A Roma la prima Conferenza Nazionale del Bio per un confronto concreto e operativo tra attori del settore

Convegno AIAB

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“Avviare un dialogo stretto con tutto il sistema agroalimentare, andando oltre le referenze abituali, per arrivare al target del 25% per le superfici biologiche entro il 2030 fissato dalla UE che mi auguro possa essere raggiunto non solo a livello di superficie ma anche di mercato”. È con questa mission che il presidente di AIAB-Associazione italiana agricoltura biologica, Giuseppe Romano, ha organizzato presso la sede del Parlamento europeo a Roma la prima Conferenza Nazionale del Bio “Proposte e sfide per riportare l’Italia alla guida del Bio in Europa”, celebrando la Giornata europea del bio alla presenza di una qualificata rappresentanza politica e imprenditoriale del settore agroalimentare, dal presidente ISMEA Angelo Frascarelli all’ europarlamentare della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del PE, Salvatore De Meo, al presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini, il presidente di Assocertbio Riccardo Cozzo, il presidente di ODAF Roma (Ordine dei dottori agronomi e forestali) Flavio Pezzoli e, per il MIPAAF, Pietro Gasparri e Angelo Faberi.

E la volontà di un dialogo più stretto con la distribuzione commerciale dichiarata dal presidente AIAB, ha già trovato sponda presso il colosso dei mercati all’ingrosso italiani, Italmercati, con l’annuncio dato alla platea dal presidente Fabio Massimo Pallottini che “A breve, avremo i primi stand di biologico nei grandi Mercati italiani. Se vogliamo che questo settore faccia un salto di qualità, dobbiamo anche organizzare una logistica più vicina alle sue esigenze”.

L’Italia, ad oggi – ha osservato il presidente Romano aprendo il convegno – può ancora considerarsi un Paese leader del settore biologico, con oltre 2 milioni di ettari coltivati (il 17% del totale) e con oltre 76.000 aziende agricole. È innegabile, però, che soprattutto per quanto riguarda i dati di spesa, stiamo perdendo terreno con il resto dei Paesi europei. Da noi vengono spesi ogni anno poco più di 3 milioni di euro per l’acquisto di prodotti bio, mentre in Germania, ad esempio, quasi 15 milioni. Per questo abbiamo scelto la Giornata Europea del Bio per convocare la Conferenza Nazionale del Bio, un appuntamento che diventerà annuale è che spero possa servire concretamente a spronare gli attori del settore a creare le condizioni per cui il nuovo Governo possa essere operativo nel minor tempo possibile, così da procedere efficacemente nell’attuazione di precise strategie di sviluppo del settore biologico italiano. L’agricoltura biologica rappresenta, d’altronde, un metodo produttivo di importanza strategica per la transizione ecologica nazionale”.

“Oggi è poi impossibile – ha aggiunto Romano – non evidenziare come l’agricoltura biologica sia molto meno energivora del convenzionale e che porta con sé dei valori legati alla tutela dell’ambiente. Il bio, infatti, è una certificazione di processo e non di prodotto, ed è ciò che lo contraddistingue rispetto alle molteplici etichette di sostenibilità e prodotto a residuo 0 che si stanno ponendo come competitor, nonostante non ci sia alcuna norma ufficiale a supporto”.

Il nodo dei consumi stagnanti del cibo biologico è stato toccato anche dal presidente di ISMEA, Angelo Frascarelli, che ha osservato come “la semplice conversione delle azione alla produzione biologica non è sufficiente per la crescita del settore, che deve essere accompagnata da un aumento dei consumi e della domanda del cibo bio”. Anche il presidente di ODAF Roma, Flavio Pezzoli, ha sottolineato la necessità di trovare canali innovativi per incentivare i consumi”.

Dall’apertura commerciale e distributiva data al settore bio da parte dei mercati agroalimentari all’ingrosso è facile immaginare una sicura spinta per rinvigorire i consumi. “I mercati italiani stanno ragionando di scommettere di più su questo mercato – ha dichiarato Fabio Massimo Pallottini – Sinora la presenza di un punto vendita biologico all’interno di un mercato all’ingrosso era anche frenata da barriere normative, oggi in parte superate, e penso che a breve avremo nel mercato di Roma un primo punto vendita dedicato all’ortofrutta bio, sarà una cosa che darà una svolta importante della distribuzione di questo prodotti. Aggiungo che entro l’anno partirà un sistema di rilevazione prezzi settimanali del settore che sarà un passo importante per dare maggiore trasparenza al settore. E stiamo considerando le esperienze di altre città europee che hanno attivato mercati bio a disposizione del sistema commerciale e della ristorazione. Potremmo partire anche noi a Roma o a Milano”.

Che ci sia interesse per il settore bio da parte del pubblico è innegabile, lo ha sottolineato Pietro Gasparri del MIPAAF illustrando le linee del Piano di azione nazionale per l’agricoltura bio predisposto dal MIPAAF d’intesa con le associazioni di settore e le Regioni, indicendo anche una consultazione pubblica che ha riscosso un successo superiore alle previsioni , con oltre 1700 risposte giunte in larga parte – ha evidenziato Gasparri – da cittadini comuni. Un Piano che indirizzerà al meglio le politiche del settore – ha sottolineato il dirigente MIPAAF – e che, oltre a favorire la conversione a bio delle aziende agricole nazionali, comprese quelle nelle aree svantaggiate, si propone naturalmente di incentivare i consumi e valorizzare le produzioni tipiche italiane bio, viaggiando in linea con le 23 azioni riservate al settore secondo il Piano di strategia europea, e puntando in particolare su quelle ritenute più rilevanti per le esigenze del bio tricolore.

Cristina Latessa

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