Con il nome comune di Rosa mosqueta in Cile, il più importante paese produttore mondiale di olio di Rosa mosqueta, si identificano tre specie di rose: la Rosa canina, la Rosa moschata e la Rosa rubiginosa.
In generale, la Rosa mosqueta si presenta come un arbusto molto spinoso, foglie alterne, composte da 3-7 foglioline che emanano un lieve odore di mela; i fiori sono solitari o riuniti in piccoli gruppi e presentano cinque petali liberi, bilobati, di colore rosa o bianco-rosa. Dal ricettacolo del fiore, ingrossato e divenuto carnoso, si forma un ‘falso frutto’ detto cinorrode (in tutte le piante, il ‘vero frutto’ deriva dalla trasformazione dell’ovario fiorale).
La forma, il colore e le dimensioni dei cinorrodi variano molto nelle diverse specie di rosa: possono essere verdi, arancioni, rossi e quasi neri o blu, possono avere forma allungata o sferica ed essere ricoperti o meno di sottili aculei. I cinorrodi contengono al loro interno i “veri frutti” (acheni), di colore giallo o marrone, frammisti a peli. Ogni achenio contiene un seme.
La Rosa mosqueta (abbracciando con questo termine le tre specie prima menzionate: R. canina, R. moschata e R. rubiginosa) è originaria dell’Europa centrale (Polonia, Balcani, Ungheria, Russia e Caucaso), dell’Asia occidentale e dell’Africa. E’ stata introdotta in Cile durante la conquista spagnola e attualmente la sua coltivazione copre una superficie ampia, che si estende dal livello del mare fino ai 2000 metri di altitudine.
Il Cile è stato uno dei primi paesi dove la rosa selvatica è stata coltivata in modo intensivo. Fino a pochi decenni fa, questa rosa era considerata una pianta infestante, poi si è aperto il mercato degli infusi/the di Rosa canina. La polpa del cinorrode, commestibile, ha un elevato contenuto di vitamina C ed è spesso utilizzata per la preparazione di marmellate e conserve. Le foglie e i petali vengono utilizzati per bagni e infusi dalle proprietà astringenti e rinfrescanti.
A metà degli anni 80 si è cominciato ad utilizzare i semi della rosa mosqueta (scarto della produzione delle polpe deidratate dette cascarilla) per estrarre il suo prodotto più prezioso: l’olio di Rosa mosqueta.
La produzione dell’olio ha una resa bassissima: da 1000 kg di frutti della rosa selvatica si ricavano 230 kg di semi, da cui si estraggono, con pressatura a freddo, circa10 kg di olio.
L’olio di Rosa mosqueta presenta una notevole concentrazione di antiossidanti naturali: tocoferolo (Vitamina E), carotenoidi e fitosteroli, tutte sostanze che
favoriscono la rigenerazione delle membrane cellulari dei tessuti. Gli oli di Rosa mosqueta (rose hip oils) cambiano notevolmente in qualità, secondo la metodica di estrazione e di raffinazione.
L’estrazione con solventi comporta una maggiore quantità di fenoli e una maggiore stabilità all’ossidazione. Tale metodo non è consigliato per utilizzare l’olio nella cosmetica naturale.
L’estrazione a freddo comporta un colore salmone più intenso e una maggiore percentuale di acidi grassi polinsaturi liberi, senza contenere pericolosi residui del solvente.
Dal punto di vista qualitativo l’olio di Rosa mosqueta viene classificato come:
– olio di Rosa mosqueta raffinato: estratto con solventi e raffinato con processi chimici;
– olio di Rosa mosqueta naturale: estratto per spremitura a freddo e senza alcuna raffinazione;
– olio di Rosa mosqueta biologico: estratto come il precedente e certificato.
Sono stati eseguiti molti studi, sia in istituti cileni che in altre nazioni, per comprovare l’utilità dell’olio di Rosa mosqueta sia in medicina che in cosmetica.
La prestiosa Università di Concepcìon e la Fondazione Coesam hanno messo in evidenza che l’olio di Rosa mosqueta è efficace nel trattamento di cicatrici, cheloidi, smagliature, invecchiamento prematuro dei tessuti cutanei, attenuazione delle rughe di espressione, macchie di vecchiaia, scottature e danni da esposizione al sole.
Gerardo D’Acunto – biologo
(in collaborazione con Flora)