Dopo il terremoto suscitato dall’inchiesta “Che polli!” a firma di Giulia Innocenzi, andato in onda nella serata di lunedì 9 gennaio su Rai3 durante la trasmissione Report, che ha pesantemente puntato il dito contro Fileni, in particolare per la produzione di bio, l’azienda marchigiana non ha tardato a rispondere alle accuse, contestando punto per punto ogni “capo di accusa”.
Riportiamo qui di seguito quanto pubblicato nella sezione #Parlanoifatti del sito fileni.it.
1. I polli bio vivono al chiuso
FALSO – Come già comunicato alla redazione: il capannone mostrato dalla Innocenzi è diverso da quello menzionato dai due operatori intervistati che affermavano che all’interno i pulcini avevano 10 giorni. Per questa ragione, è corretto che all’interno vi fossero animali di età diverse.
Non vi sono prescrizioni vincolanti sul momento dal quale l’animale biologico deve poter fruire degli spazi aperti, poiché l’unica prescrizione normativa concerne il fatto che i broiler bio devono poter trascorrere almeno 1/3 di vita all’aperto, anche a seconda delle stagioni e delle condizioni meteo.
È quindi normale che l’inizio delle aperture possa variare, non solo da allevamento ad allevamento (come da Voi riscontrato), ma persino da capannone a capannone o da stagione a stagione.
2. È vero che l’allevamento di Maiolo è parte della certificazione bio?
FALSO – Gli 80.000 polli ai quali si fa riferimento e che risultano nel documento giustificativo mostrato durante il servizio a firma dell’ente certificatore CCPB riguardano il sito di Borghi e non quello di Maiolo, fermo da oltre 12 anni. Il fatto che sull’intestazione del documento sia riportata la dicitura “Maiolo” è ascrivibile alla presenza in quel comune di ampie superfici di terreno adibito a biologico ma nulla ha a che vedere con il centro di allevamento in fase di ristrutturazione mostrato.
3. Prodotti a marchio Fileni sono alimentati con mangimi OGM?
FALSO – Come già comunicato alla redazione: confermiamo che tutte le carni avicole vendute con marchio Fileni derivano da animali alimentati con mangimi OGM-free e che tutti i prodotti commercializzati a marchio Fileni sono privi di componenti OGM, come indicato nel Bilancio di Sostenibilità.
4. È possibile utilizzare OGM in allevamenti convenzionali?
VERO – Come già comunicato alla redazione: l’impiego di componenti OGM (per mais e soia) è circostanza normale e comune per tutto il settore avicolo e, a ben vedere, anche per tutto il food europeo, salvo in quei prodotti dove viene espressamente escluso l’uso di OGM per la preparazione (o, nel caso dell’allevamento, per l’alimentazione degli animali).
5. E rispetto agli abbattimenti arbitrari?
FALSO – Come già comunicato alla redazione: Fileni non ha nessun interesse ad abbattere “arbitrariamente” un numero di animali maggiore di quello strettamente necessario, pratica che sarebbe non solo inutilmente crudele, ma anche antieconomica.
Ogni eventuale condotta non corretta tenuta, rispetto alla gestione degli animali, da singoli addetti alle linee di produzione configurerebbe una violazione dei doveri collegati al singolo rapporto di impiego (assumendo anche rilevanza disciplinare) e non potrebbe certo essere spacciata per una policy aziendale, né per una prassi favorita o tollerata dalla società, che – prima di oggi – non aveva mai avuto segnalazioni in tal senso, neppure dalla Lav (Lega Anti-Vivisezione).
La tecnica della dislocazione cervicale del collo è legale, essendo espressamente prevista e autorizzata dall’art. 4 del Regolamento Europeo 1099/2009, relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento (cfr. All. 1 – Tab. 1, punto n. 5). Questa tecnica viene applicata nei casi di animali malati o sofferenti, che vengono soppressi dagli addetti dei singoli allevamenti, come previsto dalla legge (Cfr. art. 9, all. 1 al dd.lgs. 181/2010).
6. È superata la soglia di emissioni di ammoniaca a Ripa Bianca?
