Cresce con una media del 20% l’anno il canale di bio in Polonia. Nel 2017 è arrivato a fatturare 300 milioni di euro, il 10% del mercato europeo di questo settore. Non a caso il Paese è stato scelto per ospitare la presentazione (ogni anno itinerante) della trentesima edizione del Biofach di Norimberga. Il bio polacco – secondo informazioni raccolte a Varsavia – offre grandi opportunità per i produttori italiani perché la maggior parte delle referenze in commercio, vengono importate dall’estero dal momento che la Polonia non è un grande produttore di bio (mezzo milione di ettari). Tuttavia, al momento l’Italia è presente solo con qualche brand premium come Alce Nero mentre ancora nessun prodotto si trova tra gli scaffali del reparto ortofrutta né tra gli snack di frutta secca che sono due categorie del bio che crescono alla velocità della luce.
Visto nel suo complesso, il mercato del bio in Polonia è ancora una nicchia dal momento che la spesa pro-capite non supera i cinque euro l’anno. Ci sono una ventina di aziende distributrici e il tasso di penetrazione si attesta sullo 0,4-0,5% contro il 3% della media europea, nemmeno il 9% della Germania o della Danimarca, ma si tratta di un settore fortemente dinamico che, in pochi anni, è arrivato al giro di affari attuale di 300 milioni di euro.
‘La nostra azienda – spiega a GreenPlanet Sylwester Strużyna, ceo di Bio Planet, primo distributore di bio in Polonia – ha chiuso il 2017 con un fatturato di 26 milioni con una crescita del 550% rispetto al 2011 quando abbiamo fatturato poco più di 4 milioni di euro. Questo ci ha permesso di realizzare altri quattro centri di distribuzione nel Paese in aggiunta a quello del quartier generale di Leszno vicino Varsavia. L’obiettivo è quello di creare una tipologia di offerta legata al concetto di ‘Km 0’ avvicinando la distribuzione ai produttori e garantendo consegne entro 24 ore dall’ordine’.
Bio Planet rifornisce una rete di oltre mille negozi di cui 800 specializzati in prodotti salutistici, pari a circa il 75% della distribuzione. Il 15% è destinato alle catene di supermercati e il restante 10% al canale Horeca o alle farmacie.
In tutto il Paese si contano già circa 500 negozi specializzati bio a cui se ne aggiungo circa 8mila che hanno iniziato a vendere anche prodotti biologici. Tra questi supermercati, ipermercati e discount che sono arrivati a distribuire in pochi anni qualcosa come 150 referenze (stiamo parlando del canale generalista), appena il 3% del totale dei prodotti distribuiti dalla sola Bio Planet. Il bio, inoltre, si è rivelato un driver di crescita anche per l’affermazione dell’e-commerce nel settore agroalimentare polacco.
‘Il 3% del fatturato viene realizzato attraverso l’e-commerce – spiega Slawomir Chłoń, presidente di Organic Farma, azienda che possiede il 25% delle azioni di Bio Planet, il 100% dell’azienda Ecovital e una rete di 33 negozi specializzati bio in tutto il Paese -. Si tratta di una percentuale importante all’interno del nostro sistema distributivo se si considera che non esiste ancora un dato nazionale. Fino ad ora il settore commercializzava soprattutto trasformati ma la tendenza degli ultimi anni è quella di incrementare anche il paniere dei prodotti freschi come ortofrutta, latticini e carne, che è il prodotto preferito dai consumatori polacchi”.
L’Italia stenta ad entrare tra i Paesi fornitori di bio se non per qualche marca premium come Alce Nero mentre non c’è niente nel settore del fresco dove al momento la fanno da padrone Germania, Olanda, Belgio, Austria e soprattutto Spagna per la competitività dei suoi prezzi. Secondo un recente studio di Nomisma presentato nel corso dell’ultima edizione dell’Agrifood Monitor, i polacchi apprezzano molto gli insaccati italiani mentre altri super-trend di crescita che potrebbero interessare le eccellenze italiane del bio sono il vino, che in Polonia cresce a tripla cifra, gli snack di frutta secca e i bio-berries.
‘Uno dei limiti alla alla crescita di questo settore in Polonia – spiega Grzegorz Deptuła, direttore operativo e membro del board dell’azienda Smak Natury – è il differenziale di prezzo rispetto al prodotto convenzionale, che è ancora alto anche se tende a ridursi. Sicché il paniere di vendita interessa ancora cifre molto basse anche se arriva a circa 30 euro per gli ordini online’.
In Polonia c’è stata una grande campagna di sensibilizzazione portata avanti negli anni scorsi dai key player del settore. Ed una nuova sta partendo adesso per opera di una cordata di 15 aziende della distribuzione bio che hanno chiesto anche il sostegno finanziario del governo (qualche centinaia di migliaia di euro) per campagne adv in TV soprattutto rivolte ai bambini, sui social media e nei pdv.
‘La nostra strategia promozionale – chiarisce Slawomir Chłoń – adesso sta cambiando. Stiamo pensando di aprire degli store piuttosto grandi, tra i 400 e gli 800 mq, nelle principali città del Paese che replichino il format di successo che abbiamo realizzato quindici anni fa a Varsavia’.
