Dallo spaccato del comparto ortofrutticolo bio tracciato dall’ultimo rapporto ISMEA emerge il ritratto di un settore pronto a raccogliere le nuove sfide.
Per quel che riguarda i dati strutturali, nel 2020 erano dedicati alla produzione di frutta e verdura bio 205.036 ettari (frutto di un incremento del +31% negli ultimi dieci anni) con un 16% di incidenza del bio sul convenzionale (stessa incidenza delle altre principali macrocategorie).
A livello di mercato, i consumi di ortofrutta bio degli italiani, secondo ISMEA, nel 2021 hanno toccato i 3,4 miliardi di euro, in leggera flessione rispetto al 2020 ma in crescita del 4,5% rispetto al 2019. Lo scorso anno, inoltre, l’incidenza delle vendite di biologico sulla spesa per l’agroalimentare è stata del 4% (invariata rispetto al 2020). Mentre riducendo l’orizzonte al solo comparto ortofrutticolo, l’incidenza del bio sul totale sale al 9,3%. Nel carrello della spesa bio frutta e ortaggi sono le categorie merceologiche più rappresentate (46,1% nel bio vs 20% nel convenzionale): sebbene nel triennio 2018-2021 il valore al consumo di ortaggio bio è cresciuto del 9% mentre quello della frutta bio è rimasto sostanzialmente stabile.
Un dato interessante che rileva ISMEA è che la quota più rilevante delle vendite di frutta e verdura bio viene realizzata nel canale ExtraGDO (negozi specializzati, mercati, vendita diretta):
Rispetto ai prezzi, il differenziale riconosciuto all’origine per il prodotto biologico e l’omologo convenzionale varia tra le diverse referenze; in alcuni casi arriva a un +40%, in alcuni invece tale delta non copre nemmeno i maggiori costi di produzione.
Invece, il prezzo a scaffale nel campione di prodotti biologici selezionato da ISMEA è rimasto piuttosto stabile negli ultimi quattro anni mentre il valore aggiunto lungo la filiera (differenziale di prezzo tra origine e consumo) è piuttosto elevato per la maggior parte dei prodotti analizzati. Gran parte del valore viene prodotto nella fase distributiva.