“Sono una che nella vita ha fatto le cose che non c’erano”. Parola di Antonella Manuli, imprenditrice e artefice di un luogo suggestivo e affascinante dal nome non casuale: La Maliosa dove la natura, quella incontaminata, si può vivere pienamente, compresa la vista sul cielo stellato aprendo il tetto della starsbox.
Gli ingredienti fondamentali per realizzare l’idea nata nei primi anni Duemila sono tre: sostenibilità, storia e paesaggio. “Ci son voluti anni e tanta determinazione per realizzare un progetto dove questi tre aspetti potessero integrarsi perfettamente e diventare la vera valorizzazione di questo entroterra maremmano”.
Siamo a Manciano, in provincia di Grosseto: 160 ettari di vigneti, uliveti, terreni seminativi e boschi da cui si ricavano vini naturali, oli extravergini e miele, tutti certificati biologici dal 2010. “ Credo nella certificazione biologica come garanzia nei confronti del consumatore – afferma Antonella –. Noi andiamo oltre. Abbiamo innovato, ad esempio sul trattamento del suolo: il nostro è un organismo vivente che da solo produce e si difende”. Il sistema infatti si basa sul Metodo Corino (Lorenzo Corino ha impostato e realizzato la viticoltura alla Maliosa) che punta sulla vitalità dei suoli, sulla salubrità dell’ambiente, dei produttori e dei consumatori e che, ovviamente, è stato applicato a tutte le colture. Per misurare la sostenibilità, oltre al parametro dei suoli c’è la Carbon Footprint: come azienda la Maliosa assorbe più anidride carbonica di quella che produce.
L’embrione del progetto è stata una mancanza, qualcosa che, appunto, non c’era. Antonella (cresciuta e vissuta tra Italia, Stati Uniti e Svizzera poi approdata in Toscana a dirigere le Terme di Saturnia per dieci anni) racconta che quando era a Milano riusciva a nutrirsi con cibi sani trovando prodotti bio, in Maremma, invece, non aveva la possibilità di scegliere origine e metodo di coltivazione. “Alla fine, mi son detta: va bene, visto che è anche un bel posto proviamoci. Volevo lasciare un segno e lanciare un messaggio molto diretto al territorio, ma anche ai miei figli”.
All’inizio c’erano 7mila metri di vigna (la vigna madre) e 180 ulivi tra gli 80 e i 100 anni “quindi stiamo parlando di pochissima roba – commenta Antonella – il 90% lo abbiamo piantato noi”.
Agli uliveti storici si sono aggiunte 3.600 piante (più di 12 ha) di cultivar autoctone tutte in produzione. Gli extravergini sono due: l’Aurinia un blend di Frantoio, Leccino, Moraiolo e Pendolino, e il cru Caletra, il pluripremiato monovarietale di Leccio del Corno, l’olio di punta della Maliosa che regala un fruttato intenso adatto a tutti i tipi di carne alla brace e ai piatti tipici della cucina toscana come le zuppe e le bruschette.
“Il risultato è veramente strepitoso – conferma Antonella – è un matrimonio eccezionale con le caratteristiche del territorio. Ne facciamo una produzione limitata perché ci sono meno piante rispetto alle altre varietà, è una linea a se stante curata diversamente, con un frantoio dedicato. Noi non frangiamo in azienda, abbiamo quindi selezionato due frantoi entrambi a ciclo continuo; la differenza è che per il monocultivar la filtratura è in linea, il blend lo filtriamo noi successivamente. Il primo metodo ovviamente consente di estrarre più polifenoli con un risultato anche dal punto di vista salutistico molto buono: dagli 800 ai 1.300 mg/kg, a seconda dell’annata”.
Una buona quantità è destinata all’estero, Giappone e USA in particolare, e in Italia ai privati che ordinano sul sito.
Ovviamente l’olio è protagonista (così come il vino) di degustazioni in uliveti e vigneti e l’eno-oleoturismo è di casa alla Maliosa già da diverso tempo.
Prezzo: Caletra, confezione da 6 bottiglie (50 cl) 84,50 € – Aurinia, confezione da 6 bottiglie (50 cl) 72,50 €
Info: www.fattorialamaliosa.it
Daniela Utili