Nel primo punto vendita della catena, la formula è quella di includere tutti i possibili canali di vendita: dal bio bistrot a prezzi popolari, il primo nel Paese, al supermercato fino allo show-room per la vendita online.
Mariangela Latella
(servizio speciale in esclusiva)
Nella foto: Slawomir Chłoń, presidente di Organic Farma
In Polonia arriva Alce Nero, poi l’Italia non c’è più
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Cresce con una media del 20% l’anno il canale di bio in Polonia. Nel 2017 è arrivato a fatturare 300 milioni di euro, il 10% del mercato europeo di questo settore. Non a caso il Paese è stato scelto per ospitare la presentazione (ogni anno itinerante) della trentesima edizione del Biofach di Norimberga. Il bio polacco – secondo informazioni raccolte a Varsavia – offre grandi opportunità per i produttori italiani perché la maggior parte delle referenze in commercio, vengono importate dall’estero dal momento che la Polonia non è un grande produttore di bio (mezzo milione di ettari). Tuttavia, al momento l’Italia è presente solo con qualche brand premium come Alce Nero mentre ancora nessun prodotto si trova tra gli scaffali del reparto ortofrutta né tra gli snack di frutta secca che sono due categorie del bio che crescono alla velocità della luce.
Visto nel suo complesso, il mercato del bio in Polonia è ancora una nicchia dal momento che la spesa pro-capite non supera i cinque euro l’anno. Ci sono una ventina di aziende distributrici e il tasso di penetrazione si attesta sullo 0,4-0,5% contro il 3% della media europea, nemmeno il 9% della Germania o della Danimarca, ma si tratta di un settore fortemente dinamico che, in pochi anni, è arrivato al giro di affari attuale di 300 milioni di euro.
‘La nostra azienda – spiega a GreenPlanet Sylwester Strużyna, ceo di Bio Planet, primo distributore di bio in Polonia – ha chiuso il 2017 con un fatturato di 26 milioni con una crescita del 550% rispetto al 2011 quando abbiamo fatturato poco più di 4 milioni di euro. Questo ci ha permesso di realizzare altri quattro centri di distribuzione nel Paese in aggiunta a quello del quartier generale di Leszno vicino Varsavia. L’obiettivo è quello di creare una tipologia di offerta legata al concetto di ‘Km 0’ avvicinando la distribuzione ai produttori e garantendo consegne entro 24 ore dall’ordine’.
Bio Planet rifornisce una rete di oltre mille negozi di cui 800 specializzati in prodotti salutistici, pari a circa il 75% della distribuzione. Il 15% è destinato alle catene di supermercati e il restante 10% al canale Horeca o alle farmacie.
In tutto il Paese si contano già circa 500 negozi specializzati bio a cui se ne aggiungo circa 8mila che hanno iniziato a vendere anche prodotti biologici. Tra questi supermercati, ipermercati e discount che sono arrivati a distribuire in pochi anni qualcosa come 150 referenze (stiamo parlando del canale generalista), appena il 3% del totale dei prodotti distribuiti dalla sola Bio Planet. Il bio, inoltre, si è rivelato un driver di crescita anche per l’affermazione dell’e-commerce nel settore agroalimentare polacco.
L’Italia stenta ad entrare tra i Paesi fornitori di bio se non per qualche marca premium come Alce Nero mentre non c’è niente nel settore del fresco dove al momento la fanno da padrone Germania, Olanda, Belgio, Austria e soprattutto Spagna per la competitività dei suoi prezzi. Secondo un recente studio di Nomisma presentato nel corso dell’ultima edizione dell’Agrifood Monitor, i polacchi apprezzano molto gli insaccati italiani mentre altri super-trend di crescita che potrebbero interessare le eccellenze italiane del bio sono il vino, che in Polonia cresce a tripla cifra, gli snack di frutta secca e i bio-berries.
‘Uno dei limiti alla alla crescita di questo settore in Polonia – spiega Grzegorz Deptuła, direttore operativo e membro del board dell’azienda Smak Natury – è il differenziale di prezzo rispetto al prodotto convenzionale, che è ancora alto anche se tende a ridursi. Sicché il paniere di vendita interessa ancora cifre molto basse anche se arriva a circa 30 euro per gli ordini online’.
In Polonia c’è stata una grande campagna di sensibilizzazione portata avanti negli anni scorsi dai key player del settore. Ed una nuova sta partendo adesso per opera di una cordata di 15 aziende della distribuzione bio che hanno chiesto anche il sostegno finanziario del governo (qualche centinaia di migliaia di euro) per campagne adv in TV soprattutto rivolte ai bambini, sui social media e nei pdv.
‘La nostra strategia promozionale – chiarisce Slawomir Chłoń – adesso sta cambiando. Stiamo pensando di aprire degli store piuttosto grandi, tra i 400 e gli 800 mq, nelle principali città del Paese che replichino il format di successo che abbiamo realizzato quindici anni fa a Varsavia’.
Nel primo punto vendita della catena, la formula è quella di includere tutti i possibili canali di vendita: dal bio bistrot a prezzi popolari, il primo nel Paese, al supermercato fino allo show-room per la vendita online.
Mariangela Latella
(servizio speciale in esclusiva)
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