La VII edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano, è stata celebrata dal 14 al 20 novembre 2022, con una serie di eventi organizzati dalle Istituzioni del Sistema Italia quali rete diplomatico-consolare italiana, Istituti Italiani di Cultura, Enit e ICE Agenzia. L’evento a Tunisi è stato organizzato in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura della Tunisia, AssoBio Associazione Nazionale delle imprese di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici naturali, e Università di Parma.
Il panel di discussioni è stato moderato dalla nuova direttrice dell’agenzia ICE in Tunisia, Francesca Tongo, e si è concluso con uno show cooking e Master class dell’Executive Chef italiano Alessandro Fontanesi dell’hotel Four Season Gammarth di Tunisi insieme agli studenti della Scuola IHET.
L’intero menù è stato realizzato con prodotti italiani biologici di eccellenza, pronti a fare il loro ingresso sul mercato tunisino.
L’ambasciatore d’Italia in Tunisia Fabrizio Saggio ha sottolineato come la dieta mediterranea rappresenti un modello di sostenibilità alimentare al rapporto uomo, natura e territorio e di salvaguardia dell’ambiente tramite alimenti biologici.
Il professor Maccari, esperto di alimentazione sostenibile presso l’Università di Parma, intervenendo durante il seminario, ha evidenziato che l’industria agroalimentare è il secondo settore manifatturiero in Italia dopo la meccanica: secondo i dati forniti per l’anno 2021 il fatturato del settore è stato pari ad oltre 155 miliardi di euro.
L’Italia mantiene il primato dei produttori biologici attivi (86.000), seguono la Francia con 53.255 e la Spagna con 44.493 (Fonte: Osservatorio Nomisma). L’Italia brilla anche come incidenza di superficie Bio sul totale 17 %, la più elevata in UE che ha raggiunto una media del 9,2%. Il 51% dell’intera superficie biologica italiana si trova in quattro Regioni: Sicilia (370.622 ettari), Puglia (266.274), Calabria (208.292) ed Emilia-Romagna (166.525). La Sicilia dunque è la regione più bio d’Italia.
La direttrice-generale del dipartimento Agricoltura biologica presso il Ministero dell’Agricoltura tunisino, Samia Maamer, riaffermando i rapporti storici tra Italia e Tunisia e la volontà di rafforzare la collaborazione con il nostro Paese, ha tracciato la rapida evoluzione del settore nel Paese nordafricano. “L’agricoltura biologica – ha spiegato Maamer – dovrà sostenere e migliorare la salute dell’ambiente, piante, animali, dell’uomo e del Pianeta, come patrimonio unico e indivisibile”.
La direttrice ha anche sottolineato il ruolo positivo del biologico sui sistemi ecologici attraverso principi di equità e un approccio responsabile atto a preservare ogni ettaro di terreno per le generazioni attuali e future.
“Negli anni 90 – ha aggiunto la direttrice – la Tunisia ha avviato le prime sperimentazioni su campo per la produzione biologica di olivi e datteri nella regione meridionale. Dopo l’istituzione del dipartimento Agricoltura biologica in seno al ministero nel 2001, numerosi passi sono stati intrapresi da Cartagine per favorire la transizione biologica, arrivando nel 2009 al riconoscimento di equivalenza UE. Nel 2021, la Tunisia ha annunciato di ospitare il Congresso mondiale Bio nel 2024”.
Durante il panel è emerso che la Cucina mediterranea legata all’impiego di prodotti biologici rappresenta un importante elemento di valorizzazione dei territori. La Tunisia intende rafforzare la cultura dell’agriturismo, un settore ancora poco sviluppato nel Paese che ha sempre puntato sul turismo costiero grazie alla bellezza naturale delle sue spiagge.
Tanti dunque i campi che offrono possibilità di investimento sia per le aziende locali che italiane. Attualmente ci sono diversi progetti pilota con colture biologiche, tra cui Sejnene a Bizerte, Hoauaria a Nabeul, Kesra a Siliana, Majel Bel Abbes a Kasserine e Hozoua a Tozeur.
Fonte: Notizie Geopolitiche