Naturland al Biofruit Congress di Fruit Attraction: “O mangeremo bio o non mangeremo affatto”

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Che le vendite di prodotti bio siano in fase discendente, è un dato di fatto ma “il cliente di domani non accetterà gli errori di oggi” che hanno portato al degrado del suolo e ad eventi climatici catastrofici dove “l’agricoltura ecologica può invece essere una parte importante della soluzione”. Parola di Steffen Reese, CEO di Naturland-Association for Organic Agricolture che, in occasione del 6.o Biofruit Congress, organizzato da Eurofresh Distribution e Ifema nell’ambito della giornata inaugurale di Fruit Attraction, ha messo l’accento sulla strategia della politica europea che in particolare sta favorendo la visione “green” dell’agricoltura e può quindi sostenere la ripresa del settore bio.

Nel 2022, secondo i dati Naturland sui canali di vendita in Germania, solo la GDO è rimasta in segno positivo nelle vendite di prodotti biologici, mentre tutti gli altri canali hanno accusato una flessione, in particolar modo i negozi specializzati. Ma il futuro, secondo Reese, non può che essere nel bio, perché “o mangeremo bio o non mangeremo affatto”.

Ma su cosa può far affidamento la Grande Distribuzione per aumentare le vendite bio? A rispondere alla domanda del moderatore del convegno, Pierre Escodo, direttore della Distribuzione Eurofresh & Asiafresh, è stata Sophie Pagnon, responsabile marketing di Ecoveritas. Secondo Pagnon, i prodotti di chi vende biologico devono essere trainati da “leadership, passione, onestà, gentilezza, impatto”, nella consapevolezza che “noi siamo i migliori”. In particolare, ha sottolineato Pagnon, indicando il modello vincente della Grande Distribuzione spagnola che va forte nelle vendite bio, “ci deve essere uno scambio mutevole con i fornitori, crescendo insieme e comunicando i valori espressi oltre il marchio UE del biologico, valori come il fair trade e gli acquisti locali”.

Il cibo bio può ben affrontare le sfide del futuro, ha sottolineato Miriam van der Waal, esperta di A-Insights (piattaforma di analisi e monitoraggio finanziario, ndr), se si torna su livelli normali di inflazione, come sembra peraltro stia accadendo, e se si ottiene una distribuzione più sostenibile del valore all’interno della filiera. “Fermo restando – ha aggiunto – che rimangono i fattori negativi delle oscillazioni di prezzo sui mercati e le limitazioni regolatorie”.

“Ma lo scenario della politica europea supporta il settore”, ha sostenuto van der Waal, ricordando che tra gli obiettivi del Green Deal c’è quello di arrivare a una produzione del 25% di agricoltura biologica entro il 2030. “L’influsso del Green Deal sul cibo convenzionale – ha aggiunto van der Waal – risulta peraltro negativo sul cibo convenzionale perché aumenta i costi di produzione e richiede innovazioni significative”. Nel frattempo i margini di profitto Ebit per le aziende bio intervistate da A-Insights nel 2022 sono stati veramente irrisori, lo 0,1% (dopo l’1,7% del 2021), mentre le aziende convenzionali hanno segnato un 1,9% in linea con il 2021.

Ma l’importanza di cibi sani e sostenibili è ben sentita dai cittadini, ha osservato l’esperto Fibl (Istituto di ricerche sull’agricoltura biologica, ndr) Michael Curran, evidenziando che in Svizzera si è svolta “l’Assemblea dei cittadini per la politica alimentare” da cui è emerso che c’è una crescente consapevolezza e richiesta di salute e salubrità nel sistema alimentare da parte dei consumatori che per questo chiedono alla politica di orientare le pratiche agricole verso la sostenibilità e di migliorare anche la situazione socio-economica degli agricoltori.

Cristina Latessa

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