Finito sotto inchiesta nella puntata di Report del 9 gennaio scorso, il colosso marchigiano delle carni bianche Fileni si era difeso ricordando a tutti la storia e i principi su cui si fonda l’azienda, nata circa 60 anni fa dalla visione pionieristica di Giovanni Fileni (vedi news).
Il terremoto mediatico però ha provocato una lunga onda d’urto, e le conseguenze non sono tardate ad arrivare.
Le verifiche di B Lab per la certificazione B Corp
Nonostante il settore si sia schierato in gran parte in difesa dell’accusata, B Lab, l’ente certificatore internazionale che assegna la certificazione B Corp, ha dichiarato in una nota ufficiale che “Prima della messa in onda dell’episodio, a seguito di una segnalazione formale ricevuta negli scorsi mesi attraverso il modulo di reclamo sulla Certificazione B Corp e all’uscita di alcuni articoli riguardanti l’azienda in questione, è stato dato il via a una revisione ufficiale delle accuse a Fileni, come previsto dalla procedura di reclamo. Gli elementi emersi nel corso della puntata di Report sono già stati recepiti e saranno considerati nell’ambito del processo di valutazione in corso”.
Una procedura di routine che – come indicato nella nota – è parte fondamentale del processo di revisione e verifica volto a mantenere l’integrità e il valore della certificazione: i reclami possono essere risolti con specifiche modalità, che vanno dall’obbligo per l’azienda di divulgare pubblicamente i problemi emersi sul proprio profilo, alla messa in campo di misure correttive o, negli scenari più critici, alla revoca della certificazione. Al momento però il caso è ancora in fase di valutazione: “Ci proponiamo di concludere tutte le revisioni iniziali dei reclami entro 90 giorni dal ricevimento e, se è necessaria una revisione da parte dello Standards Advisory Council, di risolvere il caso entro altri 90 giorni. Questo lasso di tempo minimo è fondamentale per garantire un processo approfondito e oggettivo e arrivare a una decisione equa”.
Le precisazioni di CCPB
L’ente di certificazione bolognese, tirato anch’esso in ballo dalla trasmissione durante il servizio, in una mail alla Redazione di Report scrive: “Nel corso della puntata avete mostrato il Documento Giustificativo della società in oggetto, emesso in data 16.04.2021, ed avete affermato che i capannoni presenti a Maiolo (RN), attualmente fatiscenti ed inattivi, sarebbero stati inclusi nel detto Documento Giustificativo, così attestandone l’attuale impiego nella produzione biologica avicola. Così non è. Quel Documento infatti non indica stabilimenti avicoli presenti nel Comune di Maiolo (RN), bensì terreni che sono attualmente ed effettivamente condotti con metodo biologico dalla società. Gli unici stabilimenti con destinazione avicola inseriti in quel documento, sempre contraddistinti con il codice ED94, sono invece quelli di Borghi (FC) e non quello (inattivo, come detto) di Maiolo (RN). In detto Documento Giustificativo compaiono infatti solamente quattro stabilimenti avicoli, contraddistinti con il codice “ASL” ed aventi i seguenti identificativi: “004FO048”, “004FO051”, “004FO046” e “004FO049”, che sono tutti siti a Borghi (FC). Ed ancora riteniamo doveroso precisare che al momento in cui il Documento Giustificativo è stato emesso (come detto 16.04.2021) l’Autorizzazione Integrata Ambientale per gli stabilimenti avicoli di Borghi era stata già rilasciata, e pertanto quel Documento è stato emesso in presenza di tutti i presupposti di legge cogenti. Le determine dirigenziali menzionate nel vostro servizio, tutte del 2022, rinviano infatti a determine precedenti con le quali era stata già rilasciata la detta AIA e si limitano ad apportare a queste ultime esclusivamente degli aggiornamenti, e comunque modifiche non sostanziali”.
L’auto-sospensione di Massimo Fileni da AssoBio
“Alla luce di quanto è stato messo in evidenza dal servizio giornalistico, AssoBio, di cui il gruppo Fileni è socio, ha aperto un’ampia riflessione interna che terrà conto degli interventi chiarificatori da parte dell’Azienda socia, degli accertamenti degli Organismi di controllo e delle Autorità competenti”, ha così sottolineato l’associazione che rappresenta le imprese di produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti biologici in una nota in cui, ringraziando Massimo Fileni, vicepresidente dell’azienda nonché Consigliere di Assobio, ha comunicato che “nel rispetto dello Statuto e del Codice Etico dell’Associazione, Fileni ha deciso di autosospendersi momentaneamente dal suo ruolo di membro del Consiglio direttivo per consentire una serena ed adeguata analisi della situazione”.
Le perplessità del distretto biologico Terre Marchigiane
In una lunga lettera a Giovanni Girolomoni, presidente del biodistretto della Regione Marche, Sara Tomassini, presidente del distretto biologico Terre Marchigiane, chiede “che la Fileni si autosospenda temporaneamente dal distretto unico, fino a quando non vengano accertati i fatti”.
“L’inchiesta di Report – ha spiegato Tomassini – ha dato corso a non poche conseguenze, tra cui il turbamento dell’opinione pubblica tutta, in particolare dei cittadini che credono nel biologico. Siamo il più grande distretto biologico d’Europa, e ci presentiamo in anteprima modello unico e diversificato di agricoltura biologica per cui è facile che la situazione si ripercuota pesantemente su tutto il comparto biologico marchigiano e sull’immagine della Regione”.
L’effetto boomerang su Report
Sui social l’opinione pubblica si divide. Se il consumatore può in parte credere alla giornalista autrice dell’inchiesta Giulia Innocenzi, dall’altra, professionisti della filiera del bio e non contro-accusano la trasmissione di fare sensazionalismo dando un’informazione poco precisa, arrivando perfino a parlare di veri e propri “taroccamenti”. Del resto, non è la prima volta che rispetto a certi approfondimenti giornalistici capita di leggere sui social riflessioni rispetto alla veridicità dell’informazione e una solita domanda che lo spettatore in buonafede si pone, ovvero: “Quante probabilità esistono che i giornalisti di Report siano scarsi soltanto in quei temi che conosco e bravissimi in tutti gli altri a me ignoti?”
La nostra posizione, da sostenitori del Bio, è sempre la stessa: GreenPlanet è e sarà dalla parte del Biologico, consapevoli delle difficoltà del settore e, al contempo, del bisogno di trasparenza e lealtà nei confronti del consumatore. Non siamo per i processi mediatici né per le accuse sensazionalistiche… siamo dalla parte del Bio e di chi lavora ogni giorno per il bene del Bio. (c.b)