Il mercato finale della carne bovina biologica italiana si colloca attorno alle 8 mila tonnellate, per un valore, stimato in base ai prezzi al consumo, pari a 160 milioni di euro, ossia lo 0,8% della carne bovina complessivamente consumata.
La domanda è in crescita, anche in termini di quantità, sebbene il consumo di carne rossa sia in fase di contrazione, forte dell’aumento dell’interesse verso il biologico legato a una maggiore sensibilità del consumatore rispetto alla salute e all’alimentazione. Non si può tuttavia ignorare un problema, sottolineato da diversi operatori: parte dei consumatori biologici sono vegani o vegetariani, e vivono quindi con indifferenza la presenza di carne bovina biologica.
È quanto emerge dall’ “Analisi della catena del valore della filiera della carne bovina bio“, realizzata da ISMEA: una fotografia del settore zootecnico biologico mettendo in risalto le barriere alla crescita del comparto ma anche le opportunità per una sua valorizzazione.
Lo studio riporta analiticamente i costi e i ricavi sostenuti dagli attori lungo tutta la filiera, valorizzando i risultati di interviste sottoposte alle principali aziende biologiche rappresentative della filiera. Esso evidenzia una marginalità piuttosto bassa soprattutto per la filiera più intensiva che non commercializza direttamente il proprio prodotto.
D’altra parte emerge anche una diffusa difficoltà nella commercializzazione della produzione certificata, dovuta a una carente organizzazione della filiera e a una domanda del mercato che ancora non si è espressa pienamente.
La raccomandazione per uno sviluppo futuro è dunque rivolta a tutti gli attori della filiera affinché operino insieme per agevolare, ad esempio, le fasi della macellazione e lavorazione e migliorare la comunicazione al fine di invogliare il consumatore ad acquistare carne rossa biologica.