Romano (AIAB): il protocollo con Equalitas va a sostegno della sostenibilità vera, certificata da un Ente terzo

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Un protocollo che nasce dall’esigenza per il settore biologico di confrontarsi con altri standard e parametri della sostenibilità che non sia solo quella ambientale. Con questo intento AIAB ha siglato un protocollo con Equalitas, standard che affronta la sostenibilità nel vino secondo i tre pilastri sociale, ambientale ed economico, “che porterà alla sperimentazione di altri parametri di sostenibilità da coniugare con il biologico”, spiega a GreenPlanet il presidente AIAB, Giuseppe Romano. “Perchè sulla sostenibilità ambientale il biologico c’è – aggiunge Romano – ma su quella sociale non ha mai voluto fare i conti con se stesso, anche se le aziende bio sono notoriamente più sensibili nel rispetto di persone, animali e cose. Il protocollo con Equalitas vede dunque questa prima sperimentazione di altri parametri di sostenibilità da coniugare con il biologico”.

“Progetti come questi vanno nella direzione di valorizzare il settore” – ha dichiarato il sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste Luigi D’ Eramo intervenendo alla firma del protocollo, sottoscritto dal presidente AIAB, Giuseppe Romano, sottoscritto da Romano e dal presidente di Equalitas, Riccardo Ricci Curbastro, che verrà presentato questo pomeriggio a Roma durante un incontro dal titolo “Una nuova sfida allo sviluppo sostenibile: l’informazione trasparente e corretta”.

“Questo protocollo giunge in un momento estremamente strategico per il settore biologico – osserva ancora a GreenPlanet il presidente Romano – Siamo infatti in un momento storico in cui il bio si è affermato sia come metodo di coltivazione, gli è stata infatti riconosciuta importanza da un punto di vista ambientale e tecnico agronomico nella produzione agroalimentare, sia come strumento politico per il raggiungimento dei target climatici fissati dalla UE”.

– Presidente, l’agricoltura italiana è tra le più sostenibili in UE, vanta la maggiore superficie coltivata a bio. Ma si può fare di più?

“Si può sicuramente fare di più, l’Italia parte da una posizione di vantaggio, siamo intorno al 17% di superficie biologica, dobbiamo fare un upgrade teoricamente di 9 punti percentuali secondo gli obiettivi UE. Riflettiamo su chi può darci quei 9 punti percentuali. Ci sono aziende importanti della produzione primaria da convincere, convincerle che il nostro strumento funziona, che abbiamo quanto serve a garantire alle aziende che decidono di convertire le propria superficie a biologico che ci sono gli strumenti per crescere”.

– Presidente, un’impresa possibile?

“È un’impresa possibile in cui rivestirà un ruolo strategico l’assistenza tecnica, uno dei punti caldi su cui abbiamo indirizzato il ragionamento del piano d’azione strategico del biologico. Non ci mancano i tecnici esperti in agricoltura biologica, sono a disposizione e sono bravi”.

– AIAB è molto attiva nel dialogo con i consumatori, quali iniziative bollono in pentola?

“Oltre alla “Spesa bio”, con cui tutti i venerdì diamo informazioni al consumatore su dove trovare al mercato i prodotti freschi di ortofrutta bio più economici, le attività pensate per i consumatori saranno ancora più intense il prossimo anno. Posso anticipare che si intensificheranno gli incontri tra consumatori e aziende agricole nei due strumenti fondamentali che AIAB ha sempre messo a disposizione: “La Bio Domenica”, giornata in cui le aziende vengono in città e ci sono mostre mercato dedicate, e “Primavera Bio” in cui le aziende agricole aprono ai consumatori”.

– La tutela del consumatore anche nelle finalità del protocollo siglato con Equalitas?

“Certamente, con questo protocollo ci proponiamo di far emergere un prodotto che, se si fregia del termine di sostenibile, sia una sostenibilità vera, certificata appunto da un Ente terzo. Il problema grosso è che oggi molte cose si definiscono sostenibili, tra cui il residuo zero. Sono sostenibilità date da disciplinari di secondo livello, autocontrollati, autodichiarati, ma non sono una garanzia per il consumatore, anzi creano solo tanta confusione. Allora cominciamo a tirare fuori dei marchi di sostenibilità in cui ci siano dei controlli effettivi e di Parte Terza. Fermo restando che sulla parte agricola, è il biologico il punto di partenza, mentre sugli altri parametri, siamo a disposizione, con soggetti come Equalitas”.

– Tra i produttori bio si sta diffondendo un certo sconforto, perché i prezzi alla produzione non hanno più la marginalità di qualche mese fa, facendogli perdere appeal rispetto al convenzionale. Lei che ne pensa?

“È un problema serio. Riscontriamo sempre che c’è una parte della popolazione disposta a pagare qualcosa in più per il bio ma il periodo socio-economico ora è veramente difficile. Sul prodotto biologico c’è un plus che dobbiamo tutelare per il produttore, evitando però la speculazione. Il problema non è la differenza di prezzo ma fare in modo che questa differenza di prezzo non sia una speculazione. Un sistema che ci potrebbe portare a ottimizzare la filiera produttiva, e quindi ridurre un po’ di costo per il consumatore e aumentare redditività all’azienda agricola, potrebbe essere l’organizzazione interprofessionale. Questo è uno strumento su cui AIAB sta lavorando, è previsto dall’articolo 14 della legge sul bio approvata lo scorso anno, e potrebbe essere uno strumento, in particolare sui prodotti ortofrutticoli, che riesce a garantire un prezzo dignitoso al produttore e un prezzo giusto al consumatore”.

Cristina Latessa

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