Sette minuti ben costruiti ma incompleti

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Non è che l’inizio. I sette minuti sul falso biologico italiano andati in onda su uno dei principali canali televisivi tedeschi (la tv ARD di Monaco) ieri sera alle 21,45 nella popolare trasmissione Report, seguita da milioni di telespettatori, avranno sicuramente un impatto negativo sui consumi e sulle esportazioni made in Italy nel più importante mercato biologico europeo, la Germania appunto.

Non è che l’inizio perché la stampa tedesca ha rialzato le orecchie sull’argomento a oltre un mese della prima diffusione della notizia dell’inchiesta ‘Gatto con gli Stivali’ della Guardia di Finanza di Verona sul grosso giro di falso biologico che ruotava attorno all’azienda Sunny Land con sede a Legnago (Verona) coinvolgendo soprattutto il settore delle farine e di altre materie prime ‘bio’ in parte provenienti dalla Romania.

Lo stesso autore del servizio giornalistico, assolutamente ben costruito, Karl Hoffmann, ci ha detto che molto probabilmente tornerà sull’argomento nelle prossime settimane. 

Ieri sera sono finiti sulla ‘graticola’ Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, un esponente del ministero dell’Agricoltura e un rappresentante della società di certificazione Suolo e Salute, che hanno faticato a spiegare come sia possibile che truffe di proporzioni così grandi passino inosservate ai controlli.

Ma chi controlla il biologico in Italia se succedono cose del genere? si è chiesto Hoffmann e le risposte che ha ricevuto non sono state sufficienti a convincere lui e i telespettatori. Il giornalista ha scoperto chi importava in Germania i prodotti commercializzati dalla Sunny Land e da altre società coinvolte e ha intervistato un importatore tedesco, anche lui in evidente stato di imbarazzo.

Ora, è chiara una cosa, sostiene lo stesso Hoffmann: se il biologico non è sempre sicuro, non rispetta sempre gli standard che vengono reclamizzati, come può il consumatore giustificare l’acquisto di un prodotto più caro di un prodotto convenzionale?

Il rischio è che in Germania – e in altri Paesi – si diffonda l’impressione che nel biologico esista una ‘zona grigia’, priva di reali garanzie, piuttosto ampia con il risultato che si rafforzi una tendenza oggi non di moda, il bio-scetticismo, il ‘partito’ dei ‘bio-scettici’. Questa conclusione è però errata.

I sette minuti del Report tedesco hanno messo in luce le trame di un’inchiesta su una truffa. Uscire dai contorni dell’inchiesta per generalizzare sarebbe un colossale errore. Si farebbe torto a quelle infinite realtà del biologico italiano che non solo rispettano gli standard e le regole ma spesso vanno oltre, fanno di più, arrivano all’eccellenza. C’è quindi da augurarsi che le telecamere tedesche allarghino l’orizzonte delle riprese a una realtà più vasta e alla fine interessante perché quei sette minuti sono stati sì ben costruiti ma anche largamente incompleti.

Antonio Felice

editor@greenplanet.net

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