Il cibo biologico all’interno delle mense scolastiche è stato il tema al centro dell’intervento del presidente di AIAB Giuseppe Romano durante il Summit
dedicato alla ristorazione pubblica virtuosa, sana e sostenibile, organizzato da FoodInsider lo scorso martedì 26 marzo.
Negli ultimi anni sono sempre di più i bambini che hanno la possibilità di mangiare biologico nelle mense scolastiche, grazie al Decreto-legge del 24 aprile 2017, che ha istituito il “Fondo per le mense scolastiche biologiche” pari a 5.000.000 euro, destinato ai servizi che rispettano standard bio.
Un programma che alimenta un circolo virtuoso che a cascata si riflette sulla filiera produttiva e sul sistema socio-educativo nostrano. Questa iniziativa, infatti, permette non soltanto di far mangiare prodotti biologici ai più giovani ma anche di produrli, ricavandone tutti i benefici di cui l’ambiente e il nostro pianeta, più in generale, necessitano.
Il Fondo è destinato, nella percentuale dell’86%, a ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica e, nella percentuale del 14%, a realizzare iniziative di informazione e di promozione nelle scuole e di accompagnamento al servizio di refezione.
“Un servizio di mensa qualificato e certificato è di fondamentale importanza soprattutto per quelle fasce d’età che ad oggi non sono coperte, mi riferisco ai ragazzi delle scuole medie e superiori, sempre più vulnerabili a problematiche legate a disturbi alimentari o a una maggiore predisposizione al consumo di junk food”, ha dichiarato a Greenplanet il presidente di AIAB, sottolineando che “in un momento di crisi come quello attuale, il pasto in mensa diventa per molti l’unico completo e bilanciato. Bisogna vigilare affinché questo Fondo resti a sostegno delle Amministrazioni che vogliono investire su un’agricoltura a tutela della fertilità del suolo e che punta su un cibo salutare per i cittadini di domani”.
Infatti, ha spiegato Romano, “il bio rappresenta un prodotto di qualità sia per il settore sia per il territorio che lo produce, poiché implica il rispetto dei luoghi, della stagionalità, del benessere animale e dell’ambiente in generale. Mangiare bio rappresenta un atto che porta ad aprirsi ad una serie di ragionamenti che, in ambito educativo, si traduce in un percorso di conoscenza e consapevolezza da intraprendere insieme agli insegnanti. Una vera e propria educazione alimentare, che parte dal bio e comprende diverse tipologie di dieta in un’ottica sempre più inclusiva, intolleranze e scelte religiose comprese. In questo modo il cibo [bio] acquisirebbe anche un’importante funzione sociale”.
E ancora, l’utilizzo di prodotti biologici nelle mense scolastiche è fondamentale per l’introduzione di abitudini alimentari salutari nella nostra quotidianità. “Partire dai più piccoli – ha continuato Romano – permette di istruire ad uno specifico e corretto stile di vita”.
Una buona mensa, dunque, è quella che acquisisce i prodotti biologici dal territorio, crea filiere locali e diventa motore di sviluppo. “Ogni euro speso nel bio è un atto politico che comunica una scelta importante in termini di valori etici e sociali”.
“Una maggiore domanda di questo tipo di prodotti – conclude Romano – porterà a un aumento significativo della loro produzione. Un segnale del cambio di rotta che è necessario compiere verso la produzione biologica. Tuttavia, il problema resta quello dell’organizzazione delle filiere del biologico a causa della frammentazione con cui viene proposta la fornitura. Il nostro impegno come associazione di agricoltori è di lavorare affinché tali approvvigionamenti siano garantiti senza soluzione di continuità in un sistema ottimale per i produttori e i gestori delle mense a vantaggio dei ragazzi che usufruiscono del servizio”.
Chiara Brandi