FALSO – Come già comunicato alla redazione: se è vero che i valori rilevati nella citata campagna di monitoraggio degli enti preposti (Arpam) sono risultati talvolta più alti rispetto ai valori stimati nello studio previsionale di impatto atmosferico, è altrettanto vero che i valori medi giornalieri misurati nella predetta campagna di monitoraggio rispettano il valore guida limite giornaliero della WHO pari a 270 microgrammi/metrocubo. I valori “alti”, infatti, si riferiscono a specifici picchi orari, che – ponderati con le altre ore giornaliere – rientrano nel suddetto limite di 270.
Peraltro, le misurazioni dell’Arpam sono state effettuate tutte in un solo punto (peraltro posto in posizione prevalentemente sottovento rispetto all’allevamento) e non sono mai stati confrontati con rilevazioni a monte, come sarebbe stato necessario fare per potere caratterizzare correttamente un’area su cui insistono non solo l’allevamento, ma anche terreni agricoli (con potenziali pratiche di spandimento di liquami e fertirrigazione) e altre attività (come il depuratore comunale da 60000 abitanti equivalenti) che possono contribuire, anche significativamente, alla produzione e rilascio di ammoniaca nell’aria.
A proposito dei livelli di ammoniaca, è il caso di ricordare come, nelle più recenti pubblicazioni di ARPA Lombardia, si dia conto del fatto che in ambiente rurale i valori di picco di ammonica rilevabili arrivano fino a 900 ppb (circa 650 microgrammo/metrocubo) ben al di sopra di quelli rilevati nella campagna Arpam.
L’assenza di pericoli per la salute umana collegabili alle emissioni degli allevamenti Fileni è confermata anche dai valori di PM10 e PM 2,5 rilevati negli ultimi anni dalle centraline provinciali (validati dall’ARPAM): valori che non hanno subito nessun significativo incremento a seguito della realizzazione ed esercizio degli allevamenti Fileni, ma che evidenziano anzi un trend in diminuzione.
7. A Monte Roberto i polli sono stati accasati oltre il limite?
FALSO – Come già comunicato alla redazione: premesso che la vicenda di Monte Roberto riguarda una discordanza di carattere puramente urbanistico – amministrativa a carico degli enti locali, cui Fileni è estranea, Monte Roberto era stato autorizzato ad operare regolarmente sino al 31 ottobre 2022.
Riguardo il problema relativo all’accasamento confermiamo che, dopo il 31 ottobre, nessun nuovo animale è stato “introdotto” a Monte Roberto, ma si è solo provveduto a portare a maturazione i cicli precedentemente accasati sulla scorta del regime autorizzativo adottato proprio a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, anticipando anche le catture rispetto alle tempistiche normalmente osservate. L’impianto è completamente vuoto e inattivo dallo scorso 9 dicembre.
8. E i polli schiacciati dagli uscioli automatizzati?
FALSO – Come già comunicato alla redazione: Fileni non ha contezza di tale problematica. L’azienda non ha nessun interesse a che gli animali restino impigliati negli uscioli. Al contrario, per monitorare al meglio le fasi di allevamento, inclusi i processi automatizzati di apertura/chiusura degli uscioli, l’attivazione degli stessi viene sempre presidiata da uno o più operatori.
9. Assenza di luce naturale?
FALSO – Come già comunicato alla redazione: nei due allevamenti citati, la luce naturale entra attraverso le finestre di ventilazione (Borghi) o attraverso gli uscioli di policarbonato trasparente (Ostra Vetere) e si combina con quella artificiale, nel pieno rispetto delle prescrizioni regolamentari (cfr. Regolamento CE 889/2008, in particolare art. 12.4) che prevedono espressamente la combinazione di diverse ‘fonti’ di luce.
10. Il “Rusticanello all’aperto” può essere allevato al chiuso?
FALSO – Come già comunicato alla redazione: Rusticanello è il nome commerciale dato dall’azienda ad alcune linee di eccellenza, relative alla razza a collo nudo “JA57 Hubbard” a lento accrescimento. Quest’ultima, se allevata al chiuso, non riporta in etichetta la dicitura “Allevato all’aperto”. Questo significa, per totale trasparenza, che una confezione con questa etichetta contiene esclusivamente un pollo allevato all’aperto e alimentato con mangimi vegetali privi di OGM.