nuovi spazi di mercato e di scambio in una rete del settore, composta da produttori e addetti ai lavori, orientata a determinati valori”.
Una nota di merito viene rilevata, inoltre, a proposito dei contenuti arricchenti emersi nel corso degli incontri organizzati da SlowFood.
AZIENDA AGRICOLA GIORDANO LOMBARDO
L’azienda Giordano Lombardo di Gavi (AL), biologica e biodinamica, è la terza azienda intervistata. Il logo è costituito dai simboli che evocano i quattro elementi: fuoco, aria, acqua, terra. Collocata in una posizione favorevole, si estende su di una superficie di 23 ettari. Di quest’estensione, solamente 13 ettari sono dedicati a vigneto. Il resto? È bosco, perché “la biodiversità va preservata”, ci spiega il titolare.
Giordano Lombardo, prima di dare avvio a quest’attività, lavorava come tecnico enologo ed era dipendente di un’altra cantina. “Il mio sogno era quello di produrre il vino in modo naturale, e così nel 2000 ho lasciato il lavoro”, spiega.
Da allora cerca di ideare e realizzare buone pratiche in vigna. “I valori a cui mi ispiro sono la sensibilità, la fantasia e lo spirito di osservazione”. Lombardo cerca di portare i clienti in azienda e offre loro la possibilità di conoscerla meglio, percorrendo i sentieri presenti nei boschi: “i sentieri sono un valore che va messo a frutto”.
“Il mercato del vino è stato interessato sicuramente da un trend di crescita, ma la reale crescita nasce dal basso e sta nella consapevolezza del consumatore”, afferma.
Lo stesso vale per il bio, in cui Lombardo crede fortemente al punto da desiderare che questo prenda sempre più piede, indipendentemente dai suoi vini: “Mi cercano perché sono bio e se qualcuno apprezza il bio tramite i miei vini, e poi, grazie a questo, decide di comprare ancora bio in un’altra realtà sono contento, perché con tante gocce si fa il mare”.
I vitigni da cui nascono i vini dell’azienda Giordano Lombardo sono i vitigni autoctoni Cortese di Gavi e Barbera, coltivati con il metodo biodinamico per un prodotto naturale di qualità. Nel cuore dei vigneti, poi, si trova il ristorante OsteriaGavi dove è possibile gustare piatti tipici locali e rilassarsi in piscina.
Sono 60.000 le bottiglie prodotte in un anno e metà di queste sono destinate all’export.
Perché questa azienda ha partecipato a Slow Wine fair? “È la prima manifestazione a cui partecipiamo, abbiamo scelto di essere qui perché ci ritroviamo nello spirito che anima questa fiera, che rappresenta per noi un mezzo per condividere i nostri valori”.
Stefania Tessari