La sconcertante realtà delle bio-mafie

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C’è una frase usata dagli inquirenti che stanno seguendo l’operazione ‘Green War’ sul falso biologico che fa riflettere e lascia subito sconcertati. Il ripetersi dei casi, l’allargarsi della truffa, ha fatto scrivere agli inquirenti che le aziende del biologico falso – citiamo un testo della Guardia di Finanza di pochi giorni fa – sono ‘da ricondurre a un vero e proprio paradigma nazionale’. Paradigma significa modello, riferimento, emblema. In questo caso, un modello, un riferimento, un emblema di cui non andare fieri ma di cui vergognarsi. Una vergogna nazionale. Attenti perché qui ci va di mezzo la credibilità del biologico.

E la credibilità è tutto, nel momento in cui uno dei noi, su un bancone di vendita, deve scegliere in libertà un prodotto convenzionale o un prodotto biologico che costa di più perché promette di più, perché è più naturale.

‘Costa di più’ è l’aspetto che attira i truffatori del bio. ‘E’ più naturale’ è l’aspetto che ci fa scegliere bio al momento dell’acquisto.

Se quel ‘più naturale’ è una truffa, non è vero, casca tutto, crollano i consumi e cascano tutti, la maggioranza degli onesti con la minoranza dei produttori e commercianti disonesti. Non siamo a questo punto ancora, per fortuna. Ma al crollo potremmo arrivare se non si pongono degli argini duri come rocce a difesa del biologico autentico.

Vorremmo approfondire perché il malaffare sta entrando sempre più nel biologico. E ci viene in mente la prima possibile ragione: il bio è un affare che cresce nel senso che i consumi di prodotti bio reggono alla crisi meglio degli altri, niente di più attraente per le mafie.

E poi c’è qualcos’altro di invitante: i controlli non vanno fino in fondo, non sono così capillari.

E’ già in uso il termine di eco-mafie, forse potremmo d’ora in poi coniare un termine nuovo: le bio-mafie. Forse c’è qualche cosa del genere dietro alla frase della Guardia di Finanza che lascia presagire che lo scandalo finora emerso sia poca cosa davanti alla realtà.

Antonio Felice

editor@greenplanet.net

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